27.07.2013 Views

Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

VOCE NELL’OSCURITÀ, MAPPA DELLA MEMORIA 133<br />

nella costruzione di patrie temporali, nella strutturazione degli<br />

ambienti e nella ricerca di una collocazione nel <strong>mondo</strong>. In quanto<br />

portatrice di alterità, la musica è in grado di rendere esplicita una<br />

relazione che altrove viene non di rado condannata al silenzio storico.<br />

I suoni e le voci che giungono dai margini <strong>del</strong>la mia vita, dalle<br />

frontiere <strong>del</strong>la mia esistenza, riescono a imporre un intervallo<br />

nella mia comprensione. Qui la musica mi proietta in un altro posto,<br />

aprendo una breccia nelle istituzioni e nei costumi quotidiani.<br />

Sospendendo le prescrizioni, la musica consente una possibile<br />

iscrizione in un vuoto in cui si può prendere congedo dal prevedibile<br />

per recitare, e quindi ricollocare, un linguaggio, una storia, in<br />

un altro contesto. Ascoltiamo brevemente cosa afferma Edward<br />

Said (1992, p. 98) di questo intervallo potenziale:<br />

La prima volta che assistetti a uno spettacolo musicale, quand’ero<br />

ancora un ragazzino (metà degli anni Quaranta) si trattava di un<br />

concerto ambiguo, che non finiva mai, eppure affascinante, di Umm<br />

Kalthoum, già allora esponente di punta <strong>del</strong>la canzone araba classica.<br />

Non avevo modo di sapere che quel particolare rigore esecutivo<br />

derivava da un’estetica il cui segno distintivo era una variazione sfaldante,<br />

in cui la ripetizione, una specie di ponderazione meditativa<br />

su uno o due brevi schemi, e l’assenza quasi completa di tensione<br />

<strong>del</strong>lo sviluppo (nel senso che le attribuisce Beethoven) erano gli elementi<br />

focali. Lo scopo <strong>del</strong> concerto, come ho capito in seguito, non<br />

era di arrivare alla fine di una struttura logica ben congegnata (elaborandola),<br />

bensì di abbandonarsi a ogni genere di deviazione, soffermarsi<br />

su dettagli e cambiamenti nel testo, digredire e quindi aprire<br />

una digressione in seno alla digressione. E, poiché la mia formazione<br />

eminentemente occidentale (sia musicale che accademica),<br />

sembrava destinarmi a un’etica <strong>del</strong>la produttività e <strong>del</strong> superamento<br />

degli ostacoli, l’arte di cui era maestra Umm Kalthoum diminuiva di<br />

importanza ai miei occhi.<br />

La memoria è ciò che ci difende dal passato che altrimenti ci<br />

inonderebbe e provocherebbe il ristagno <strong>del</strong> presente. Come<br />

costruzione, rifugio che erigiamo, storia che narriamo, la memoria<br />

spezza e dà forma al caos che altrimenti ci schiaccerebbe.<br />

Nell’autoritratto intitolato Le ombre, scritto nel 1925 per Martin<br />

Heidegger, Hannah Arendt scrive: “Tutti i dolori possono<br />

essere sopportati se vengono messi in un racconto, o se si narra

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!