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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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CORNICI TERRESTRI 71<br />

dendo di interrompere la sua affascinante e, apparentemente,<br />

omogenea storia <strong>del</strong> “progresso”. Con questo si vuole proporre<br />

un senso <strong>del</strong>l’essere che non sia né un idolo, né una forza religiosa<br />

(per quanto possa attenere alla sfera <strong>del</strong> sacro); si vuole<br />

proporre un senso <strong>del</strong>l’essere che esiste al di là <strong>del</strong>l’umanesimo<br />

soggettivista <strong>del</strong>l’essere umano e che a esso non possa essere ricondotto.<br />

Questo perché ciò che esiste e che continua al di là di una<br />

ratio imposta sulla rivelazione calcolata, e la conseguente realizzazione<br />

di ciò che ormai è un progetto planetario, pone una domanda<br />

assillante. Fornisce l’occasione per interrompere un linguaggio<br />

la cui particolare differenziazione nella storia, nella<br />

scienza, nella tecnologia e nel mercato è secondaria al suo comune<br />

desiderio e progetto metafisico. Significa porre in discussione<br />

una logica astratta che si ritiene capace di trascendere<br />

ogni particolare, ogni luogo, ogni persona ed esperienza, al fine<br />

di giungere al quadro completo, alla spiegazione piena e totale.<br />

Per rifiutare di inquadrare il <strong>mondo</strong> in un reticolo unico concepito<br />

da un punto di vista unitario dobbiamo riconoscere, o meglio,<br />

ascoltare l’altra campana <strong>del</strong>la particolare storia che ha inculcato<br />

questo desiderio e questa pulsione per l’omogeneità. Significa<br />

confrontare lo sterile conforto di fare ritorno a casa (la<br />

conferma <strong>del</strong>le premesse che disegnano la mappa e garantiscono<br />

il viaggio metafisico e la sua realizzazione tecnologica) con<br />

ciò che cozza con la spiegazione, ne fuoriesce e la disturba, con<br />

ciò che non trova una facile collocazione, con ciò che in questo<br />

particolare ordine di cose rimane senza tetto. Ecco che allora<br />

ciò che chiamiamo “storia”, l’ideologia <strong>del</strong>la conoscenza che ritiene<br />

di poter afferrare, a livello globale, la dinamica <strong>del</strong> nostro<br />

essere, prende coscienza dei propri limiti.<br />

Di fronte a un <strong>mondo</strong> che pare sopraffatto dalla volontà di<br />

una razionalità strumentale che si chiama ragione, scienza, tecnologia,<br />

progresso, nonché loro configurazione globale nel capitalismo<br />

contemporaneo, esiste al contempo un ethos, un<br />

aspetto terrestre, una base che sfugga alla sua logica? Per Heidegger,<br />

come per i poeti, i musicisti, gli artisti e i custodi <strong>del</strong>lo<br />

straordinario e <strong>del</strong>l’estatico, la risposta va cercata nell’erranza<br />

<strong>del</strong> linguaggio. Il linguaggio apre all’enigma di ciò che resiste e<br />

si ritira dalla struttura esclusivamente razionalista <strong>del</strong> <strong>mondo</strong>.

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