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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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150 IAIN CHAMBERS<br />

nuo la mera rappresentazione tecnologica (Heidegger 1962b, p.<br />

29). Nel vuoto tra intenzione astratta e investimento corporeo si<br />

manifesta l’apertura coeva e il nascondimento <strong>del</strong>la vita quotidiana,<br />

la cui portata va ben al di là <strong>del</strong>le categorie astratte o anche<br />

<strong>del</strong>la voce radicale <strong>del</strong>la soggettività. Queste vite annunciano una<br />

configurazione storica sostenuta in un habitat definito, sospesa<br />

tra passato e futuro, tra terra e cielo, perché gli edifici si avvalgono,<br />

nella maniera più evidente, di una tecnologia che come Gestell<br />

o “im-posizione” si erge al di sopra di noi e ci sfida, e tuttavia<br />

ci svela o ci espone alla verità <strong>del</strong>la nostra situazione (Heidegger<br />

1962a, pp. 14-16). La città, con i suoi edifici e la sua architettura,<br />

è una <strong>del</strong>le modalità principali che inquadrano la nostra posizione<br />

paradossale nello spazio chiuso e finito che al contempo costituisce<br />

un’apertura attraverso cui è possibile pensare a questi limiti e<br />

andare al di là di essi.<br />

Sebbene le nostre storie, culture, memorie e soggettività siano<br />

inevitabilmente proiettate nella sintassi e nei linguaggi <strong>del</strong>la costruzione<br />

simbolica e fisica <strong>del</strong> nostro habitat, oggi sempre più inquadrato<br />

dalla città (essa stessa metafora <strong>del</strong>la tecnologizzazione<br />

<strong>del</strong> <strong>mondo</strong>), la prosa quotidiana <strong>del</strong>la vita metropolitana ci offre<br />

tuttavia l’opportunità di pensare e vivere diversamente la nostra<br />

condizione. Il problema <strong>del</strong>la città e <strong>del</strong>la sua architettura è un<br />

problema di costruzione: tanto la costruzione fisica che viene<br />

eretta quanto quella culturale, storica e simbolica che viene elaborata.<br />

Pertanto, il problema <strong>del</strong>l’architettura, come quello <strong>del</strong>l’estetica,<br />

è anche un problema di etica. L’architettura, per dirla con<br />

l’architetto americano Peter Eisenman, riguarda il significato, e<br />

ciò che noi intendiamo per “significato” è legato indissolubilmente<br />

a come rispondiamo alla domanda <strong>del</strong> senso <strong>del</strong> nostro essere<br />

al <strong>mondo</strong>, al nostro vivere la città costruendo un senso di dimora.<br />

Lettere <strong>del</strong> tempo<br />

Gli edifici in quanto abitazioni storiche sono lettere <strong>del</strong> tempo,<br />

destinate a deperire. In Europa e nelle culture comunque europee<br />

si è diffusa, dal Seicento e dall’epoca <strong>del</strong> Barocco, la pratica di<br />

sfruttare le potenzialità <strong>del</strong>le rovine. Di conseguenza, alcuni hanno<br />

abbracciato un’estetica che dà per scontato che un edificio

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