Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...
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SULLA SOGLIA 207<br />
uno stato liquido. <strong>Sulla</strong> costa, tra il moto incessante <strong>del</strong> mare e la<br />
stabilità ancestrale <strong>del</strong> terreno, le gerarchie verticali di potere e di<br />
conoscenza slittano in un piano orizzontale dispersivo (Cassano<br />
1996, p. 26).<br />
Contro il canto perenne <strong>del</strong> suolo, emerge il percorso <strong>del</strong>la<br />
tecnologia, necessaria per tracciare la rotta, navigare e solcare i<br />
mari. Nell’ostilità verso il mare è insito il rifiuto <strong>del</strong>la sua mobilità<br />
distruttiva e <strong>del</strong>la sua minaccia alle rassicurazioni erose dal<br />
tempo <strong>del</strong> sentiero nella foresta e ai contorni immutabili <strong>del</strong>la<br />
terra. La presenza permeante <strong>del</strong> mare che unisce e al contempo<br />
separa l’arcipelago <strong>del</strong>la geografia ellenica <strong>del</strong> pensiero manca<br />
<strong>del</strong> tutto nell’evocazione di Heidegger di quella tradizione. Egli<br />
insiste sulla forza d’attrazione <strong>del</strong>la terra, sul terreno fisico che<br />
fornisce le strade <strong>del</strong>l’essenza, e in questo modo contrasta in maniera<br />
evidente con l’abbraccio filosofico di Nietzsche <strong>del</strong> “mare<br />
aperto”. Dato che proprio il mare determina la moderna tecnologia<br />
(l’ultima e più radicale realizzazione <strong>del</strong>la metafisica occidentale),<br />
Heidegger ha ragione a condannare la filosofia marinara di<br />
Nietzsche come espressione <strong>del</strong>l’ultimo metafisico. Nel Geviert<br />
di Heidegger il pensiero trova sostegno nell’asse verticale tra la<br />
terra e il cielo, i mortali e gli dei, e l’interruzione di quest’asse a<br />
opera <strong>del</strong> moto instancabile <strong>del</strong>le onde e la spaccatura orizzontale<br />
di un infinito secolare viene bandita dalla rotta terrestre <strong>del</strong><br />
nostro essere sulla terra.<br />
Naturalmente questo significa spingere al punto estremo<br />
quel che rimane assai più ambiguo. È bene ribadire che Heidegger<br />
stesso sosteneva di non essere contrario alla tecnologia, bensì<br />
che la sua posizione fosse interna alla tecnologia. Pertanto,<br />
mentre certamente riconosceva la sua nostalgia rurale, il pensiero<br />
di Heidegger era anche accarezzato da brezze marine, sebbene<br />
fosse estremamente restio a prendere pienamente in considerazione<br />
il <strong>mondo</strong> marino. Forse una riluttanza <strong>del</strong> genere, senza<br />
l’evocazione <strong>del</strong>la vita rurale e la luce antica <strong>del</strong>la radura <strong>del</strong>le<br />
foreste settentrionali, serve anche a farci tirare indietro di fronte<br />
alla scelta apparentemente semplice tra le tracce stabili <strong>del</strong> conservatorismo<br />
radicato e l’errare eternamente per mare <strong>del</strong>la rotta<br />
priva di approdo. Imparando sia dal mare che dalla terra ferma<br />
si ha l’idea di un approfondimento <strong>del</strong>l’arte <strong>del</strong>la navigazione,<br />
in cui né la forza d’attrazione verticale <strong>del</strong>le radici, né l’infi-