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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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38 IAIN CHAMBERS<br />

che non termina necessariamente acquisendo autoconferma.<br />

Laddove detta autoconferma comincia a vacillare e perdono<br />

consistenza le premesse soggiacenti <strong>del</strong>l’egocentrismo, quello è<br />

esattamente il punto in cui non è più possibile spostare o evitare<br />

la tenacia <strong>del</strong>l’alterità.<br />

In relazione alla diversità e all’alterità, inevitabilmente proiettate<br />

e prodotte dal soggetto che distingue se stesso/a dall’altro/a,<br />

inaspettatamente mi scontro anche con l’inquietante corpo <strong>del</strong><br />

cyborg: l’hardware e il software tecnologici che sovente ci estraniano<br />

da noi stessi. Questa divagazione tecnologica apre effettivamente<br />

un sentiero nella formazione storica <strong>del</strong>la conoscenza e<br />

<strong>del</strong>la cultura, qui orbitanti attorno alle pratiche <strong>del</strong>la “scienza”,<br />

che porta altresì alla complessiva dislocazione <strong>del</strong>l’épisteme occidentale<br />

nello stesso campo di forza emesso dal postcoloniale. Sia<br />

per il colonizzato che per il cyborg, sono inquietanti sintomi <strong>del</strong>la<br />

metafisica <strong>del</strong>la modernità. Qual è esattamente la relazione,<br />

per non parlare <strong>del</strong>la prossimità, tra il corpo di chi in passato (e<br />

talvolta ancora oggi) è stato colonizzato e il cyborg? Entrambi<br />

sono corpi costruiti e gestiti da poteri che li hanno resi oggetti di<br />

studio e di ricerca, ma anche, e contemporaneamente, oggetti di<br />

controllo, sfruttamento e disciplina. Entrambi nascono apparentemente<br />

dal nulla: il corpo colonizzato da una storia e un luogo<br />

negati, il cyborg dall’inanimato, dal non umano. Nondimeno,<br />

questi corpi hanno acquisito anche la facoltà di rispondere, e di<br />

rispondere nei linguaggi che in precedenza li relegavano a posizioni<br />

subordinate. L’oggetto si rivela come soggetto storico. I<br />

miei linguaggi fanno ritorno nel corpo <strong>del</strong>l’altro, rendendo il mio<br />

senso di identità irritante, vulnerabile, aperto agli interrogativi<br />

che giungono da altrove. Sono costretto a rispondere. Inoltre,<br />

nominare la relazione tra il corpo colonizzato e il corpo integralmente<br />

costruito e colonizzato dalla tecnologia, ovvero il cyborg,<br />

vuole dire altresì introdurre il concetto <strong>del</strong> sublime, di ciò che mi<br />

attira e al contempo mi minaccia: in questo particolare caso, si<br />

tratta <strong>del</strong> sublime razziale e tecnologico, cioè un desiderio, pur<br />

negato, che fa parte <strong>del</strong>la mia stessa identità.<br />

Questo inquietante incontro con l’alterità, sia sotto forma di<br />

corpo extraeuropeo storico e culturale che sotto forma di corpo<br />

non naturale, la macchina e le relative tecnologie, ha sempre accompagnato<br />

lo sviluppo <strong>del</strong>la modernità occidentale e i concetti

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