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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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120 IAIN CHAMBERS<br />

tra parte di Beechie River” (Van Morrison 1991). Nel dicembre<br />

1993, al Masonic Auditorium di San Francisco, Van Morrison canta<br />

In the Garden, che si trasforma in una canzone più datata, Real,<br />

Real Gone, che ricorda You Send Me di Sam Cooke.<br />

Qui c’è un corpo maschile che si adatta alla musica e poi si<br />

esprime per mezzo di essa, la “grana” di una voce che richiama i<br />

limiti dove si estende per superarli, mentre il canto scende nel respiro<br />

<strong>del</strong>l’essere, penetra nell’infinito <strong>del</strong> suono. Sempre in California,<br />

a sud di Big Sur, volgendo lo sguardo attraverso la pineta<br />

verso il mare, nella speranza di avvistare balene, sento dentro di<br />

me risuonare un’altra canzone:<br />

Sirene che suonano nella notte<br />

La salata aria di mare nella brezza mattutina<br />

Macchine che percorrono tutta la costa<br />

Dev’essere di questo che si tratta (Morrison 1990).<br />

Tentare di descrivere tale musica significa intraprendere<br />

un’impresa persa in partenza, destinata a fallire prima di raggiungere<br />

l’obiettivo: significa ritrovarsi a balbettare dinanzi all’ineffabile.<br />

E allora, a che serve scrivere? Forse soltanto a lasciare un segno,<br />

una traccia e quindi a cercare un sentiero nel <strong>mondo</strong>. E allora<br />

la canzone stessa non tratta necessariamente di nulla, è un<br />

evento sonoro in cui si combinano fortuito e intenzionale. Non si<br />

tratta quindi di approssimazione verbale, di spiegare il suono, come<br />

fosse contenuto nel guscio di un senso e di un scopo stabili,<br />

bensì di cercare in esso una risposta che faccia appello al mio senso<br />

<strong>del</strong>l’essere.<br />

Un altro momento. In fondo a un vicoletto scuro nei Quartieri<br />

Spagnoli di Napoli, in uno sfolgorio di luci si erge il teatro Galleria<br />

Toledo. Stasera sono venuto qui per vedere e ascoltare il ballerino<br />

algerino El Hadi Cheriffa, accompagnato dalla voce e dalle<br />

percussioni di Moussa Belkacemi. I suoni, il corpo, la poetica <strong>del</strong>la<br />

grazia visiva e uditiva raccolgono la musica e le forme tradizionali<br />

in una commistione mutevole (beduino, berbero, tuareg), le<br />

cui caratteristiche e la cui composizione rientrano a ugual titolo<br />

nel Maghreb contemporaneo. La tematica <strong>del</strong>la loro composizione<br />

e <strong>del</strong>la composizione di una siffatta tematica permea la danza,<br />

risuona nel canto…

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