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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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LA STORIA, IL BAROCCO E IL GIUDIZIO DEGLI ANGELI 99<br />

di vista allegorico, è simultaneamente valorizzato e svalutato”. Di qui<br />

la specifica seduzione <strong>del</strong> barocco, in cui il primato <strong>del</strong>l’estetica – <strong>del</strong><br />

gioco, <strong>del</strong>le apparenze – si unisce alla miseria metafisica su uno sfondo<br />

di afflizione e di melanconia. La metafora <strong>del</strong> teatro – <strong>del</strong> <strong>mondo</strong><br />

come teatro e <strong>del</strong> teatro <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> – raffigura la temporalità specifica<br />

<strong>del</strong> barocco (…). Su questo eterno rinvio <strong>del</strong>le apparenze regna<br />

uno spettatore onnipresente, ma già lontano: Dio. L’abisso tra realtà<br />

e illusione è tuttavia incolmabile: il teatro sa di essere teatro (Buci-<br />

Glucksmann 1984, pp. 52-53, corsivo nell’originale; l’autrice cita<br />

Walter Benjamin).<br />

Ecco l’esposizione e l’avanzamento <strong>del</strong>la barocchizzazione<br />

contemporanea <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> in cui la pulsione razionalista e una<br />

semplicistica fede nell’accumulo lineare nel “progresso” vengono<br />

forse considerati un intervallo anormale. Inserito in un contesto<br />

assai più vasto, il Barocco seicentesco, con le sue allegorie<br />

<strong>del</strong>l’eccesso e <strong>del</strong>la mortalità, con il suo malinconico riconoscimento<br />

dei limiti <strong>del</strong>la ragione e <strong>del</strong>la vita, viene messo in una<br />

relazione profonda con la ricomparsa di stili neobarocchi sul finire<br />

<strong>del</strong> ventesimo secolo, dove lo “stile”, come nel caso <strong>del</strong>l’ornamento<br />

nel primo Barocco, non è un elemento superfluo,<br />

bensì esemplifica il pathos autocosciente dei linguaggi nei quali<br />

risediamo.<br />

Nell’enfasi che pone sul nostro essere prigionieri <strong>del</strong> tempo,<br />

assoggettati alla storia e alla mortalità, nel rendere il senso dalla<br />

crisi e la fragilità <strong>del</strong>l’esistenza umana, la sensibilità barocca divampa<br />

in un’immagine che getta luce sul nostro <strong>mondo</strong>. Come<br />

l’irradiazione che promana dalle stelle morte, il Barocco giunge<br />

a far parte <strong>del</strong>le nostre vite, come qualcosa che al contempo è<br />

presente e assente (Benjamin 1928). L’instabilità palpabile di ciò<br />

che siamo usi chiamare “conoscenza” e “verità” fornisce un legame<br />

telescopico tra due costellazioni storiche, porta all’impressione<br />

che la specificità storica non risieda nel rilevamento fattivo<br />

<strong>del</strong> passaggio <strong>del</strong> tempo, ma nel ricevere e riconoscere un momento<br />

discontinuo interpretando esso e noi stessi alla luce <strong>del</strong><br />

suo presente. Quel momento è sia unico che ripetitivo, irreversibile<br />

e ricorrente “nel punto di confluenza di due movimenti di<br />

senso assolutamente opposti” (Mosès 1992, p. 145), perché la<br />

sua verità non è insita in una “chiusura mediante i fatti”, bensì<br />

nell’evento e nella risonanza <strong>del</strong> linguaggio (Dori Laub, in Fel-

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