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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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130 IAIN CHAMBERS<br />

Ma per quanto onnipresenti, i suoni vengono sempre trascritti<br />

nella poetica particolare di un luogo. Come linguaggio, come scrittura,<br />

memoria, musica e mormorio <strong>del</strong>l’essenza, il suono implica<br />

sempre un atto di traduzione. Nel trasferimento, nel ricordo invocato<br />

nel passaggio, l’intenzione di rappresentare qualcosa che in<br />

precedenza esisteva altrove viene interrotta, superata in un processo<br />

(l’opera storica, l’opera immaginaria, l’opera <strong>del</strong> sogno) che trasforma,<br />

perché nel trasportare qualcosa da un luogo a un altro, la<br />

sostituisce 1 . L’auspicata mimesi tra realtà e rappresentazione, tra<br />

passato e presente, viene deviata dalla storicità radicale <strong>del</strong>la situazione<br />

che esiste nell’eterno vuoto tra l’eccesso <strong>del</strong> senso e i limiti di<br />

ogni istante di traduzione, memoria, significato, narrazione e riconoscimento.<br />

La traduzione svela lo smantellamento nelle fondamenta<br />

stesse <strong>del</strong>la traduzione, poiché essa non può parlare in termini<br />

di significato universale e trasparenza <strong>del</strong>la verità, bensì può<br />

farlo con gli accenti <strong>del</strong>le contestualizzazioni <strong>culturali</strong> e degli interstizi<br />

sociali in cui il linguaggio, la rappresentazione e la realtà sono<br />

destinati a trovare continuamente trascrizione, trasformazione e ricomposizione<br />

nella loro ricerca di una sistemazione 2 .<br />

Non esiste un modo semplice o diretto per recuperare le cose<br />

“così com’erano”, ma solo come sono state ricordate e tradotte,<br />

non ciò che è avvenuto, ma ciò che sta avvenendo. Tutto, pertanto,<br />

viene sia ricordato che represso, ogni testimonianza è viziata, ogni<br />

ricordo è destinato a un altro ritorno, perché la memoria è anche<br />

l’arte <strong>del</strong>l’oblio, <strong>del</strong> sopprimere la perdita, negare la mancanza,<br />

cancellare l’insuccesso <strong>del</strong> linguaggio, registrare il destino incompleto<br />

<strong>del</strong>l’intenzione. La memoria non è quindi un’origine, un ordine<br />

o una destinazione, bensì una risorsa, una tavola di scrittura, un<br />

luogo di iscrizioni… in cui la pregnanza e il dolore <strong>del</strong> passato vengono<br />

sia enunciati che riscritti nell’insistenza psichica <strong>del</strong> presente.<br />

La memoria risiede in un paesaggio ambiguo che per Walter<br />

Benjamin si estende per inglobare la storia 3 . Vuol forse dire che la<br />

1 Per un’importante trattazione di questa tematica nel contesto <strong>del</strong>la traduzione culturale<br />

contemporanea, si veda Chow 1995, pp. 182-195.<br />

2 “Anche la più grande <strong>del</strong>le traduzioni è destinata a entrare (e ad essere assorbita)<br />

nello sviluppo <strong>del</strong>la lingua, e a perire nel suo rinnovamento” (Benjamin 1955c, p. 43).<br />

3 Gran parte di questo capoverso si basa su una stimolante relazione su Walter Benjamin<br />

tenuta da Sigrid Weigel nella primavera <strong>del</strong> 1994 alla University of California a Santa<br />

Cruz.

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