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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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ARCHITETTURA, AMNESIA E IL RITORNO DELL’ARCAICO 149<br />

zione <strong>del</strong> costruire, <strong>del</strong>l’abitare, <strong>del</strong> pensare e… <strong>del</strong> vivere nel<br />

<strong>mondo</strong>.<br />

Tenendo a mente queste osservazioni diviene possibile cominciare<br />

a formulare un interrogativo di più ampio respiro: mettere<br />

in discussione ciò che Kojin Karatani (1995) chiama “la volontà<br />

di architettare”. Interrogare il desiderio di costruire (sia fisicamente<br />

che metafisicamente) vuole dire soprattutto accorgersi di<br />

come la comprensione <strong>del</strong>l’uno sia indissolubilmente legata alla<br />

comprensione <strong>del</strong>l’altro. Al riguardo, prestando nuovamente attenzione<br />

a Heidegger, dissento dalla certezza <strong>del</strong>l’assioma cartesiano<br />

cogito ergo sum, per abbracciare l’incerta prospettiva di ciò<br />

che va al di là <strong>del</strong> mio pensiero <strong>del</strong>l’evento <strong>del</strong>l’essere: ich bin, “io<br />

sono” adesso equivale a “io abito” (Heidegger 1954b) 1 . A partire<br />

da ciò estendo all’architettura gli interrogativi che scaturiscono<br />

incessantemente dall’applicazione all’ambiente <strong>del</strong>le forze storiche,<br />

<strong>del</strong>lo sforzo sociale e <strong>del</strong> desiderio individuale di fabbricare<br />

una domus, un habitat, una casa.<br />

L’architettura in quanto disegno programmato e pianificato,<br />

ossia come “fondo” (Bestand) <strong>del</strong> tempo e <strong>del</strong> lavoro, <strong>del</strong>le energie<br />

storiche e <strong>culturali</strong>, come proiezione simultanea e conservazione<br />

<strong>del</strong>le risorse, come spazio di un piano, di una costruzione,<br />

di un edificio viene sempre trasformata in un luogo contingente,<br />

nell’edificio, precario il cui esito storico non può essere predetto<br />

da alcun progetto architettonico. L’architettura non comprende<br />

semplicemente la costruzione fisica degli edifici: risalta o si espone,<br />

svelando l’essenza di qualcosa in termini contemporaneamente<br />

economici, politici, storici ed estetici. Articola una posizione<br />

tra queste coordinate: dischiude e allo stesso tempo offusca la natura<br />

di questo luogo nel <strong>mondo</strong>.<br />

L’edificio, per quanto possa essere drammatico o monumentale,<br />

non si erge mai da solo, non è mai un fatto isolato: tutti, ma<br />

proprio tutti gli edifici, a prescindere dalle intenzioni <strong>del</strong>l’architetto<br />

e <strong>del</strong> costruttore, evocano la relazione che frustra di conti-<br />

1 Queste considerazioni scaturiscono dall’analisi <strong>del</strong>l’etimologia <strong>del</strong> verbo bauen, “costruire”.<br />

Questa logica etimologica trova la seguente giustificazione: “L’uomo si comporta<br />

come se fosse lui il creatore e il padrone <strong>del</strong> linguaggio, mentre è questo, invece, che rimane<br />

padrone <strong>del</strong>l’uomo. Forse è proprio anzitutto il rovesciamento, operato dall’uomo, di<br />

questo rapporto di sovranità che spinge l’essere <strong>del</strong>l’uomo verso una condizione di estraniamento”<br />

(Heidegger 1954b, p. 97, corsivo nell’originale).

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