Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...
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ARCHITETTURA, AMNESIA E IL RITORNO DELL’ARCAICO 145<br />
la relativa frontiera <strong>del</strong>la retorica <strong>del</strong>le infinite permutazioni digitali,<br />
non è possibile udire la reiterazione di quel perpetuo desiderio<br />
occidentale di incorporare tutto nell’ambito <strong>del</strong>l’illusione <strong>del</strong>la<br />
gestione trasparente? Non si tratta <strong>del</strong>la manifestazione finale di<br />
una metafisica che, nonostante la sua retorica di chiarezza e di accesso<br />
democratici (ma per chi, dove, quando e come?), si abbina<br />
in ultima analisi al dominio intellettuale, alla disciplina gerarchica<br />
e al controllo strategico? È un <strong>mondo</strong> popolato da corpi unidimensionali<br />
che rimangono, nello stato asessuale, atemporale e<br />
muto, <strong>del</strong> tutto subordinati al piano architettonico, al progetto e<br />
alle sue asserzioni. Il fisico viene nominato solamente per essere<br />
immediatamente classificato e subordinato nel potere <strong>del</strong> simulato.<br />
Il Panopticon di Bentham, la prigionia controllata di esseri insubordinati,<br />
ormai resa infinitamente modulare e flessibile nei<br />
contorni privi di resistenza dei corpi smaterializzati posti nel cyberspazio,<br />
viene qui tenuto saldamente al suo posto. Nella virtuosità<br />
<strong>del</strong>l’architettura virtuale, il disegno penetrante <strong>del</strong>l’occhio<br />
che tutto vede, che colloca e disciplina tutto nell’ambito <strong>del</strong> campo<br />
onnipotente <strong>del</strong>la visione, rimane non solo indisturbato, bensì<br />
aumenta, e grazie alla tecnologia di cui si avvale, si affina ancor<br />
più e viene messo a fuoco con fermezza.<br />
In questa critica potenziale <strong>del</strong>lo spazio generato al computer<br />
<strong>del</strong>l’abitazione simulata, non si intende avanzare l’invito a tornare<br />
indietro, ad abbandonare la tecnologia, e riappropriarsi <strong>del</strong>l’immediatezza<br />
fasulla <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> “vero”. Piuttosto, c’è un’insistenza<br />
sulla tendenza critica – quell’eredità storica insita nei linguaggi<br />
che ci sostengono – da perseguire nell’ambito <strong>del</strong>le mediazioni<br />
che ci costituiscono nel <strong>mondo</strong> al quale rispondiamo. Contro la<br />
teleologia <strong>del</strong> “fondamentalismo tecnico”, questo atteggiamento<br />
potrebbe suggerire una serie ben più esitante e incerta di indizi,<br />
in cui l’entusiasmo iniziale viene stemperato dal disturbo di domande<br />
che rifiutano ostinatamente di promettere una rappresentazione<br />
e una risoluzione immediate. Quello che viene omesso ed<br />
escluso dal quadro, dalla cornice, dallo schermo, dall’immagine,<br />
dalla rappresentazione, dal piano, continua a disseminare interrogativi<br />
che ricollocano la tecnologia e continua a riposizionare il<br />
desiderio metafisico entro limiti temporali e terrestri. Seguire<br />
questa strada significa accedere a un progetto assai più incerto,<br />
perché le nostre risposte alla tecnologia e alle sue rappresentazio-