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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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192 IAIN CHAMBERS<br />

slancio istituzionale risultano davvero indeboliti? Oppure si tratta<br />

soltanto di una messinscena per riprodurre sotto forma di contraddizione<br />

le egemonie prevalenti? Qualunque sia il verdetto finale,<br />

ciò che ho da dire vuole mettere a fuoco i limiti e le località<br />

dei processi <strong>del</strong>la globalizzazione e identificazione, rendendo discutibili<br />

le premesse umanistiche da cui dipende gran parte di<br />

questa modalità di pensiero, di razionalismo e di politica.<br />

Avvezzi a riferirci alla complessità, apparentemente crescente,<br />

dei linguaggi <strong>del</strong>l’identità e <strong>del</strong>l’identificazione, <strong>del</strong>l’essere e <strong>del</strong><br />

divenire, al contempo veniamo attratti verso la costanza <strong>del</strong>la psiche,<br />

quell’“io” che racconta la narrazione <strong>del</strong> sé, la quale comunque<br />

sia interpellata, trasformata, frustrata, danneggiata, prosegue<br />

in una maniera resa certa dai meccanismi <strong>del</strong>la memoria, dalla repressione<br />

e dalla sublimazione: continua a insistere, a prescindere<br />

da quanto sia frantumato il <strong>mondo</strong> che abita. In questo modo si<br />

apre una prospettiva in cui forse devo chiedermi se le identità di<br />

oggi siano davvero più complesse, per esempio, di quelle <strong>del</strong>la<br />

modernità emergente <strong>del</strong>l’Europa seicentesca e <strong>del</strong>le certezze tentennanti<br />

<strong>del</strong> <strong>mondo</strong> barocco, con le sue violente affermazioni e il<br />

suo dissenso su argomenti cosmologici, religiosi e secolari; e questo<br />

solo per parlare di un <strong>mondo</strong>, di una storia, di una cultura di<br />

cui in qualche modo sono consapevole. Pertanto, io provo una<br />

certa esitazione dinanzi alla teleologia proposta per il progresso,<br />

secondo cui il <strong>mondo</strong> d’oggi sarebbe automaticamente più complesso<br />

di quello di ieri, e quindi anche le identità. Forse, è più<br />

prudente esprimersi in termini di articolazione e configurazione,<br />

di complessità mobili che esprimono certe verità mentre ne annebbiano<br />

altre, dei linguaggi modificati <strong>del</strong>le identità, di orizzonti<br />

d’attesa diversi anziché di un semplice accumulo di conoscenza.<br />

Anche l’inconscio (la ragione che viene, alla fine, repressa dalla<br />

ragione) non è uscito armato dalla testa di Freud: aveva già trovato<br />

espressione, come lo stesso Freud ha ribadito a più riprese, nel<br />

linguaggio poetico.<br />

A questa oscillazione <strong>del</strong>la modernità, forse potrebbe essere<br />

utile aggiungere la voce <strong>del</strong> compianto Raymond Williams, che ha<br />

incoraggiato a riflettere sulle impari e complesse combinazioni<br />

<strong>culturali</strong> di elementi emergenti e residuali, che conducono a nuove<br />

configurazioni, in cui sia la “tradizione <strong>del</strong> nuovo” che le tradizioni<br />

<strong>del</strong> passato vengono rielaborate spesso secondo combinazio-

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