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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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INTRODUZIONE 9<br />

nità, ma una relazione diversa con essa. In maniera più immediata<br />

e incisiva, gli studi postcoloniali hanno esteso il fermo invito<br />

alla cultura occidentale a rivisitare non soltanto la propria modalità<br />

di vita ma anche le proprie modalità di pensiero. In ballo c’è<br />

qualcosa di più <strong>del</strong>la trasgressione o addirittura <strong>del</strong>la revisione<br />

radicale <strong>del</strong> modo di intendere che abbiamo ricevuto in eredità:<br />

c’è qualcosa che arresta persistentemente la pulsione alla coerenza<br />

e rende tanto l’adattamento politico successivo, quanto quello<br />

culturale, più ardui, se non impossibili. Sbrogliando la matassa<br />

<strong>del</strong>la modernità, non solo viene messa in discussione la sua struttura,<br />

ma i suoi fili pendenti ritornano per proporre uno schema<br />

diverso <strong>del</strong> tempo e <strong>del</strong> modo in cui lo occupiamo.<br />

Il modo in cui vengono trattate queste tematiche nei capitoli<br />

seguenti risente chiaramente <strong>del</strong>l’enfasi con cui Martin Heidegger<br />

asserisce che il recupero <strong>del</strong> senso <strong>del</strong>l’essere nel <strong>mondo</strong><br />

non è riconducibile alla somma dei singoli individui. Essere al<br />

<strong>mondo</strong> non è mai un punto d’arrivo, non si ottiene mai il quadro<br />

completo, il verdetto conclusivo. C’è sempre qualcosa in<br />

più, che sfugge alla cornice che vorremmo imporre. A questo<br />

punto, il senso <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> che abbiamo ricevuto in eredità, in<br />

cui il soggetto umano viene considerato sovrano, il linguaggio il<br />

mezzo trasparente <strong>del</strong> suo volere e la verità nient’altro che la<br />

rappresentazione <strong>del</strong> suo razionalismo, è soggetto a una revisione<br />

radicale. Ancora una volta, che cosa accade alla storia, alla<br />

cultura, alla soggettività e all’analisi critica, quando si comprende<br />

che i linguaggi che costituiscono queste formazioni e queste<br />

pratiche vanno al di là <strong>del</strong>la volontà e <strong>del</strong> controllo comune? La<br />

questione si situa in uno spazio che, provocatoriamente, potremmo<br />

definire postumanesimo. Questa prospettiva non apre a<br />

un universo antiumano, né tantomeno annuncia la fine <strong>del</strong> soggetto,<br />

bensì, nel tentativo di spostare il rapporto egemonico,<br />

propone un soggetto che differisce, nonché una diversa etica <strong>del</strong>la<br />

comprensione. Paradossalmente, criticare l’universalismo<br />

astratto <strong>del</strong>l’umanesimo occidentale significa gettare l’uomo nell’immediatezza<br />

culturale e storica di un’umanità differenziata e<br />

sempre incompleta.<br />

Se tutto ciò vuole attirare l’attenzione sul potere <strong>del</strong>la cultura e<br />

sollevare una problematica di natura politica, vuole anche perorare<br />

la causa di una politica che vada al di là <strong>del</strong>le soluzioni stru-

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