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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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SULLA SOGLIA 225<br />

zione <strong>del</strong>l’occidentalizzazione, o risposte specifiche, queste storie<br />

negate si sovrappongono e diventano intrinseche alle responsabilità<br />

<strong>del</strong>la modernità.<br />

Pertanto il viaggio, per quanto possano essere sicure la destinazione,<br />

la gestione e le ambizioni, rappresenta sempre un passaggio<br />

che espone chi vi prende parte al turbamento <strong>del</strong>l’inatteso.<br />

Malgrado tutti gli sforzi per dominare la traduzione, c’è sempre<br />

qualcosa che oppone resistenza, che sfugge alla logica <strong>del</strong> linguaggio<br />

adoperato, che rimane inspiegabile nell’economia <strong>del</strong>la<br />

scrittura che si sforza di renderlo trasparente. Se il viaggio è il<br />

mito fondamentale <strong>del</strong>la modernità, e forse addirittura <strong>del</strong>l’Occidente,<br />

esso rivela altresì un paradosso strutturale, in cui si fondono<br />

lontananza e vicinanza. Il viaggio è costellato da ciò che si trova<br />

a portata di mano, la dimora interrogata dallo spaesamento.<br />

Vengono tenuti assieme nel ritorno “perturbante” che fa scaturire<br />

la repressione che insegue e spezza qualsiasi rappresentazione<br />

<strong>del</strong>la casa, <strong>del</strong>la cultura e <strong>del</strong> sé.<br />

La casa in rovina<br />

Nel suo celebre saggio sul perturbante, Freud si riferisce alla<br />

costernazione e al terrore che accompagnano l’incontro con l’estraneo,<br />

l’ignoto, che suscita sentimenti di spaesamento e di<br />

estraniamento. Tuttavia, l’orrore <strong>del</strong> das Unheimlich, come egli<br />

evidenzia accuratamente, è dato dal fatto che non riguarda qualcosa<br />

che ci giunge da lontano, bensì qualcosa che è già con noi e<br />

che “risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare”<br />

(Freud 1919, p. 82). Ciò che appare intimo viene bruscamente<br />

integrato dalla drammatica vicinanza di quel paese familiare<br />

che è il passato, il mio passato. Il mio centro viene intersecato<br />

da un altro centro, da una parabola ellittica che promette<br />

di portarmi altrove. Il concetto <strong>del</strong>la certezza viene perseguitato<br />

dallo spettro di una domanda che parla un linguaggio che riconosco<br />

mentre si sottrae alla spiegazione. Nella mia ansia viene a<br />

galla ciò che ho cercato razionalmente di reprimere, in ultima<br />

istanza la paura primordiale <strong>del</strong>l’annientamento (pp. 96-105).<br />

Questo turbamento persistente nel cuore <strong>del</strong>la ragione ha indotto<br />

Wendy Wheeler a ipotizzare che tanto il sublime quanto il

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