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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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196 IAIN CHAMBERS<br />

adattamento liberale <strong>del</strong>la diversità a un diverso modo d’essere nel<br />

<strong>mondo</strong> in cui si punti sul vivere nella diversità, in un’epoca planetaria<br />

in cui l’Occidente che è diventato il <strong>mondo</strong> si scopre, malgrado<br />

i suoi inalterati poteri economici, politici e cultuali, che non è più<br />

padrone di se stesso. Per dirla con Gyan Prakash (1996, p. 201):<br />

<strong>Sulla</strong> base <strong>del</strong>la convinzione che non possiamo dire di no alle condizioni<br />

determinate <strong>del</strong>la storia (la modernità capitalista, i principi di<br />

libertà, cittadinanza, diritti individuali, Stato-nazione), la critica postcoloniale<br />

tenta di identificare nello slittamento <strong>del</strong> funzionamento<br />

storico di questi principi la base per altre articolazioni.<br />

Nel <strong>mondo</strong> <strong>del</strong> capitale transglobale e dei flussi di informazione,<br />

l’accelerazione <strong>del</strong>la vicinanza non conduce necessariamente a<br />

un indebolimento <strong>del</strong>le identità precedenti: il contatto può anche<br />

implicare una ripresa <strong>del</strong>le distanze e un rafforzamento, da ambo<br />

le parti. Oggi siamo testimoni di certe identità nazionali, regionali<br />

e persino di carattere più circoscritto che vengono annunciate e<br />

sostenute dall’inserimento e dalla resistenza alla globalizzazione.<br />

Analogamente, gli esperti di scienze politiche e i teorici <strong>del</strong> diritto<br />

dubitano spesso che i moderni Stati nazionali come gli Stati Uniti<br />

o i paesi <strong>del</strong>l’Europa occidentale stiano effettivamente cedendo la<br />

propria sovranità, e non stiano invece dispiegando, strategicamente,<br />

in maniera diversa i propri poteri nell’ambito <strong>del</strong> gioco<br />

globale (Bromley 1996). L’utilizzo <strong>del</strong>le zone di confine (per<br />

esempio, tra gli Stati Uniti e il Messico), che consentono esperimenti<br />

e sfruttamento economici, e al contempo riconfigurano e<br />

confermano la sovranità nazionale su ambo i lati <strong>del</strong>la frontiera, è<br />

un caso emblematico. Analogamente, il concetto <strong>del</strong> nazionale rimane<br />

un elemento fondamentale per rivendicare un luogo nella<br />

struttura internazionale <strong>del</strong> globale, segnatamente per assicurare<br />

posti di lavoro, mercati e ciò che per molti resta l’ultima, disperata,<br />

soluzione: gli aiuti internazionali (Buchanan 1995).<br />

Naturalmente si tratta ancora una volta di una configurazione<br />

complessa, in cui il potere non si sposta semplicemente con moto<br />

unidirezionale, dall’alto verso il basso. Tra il martellamento pedagogico<br />

<strong>del</strong>l’identità nazionale promossa dallo Stato e le realtà<br />

quotidiane di identificazione con le possibilità mediate che si riscontrano<br />

nei linguaggi <strong>del</strong>le strutture economiche, storiche e cul-

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