Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...
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QUESTIONE DI STORIA 25<br />
rebbe dire sottrarre la modernità alla tirannia di una razionalità<br />
onnipotente e all’universalismo di un punto di vista unico e lineare,<br />
al fine di impostarne i termini, i linguaggi, le comprensioni e i<br />
desideri su un terreno più aperto, e quindi spostarsi in un <strong>mondo</strong><br />
che non si può ricondurre alla sua identità (Wellmer 1993). Nel<br />
lutto di una modernità positivista e sicura di sé, ciò che emerge<br />
non è l’espressione di dolore per aver perso la certezza, quanto la<br />
necessità di seppellire i morti per poter “investire nuovamente il<br />
<strong>mondo</strong> e il sé di significato simbolico” (Wheeler 1998). Si tratta<br />
di un lutto che si attesta in una costellazione culturale e politica<br />
che presta attenzione alla mortalità e alla modestia, ai limiti. Non<br />
significa abbandonare il sogno, abbandonare l’utopia, bensì trasformarla<br />
in un’azione contemporanea, ossia in un’etica che va di<br />
pari passo con la contestualizzazione storica incerta in cui parla e<br />
che le permette di parlare.<br />
Ma che cos’è, esattamente, questa contestualizzazione? Da dove<br />
sbuca, e a che esigenze fa fronte? Per cominciare a fornire una<br />
risposta al quesito è inevitabile riconoscere una distinzione di luogo<br />
culturale e storico che dipende sempre più da una struttura<br />
globale non sufficientemente riconosciuta, la quale è in evoluzione<br />
fin dall’alba <strong>del</strong>la modernità occidentale, cinque secoli fa. Nelle<br />
reciproche complessità <strong>del</strong>l’occidentalizzazione <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> e<br />
nella mondializzazione <strong>del</strong>l’Occidente, ogni singolo evento reca<br />
testimonianza <strong>del</strong>la sua particolare collocazione nel <strong>mondo</strong>, nonché<br />
<strong>del</strong>la maniera in cui è stato rappresentato e… represso. Pertanto,<br />
parlando da un certo luogo, la voce che testimonia di un<br />
passato e di un presente particolari risuona vieppiù nei canali <strong>del</strong>l’amplificazione<br />
globale. Tuttavia, ciò non significa semplicemente<br />
gettare una particolare storia o posizione nella cacofonia pluralistica<br />
<strong>del</strong>le voci più disparate che tentano di raccontare una storia.<br />
Si tratta, invece, di ritoccare il senso <strong>del</strong>la narrazione, la testimonianza<br />
<strong>del</strong> tempo, <strong>del</strong>la vita, contro i poteri strutturali che ci<br />
incasellano in maniera diversa e diseguale.<br />
Il Programma per lo Sviluppo <strong>del</strong>le Nazioni Unite, pubblicato<br />
nel 1997 riferisce di un 18 per cento <strong>del</strong>la popolazione mondiale<br />
(circa 800 milioni di persone) che possiede l’83 per cento <strong>del</strong>la<br />
ricchezza, mentre l’82 per cento (circa cinque miliardi di persone)<br />
amministra il 17 per cento <strong>del</strong>la ricchezza. La stessa pubblicazione<br />
indica che sarebbe possibile sradicare la povertà estrema