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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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98 IAIN CHAMBERS<br />

all’insistente “mondeggiare il <strong>mondo</strong>” vengono negati (Heidegger<br />

1954a). Ritirandoci da questa prospettiva miope, deviando da quell’angusto<br />

sentiero e assumendo nuovamente la responsabilità <strong>del</strong>la<br />

nostra vita e di ciò che la sostiene, le altre vite, cogliamo gli echi degli<br />

antesignani <strong>del</strong> Barocco nella duplicità, nell’inquietudine, nell’eccesso,<br />

nelle pieghe e nell’opacità <strong>del</strong>la conoscenza, mentre al<br />

contempo ascoltiamo il contrappunto <strong>del</strong>l’amnesia culturale e <strong>del</strong><br />

narcisismo europeo. Ricordiamo, nel messaggio 1 mortale e nella<br />

storia di quel periodo di ombre, le domande che ci consentono di<br />

continuare a domandare, di continuare a esistere.<br />

Ecco perché certuni ritengono che gli schemi sbrin<strong>del</strong>lati e incompleti<br />

<strong>del</strong> chiaroscuro <strong>del</strong> Barocco siano assai più prossimi alle<br />

attuali sensibilità e configurazioni mondane <strong>del</strong>la successiva fede<br />

nella ragione strumentale e nel fiducioso soggettivismo. Ricordare<br />

quell’intervallo precedente significa rammentare a noi stessi la<br />

complessa, talvolta indifferente, necessità <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> prima che il<br />

positivismo si manifestasse e ci rassicurasse con gli dei secolari<br />

<strong>del</strong>la “scienza” e <strong>del</strong>l’“informazione”. La vicinanza dei paesaggi<br />

allegorici <strong>del</strong> Barocco e <strong>del</strong>le esperienze radicali e distruttive <strong>del</strong>la<br />

tarda modernità è stata colta elegantemente da Christine Buci-<br />

Glucksmann:<br />

come si vede, dunque, prima <strong>del</strong>l’arte moderna, l’allegoria testimonia<br />

<strong>del</strong> predominio <strong>del</strong> frammento sul tutto, <strong>del</strong> principio distruttivo su<br />

quello costruttivo, <strong>del</strong> sentimento, come vuoto di un’assenza, sulla<br />

ragione come padronanza. Solo il frammento è in grado di mostrare<br />

che la logica <strong>del</strong> corpo, <strong>del</strong> sentimento, <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>la morte non<br />

coincide con quella <strong>del</strong> potere né con quella <strong>del</strong> concetto. In essa si<br />

configura precisamente ciò che è muto (donde la musica), ciò che è<br />

nuovo (sia pure la morte), ciò che non è padroneggiabile ed è<br />

profondamente ingovernabile: le catastrofi, come messa in scena <strong>del</strong>la<br />

stessa azione <strong>del</strong> rappresentare.<br />

Con ciò essa consegna la realtà a una perenne antinomia, al gioco<br />

illusorio <strong>del</strong>la realtà come illusione, in cui il <strong>mondo</strong> è valorizzato e<br />

svalutato al tempo stesso: “Il <strong>mondo</strong> profano, considerato dal punto<br />

1 Qui l’autore si avvale di un sottile gioco di parole: sillabando la parola inglese “message”<br />

(messaggio) in “mess-age”, induce il lettore a interpretare il termine come l’espressione<br />

“epoca <strong>del</strong>la confusione” (N.d.T.).

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