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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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204 IAIN CHAMBERS<br />

Fray Simón disse: “Avete attraversato due volte l’oceano, e adesso<br />

rieccovi a Nuova Granada, la vostra città natale. Non vi siete perso.<br />

Le navi sapevate sempre dove andavano. Pensando al terrore che<br />

avevate un tempo degli oceani, come vedete le cose, adesso?”<br />

“Ci ho pensato molto, padre, e credo che la differenza tra noi indiani,<br />

o mezzo indiani, e gente come gli spagnoli, gli inglesi, gli<br />

olandesi, i francesi… gente che sa andare dove va… credo che la<br />

differenza stia nel fatto che per loro il <strong>mondo</strong> è un luogo più sicuro”<br />

(p. 251).<br />

Sapere dove si va, tracciare fiduciosamente la carta geografica<br />

<strong>del</strong> <strong>mondo</strong> e renderla uno spazio domestico e un “luogo più<br />

sicuro” è l’espressione di una particolare formazione storica.<br />

Qui la rappresentazione <strong>del</strong> soggetto e le rappresentazioni <strong>del</strong><br />

<strong>mondo</strong> diventano una cosa sola: un solo quadro racchiuso nella<br />

cornice astratta <strong>del</strong>la ragione e nella rassicurazione universale di<br />

un umanesimo che ha per centro il soggetto. La descrizione di<br />

Naipaul perfora quella carta geografica e le sue fiduciose appropriazioni<br />

<strong>del</strong> <strong>mondo</strong>, invitandomi a considerare ciò che si trova<br />

sull’altro lato <strong>del</strong> quadro. Qui, nell’infrangere la legge soggettiva<br />

di un’egemonia visiva, viene spiazzata in maniera determinante<br />

la premessa che “la verità diventa certezza <strong>del</strong> rappresentare<br />

stesso” (Heidegger 1950a, p. 84). Nella riscrittura, nel cambio<br />

di rotta di una particolare storia caraibica, l’evento letterario<br />

svela una deviazione nella logica <strong>del</strong>la rappresentazione: questo<br />

mi spinge a considerare non solo ciò che viene esposto, rappresentato,<br />

ma anche ciò che sta dietro la visuale, che rimane nell’ombra,<br />

che continua a non essere rappresentato. In ciò che sta<br />

dietro e che non viene rappresentato, l’evento <strong>del</strong>l’arte rivela<br />

un’interruzione nella linearità <strong>del</strong> “progresso” temporale, che<br />

perturba la rappresentazione <strong>del</strong>la “verità” come accumulo cristallino<br />

e razionale <strong>del</strong>la “conoscenza”.<br />

Su questo ciglio, lungo questo confine fra tranquillità e dispersione,<br />

si palesa uno spazio distruttivo, un territorio esotico, una<br />

<strong>soglia</strong> in cui la comprensione precedente cede il posto a una nuova<br />

configurazione:<br />

Cuando vives en la frontera<br />

la gente ti cammina accanto, il vento ti ruba la voce,<br />

sei una burra, buey, capro espiatorio

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