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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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8 IAIN CHAMBERS<br />

suoi discepoli, dei racconti <strong>del</strong>la sua vita e dei suoi insegnamenti,<br />

è possibile ricostruire in che modo le forme originariamente<br />

“occidentali” <strong>del</strong> subcontinente indiano si siano modificate e<br />

“cinesizzate”.<br />

Questo passato bastardo e questa incubazione ibrida tradiscono<br />

una versione assai più selvaggia e incerta <strong>del</strong>la “Cina”, <strong>del</strong>la<br />

sua gente, <strong>del</strong>la sua lingua e <strong>del</strong>la sua cultura, rispetto a quella<br />

divulgata ufficialmente. Qui c’è <strong>del</strong>l’altro, c’è di più, e questo di<br />

più mette in discussione il senso <strong>del</strong> passato, e pertanto anche il<br />

presente e il futuro. Quest’insolita “lezione” di storia, ovviamente,<br />

non è una peculiarità <strong>del</strong>la Cina: essa mette in discussione tutte<br />

le forme ufficiali di identità nazionale e la modernità culturale<br />

che incoraggiano. Ciò nonostante, il “balzo <strong>del</strong>la tigre” nel passato<br />

che propone Walter Benjamin contiene altresì la rivelazione<br />

di un altro futuro: un futuro che sfugge sia al controllo <strong>del</strong> presente,<br />

sia all’istituzionalizzazione <strong>del</strong> passato (Benjamin 1955, p.<br />

84). Questa osservazione serve ad accompagnare l’ossessione <strong>del</strong><br />

viaggiatore per “l’afrore di un leopardo <strong>del</strong>le nevi a quattromila<br />

metri” (Chatwin 1981, p. 20) con una narrazione ulteriore che<br />

attraversa, complica e collega il percorso turistico a una concezione<br />

più instabile e potenzialmente più aperta <strong>del</strong>la modernità<br />

(Chatwin 1981).<br />

Rendere la modernità altrui problematica, plurale e porosa significa<br />

anche rendere meno tranquilla la propria modernità. Se è<br />

possibile caratterizzare l’epoca <strong>del</strong>la modernità come l’epoca <strong>del</strong>l’umanesimo<br />

occidentale, di un <strong>mondo</strong> basato sulla continua<br />

conferma <strong>del</strong> soggetto che osserva, allora è anche legittimo considerare<br />

ciò che avviene all’autorità <strong>del</strong>le lingue critiche, <strong>del</strong>la storiografia<br />

e <strong>del</strong>l’inclinazione occidentale alla conoscenza e al potere,<br />

alla luce <strong>del</strong>la messa in discussione e <strong>del</strong>la dispersione di<br />

quella particolare disposizione storica. Nelle pagine che seguono,<br />

questa è l’argomentazione principale che verrà sviluppata. Inizialmente<br />

si potrà discutere unicamente su quanto sia nuova questa<br />

procedura, dal momento che questa storia è già stata raccontata:<br />

la modernità ha sempre litigato con se stessa, e la sua superficiale<br />

affermazione <strong>del</strong> “progresso” è sempre stata accompagnata<br />

da una serie di eventi che parlano d’altro e hanno altra origine.<br />

È in questo contesto che il postmoderno, come ha ribadito ripetutamente<br />

Jean-François Lyotard, non segna la fine <strong>del</strong>la moder-

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