Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...
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ESTRANEO IN CASA 183<br />
dal primo contatto e dall’asservimento di altre storie alla teleologia<br />
<strong>del</strong>l’Occidente ritorna a infestare la casa <strong>del</strong>la conoscenza e gli<br />
assetti politici e psicologici che pretende di avere fissato. L’esperienza<br />
perturbante <strong>del</strong>la modernità non è più una sensazione empirica<br />
periferica o transitoria. Di certo non lo è mai stata. La messa<br />
in questione è fondamentale sia per la riproduzione economica<br />
e sociale <strong>del</strong>la modernità sia per le resistenze che diffonde. Significa<br />
abitare una formazione storica differenziata ma condivisa che<br />
rielabora e riprogramma radicalmente il nostro senso <strong>del</strong>l’essere<br />
al <strong>mondo</strong>. Ecco che il riconoscimento <strong>del</strong>la problematicità e <strong>del</strong>la<br />
dislocazione non è costituito unicamente da una sensazione heideggeriana<br />
di non avere una casa, indotta dall’oblio tecnico e<br />
strumentale <strong>del</strong>le modalità <strong>del</strong>l’essere, ma trova anche e più precisamente<br />
espressione nel senso <strong>del</strong>la casa che si costruisce nelle<br />
coordinate temporali <strong>del</strong>le storie incerte e che rendono incerti.<br />
Spesso sottovalutate e più in generale represse nell’acquisizione<br />
<strong>del</strong> benessere locale, sono queste coordinate che costituiscono in<br />
maniera più profonda la nostra precaria dimora nel <strong>mondo</strong>. Proprio<br />
la consapevolezza di una siffatta cognizione non può più essere<br />
negata con facilità.<br />
Il trauma <strong>del</strong>la traduzione<br />
Sia l’essere estraneo, migrante, che un profondo senso di appartenenza<br />
dipendono dalla definizione di luogo. Ci sono sia il<br />
luogo in cui l’esiliato, l’emigrante si presenta come estraneo sia il<br />
luogo o la “casa” che si lascia alle spalle. Affrontare questo problema,<br />
come asserisce l’antropologo urbano messicano Néstor<br />
García Canalini (1995) nel suo libro intitolato Hybrid Cultures:<br />
Strategies for Entering and Leaving Modernity, significa confrontarsi<br />
con qualcosa di più radicale e di portata maggiore <strong>del</strong> multi<strong>culturali</strong>smo<br />
e <strong>del</strong>la politica <strong>del</strong>l’identità. Non si tratta semplicemente<br />
di riconoscere, in ritardo, il corpo precedentemente negato<br />
<strong>del</strong>la storia, la storia di corpi negati, in una narrazione nazionalista<br />
ora intenta a ospitare la diversità. Questo perché al di là<br />
<strong>del</strong>la risposta immediata che può offrire temporaneamente ospitalità<br />
all’alterità, una risposta più adeguata e meno episodica alla<br />
questione <strong>del</strong>l’esilio, <strong>del</strong>la migrazione e <strong>del</strong> dislocamento può