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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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32 IAIN CHAMBERS<br />

Una parte <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> che sembrava interamente altro è ricondotta<br />

allo stesso attraverso l’effetto di sfalsamento che disloca la diversità<br />

per farne un’esteriorità dietro cui si può riconoscere un’interiorità,<br />

l’unica definizione <strong>del</strong>l’uomo (de Certeau 1975, p. 235, corsivo nell’originale).<br />

Narrazioni interne<br />

In questo contesto la scrittura, con la sua organizzazione <strong>del</strong>la<br />

conoscenza e <strong>del</strong>la comprensione, viene a essere ri-posizionata nel<br />

più ampio settore <strong>del</strong>le iscrizioni grafiche, in cui la cristallina logica<br />

<strong>del</strong>l’utilità mimetica, la trasmissione lineare di un “messaggio”<br />

chiaro e coerente, viene scavalcata e classificata nelle tracce, nella<br />

ricerca di stati <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> eterogenei. Il desiderio <strong>del</strong>la simmetria<br />

e <strong>del</strong>la successiva fissazione <strong>del</strong>la distanza tra il moderno e l’arcaico,<br />

tra l’osservatore occidentale e gli “oggetti” <strong>del</strong>la sua disciplina<br />

e <strong>del</strong> settore di ricerca, inaspettatamente viene ricondotto a una<br />

vicinanza condivisa. L’arcaico ritorna come presenza asimmetrica<br />

che mette in discussione il trionfo apparente <strong>del</strong> monoteismo e la<br />

separazione <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> spirituale da quello materiale, <strong>del</strong>la cultura<br />

dalla natura, <strong>del</strong> razionalismo dalle altre forme <strong>del</strong>la ragione.<br />

Proprio questo spazio, lo spazio <strong>del</strong>la non identità, ci attira altrove.<br />

Come il taglio orizzontale, la spaccatura terrestre che squarcia<br />

l’intensità monocroma di una tela di Mark Rothko, qualche “cosa”<br />

incede nella bellezza <strong>del</strong> nulla.<br />

Una prospettiva di questo tipo, non più incentrata sul soggetto,<br />

bensì inter-mondiale, potrebbe, usando le parole <strong>del</strong>l’artista<br />

indiano Anish Kapoor, “portare all’espressione (…) e quindi a<br />

dirigersi verso un’esistenza poetica” (Kapoor, citato in Bhabha<br />

1998, p. 11). Questa è l’idea di Kapoor di “narrazione interna”,<br />

di ciò che è insito nel materiale, ciò che può essere estratto da<br />

quanto è già dato, depositato e disseminato, che qui può rivelarsi<br />

stimolante, poiché il materiale è ciò che insiste e che attende una<br />

forma, è ciò che ci viene incontro e ci interroga. È ciò che, essendo<br />

inquadrato, ci invita a considerare il processo stesso di inquadramento<br />

che costituisce la prospettiva <strong>del</strong> senso, la conoscenza<br />

e l’affetto, ma che al contempo, attirando l’attenzione sull’azione<br />

d’inquadramento, accentua e riconosce i limiti di quei registri. Ci

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