Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...
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90 IAIN CHAMBERS<br />
<strong>mondo</strong> urbano moderno, e funge da precursore di ciò che, nei secoli<br />
futuri, verrà denominato “cultura di massa” (Maravall 1975).<br />
Lo stile e la sensibilità <strong>del</strong>l’eccessivo e <strong>del</strong>l’ornamentale acquisisce<br />
vieppiù una dimensione pubblica, parallelamente all’ascesa<br />
<strong>del</strong>l’assolutismo. Per tutto l’arco <strong>del</strong> Seicento, nella musica, per<br />
esempio, si <strong>del</strong>inea la distinzione tra esibizione privata ed esibizione<br />
di corte. La musicalità e l’accoglienza domestica <strong>del</strong>la musica<br />
francese per liuto svaniscono dinanzi all’autorità <strong>del</strong>l’assolutismo.<br />
Il patrocinio crescente sulla musica da parte <strong>del</strong>la borghesia<br />
cittadina, spesso in contrasto con gli stili che godono dei favori<br />
<strong>del</strong>la corte, provoca un ulteriore spostamento <strong>del</strong> teatro dai contesti<br />
privati, di palazzo, verso la sfera pubblica. Nulla manifesta<br />
questa esplosione <strong>del</strong> pubblico più <strong>del</strong>lo spettacolo offerto dall’opera.<br />
Se l’opera lirica come tipologia musicale ha inizio nel 1600 a<br />
Firenze, con l’Euridice di Ottavio Rinuccini, essa assurge per la<br />
prima volta al ruolo di spettacolo di massa a Venezia nel 1637, in<br />
occasione <strong>del</strong>l’inaugurazione <strong>del</strong> primo teatro pubblico. Nello<br />
slittamento dall’opera di corte a quella pubblica, si riscontra il<br />
passaggio dall’evento unico, dalla creazione una tantum, a un’esecuzione<br />
concepita per essere prodotta in serie, ossia concepita per<br />
essere riprodotta quasi tre secoli prima che Walter Benjamin applicasse<br />
la medesima definizione al cinema 19 . L’opera era un evento<br />
pubblico, con tutti gli annessi e connessi di natura ideologica,<br />
economica e politica che caratterizzano il “pubblico”. Dipendeva<br />
da un pubblico sia in termini estetici (per completarne il dramma<br />
partecipando al suo dispiegarsi) che economici: l’acquisto di biglietti,<br />
poltrone, palchi. Tra il 1600 e il 1637, l’opera sposta l’attenzione<br />
dall’antico (la presunta musica <strong>del</strong>l’antica Grecia) alla<br />
produzione teatrale moderna, commerciale, in cui l’antico si perde<br />
(Bianconi 1982, p. 166). Si tratta di uno spostamento dal tramonto<br />
<strong>del</strong>la cultura umanista (e con essa, di Firenze) verso un’altra<br />
cultura moderna, urbana, pubblica (Venezia). Qui la società è<br />
in grado di contemplare se stessa (Clément 1988). Si ha un’ulteriore<br />
accentuazione nell’infrazione <strong>del</strong>le categorie estetiche precedenti<br />
con un ibrido di vernacolo e sublime, sempre più rielaborati<br />
nella mancanza generale di rispetto per i canoni precedenti <strong>del</strong>-<br />
1 Gran parte di questa discussione è tratta direttamente da Bianconi 1982.