Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...
Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...
Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
124 IAIN CHAMBERS<br />
Forse questa mancanza di distanza, che determina una propensione<br />
a rimanere invischiati e trasformati in questi linguaggi di modo<br />
che, al di là <strong>del</strong>l’ovvia portata strumentale <strong>del</strong> profitto politico,<br />
entrano anche profondamente in risonanza con l’ambiguo peregrinare<br />
<strong>del</strong> nostro essere nel <strong>mondo</strong>, viene segnalata in maniera più<br />
acuta, per quanto raramente presa in considerazione, nel dominio<br />
<strong>del</strong> suono. Il passaggio <strong>del</strong> suono – e il pensiero inquietante <strong>del</strong>l’inconcludente<br />
– frustra le nostre pretese di afferrare e ridurre i<br />
nostri ambienti a una cornice comune. Questo è il luogo in cui<br />
l’immediatezza dei regimi visivi e la sorveglianza <strong>del</strong>la vista sono<br />
usurpate dall’infinita alternanza di canto e silenzio, dove ascoltare<br />
può essere tanto significativo quanto cantare.<br />
Ciò che chiamo “trasgressione” è qualcosa di completamente letterale<br />
e secolare al contempo: quella facoltà che la musica ha di viaggiare,<br />
attraversare, fluttuare da luogo a luogo nella società, anche se<br />
molte istituzioni e ortodossie hanno tentato di porle un freno (Said<br />
1992, p. XV).<br />
Per quanto continuamente inserito nelle apparenze <strong>del</strong>l’economia<br />
visiva, il corpo evade continuamente da questo schema quotidiano<br />
attraverso le migrazioni <strong>del</strong> suono. La memoria si aggrappa<br />
allo schema mentre segue le evoluzioni <strong>del</strong>la musica. I suoni si fanno<br />
beffa <strong>del</strong>le costrizioni unilaterali <strong>del</strong>l’egemonia oculare e minacciano<br />
costantemente di spezzare i confini e di circolare senza destinazione<br />
o direzione. La feticizzazione visiva <strong>del</strong>l’oggetto viene trascinata<br />
via dal suono: le note, gli urli, il respiro, il parlato, il silenzio:<br />
lo spazio che offre ospitalità al futuro. La pulsione visiva che<br />
tenta di rendere tutto trasparente, scientifico, clinicamente comprensibile<br />
ed economicamente sfruttabile (qui risiede l’arcana vicinanza<br />
dei discorsi medici e dei media) necessariamente tenta di afferrare<br />
l’essere e il tempo, di trasformare la vita in un istante esemplare,<br />
un’astrazione, una “riserva” di significato sempre a disposizione<br />
(Heidegger 1962a) 1 . L’immagine, con tutta la sua ambiguità<br />
1 Non si vuole negare che i linguaggi visivi possano fornire nuovi inizi in contesti in<br />
cui anche le immagini divengono testimonianze storiche e firme etnografiche per qualcos’altro<br />
e qualcun altro, stabilendo una differenza nell’ambito <strong>del</strong>la crescente credenza globale<br />
nella visibilità <strong>del</strong>la verità come “informazioni” oculari. Si veda Chow 1995.