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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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84 IAIN CHAMBERS<br />

<strong>del</strong> <strong>mondo</strong>”, la follia d’una siffatta presunzione 1 . Ogni affermazione,<br />

gesto o espressione viene immediatamente raddoppiato dal<br />

dubbio, ogni decisione dalle ombre incerte di una dissoluzione<br />

imminente. Si realizza “essenzialmente, una nozione temporale”<br />

(de Man 1983, p. 211) che anima così profondamente la divulgazione<br />

barocca <strong>del</strong>l’allegoria e <strong>del</strong>l’ironia.<br />

In questo raddoppiamento, in cui il soggetto rifiuta di rispondere<br />

in maniera inequivocabile alle proprie affermazioni, l’ironia<br />

ostenta sia il rifiuto di rinunciare al discorso espositivo che l’impossibilità<br />

di accoglierlo nella sua interezza. L’interazione tra le<br />

affermazioni sugli oggetti e la riflessione su queste affermazioni<br />

come oggetti è di natura ambigua. Il soggetto si pone in una posizione<br />

trascendentale relativamente al discorso, ma esclusivamente<br />

per negare la possibilità di essere il garante <strong>del</strong>la trascendenza<br />

(Hallyn 1993, p. 22).<br />

Le orbite vuote di un teschio, fiori freschi tra i denti, fissano<br />

assenti la strada di tutti i giorni 2 . Il <strong>mondo</strong>, le parole, le donne…<br />

la verità, sono diventati incostanti, relitti di una cosmologia deposta:<br />

stelle cadenti, bambini generati con la radice <strong>del</strong>la mandragora,<br />

il canto <strong>del</strong>le sirene. Segnali che riveleranno la falsità “prima<br />

ch’io venga, a due o tre” (Donne 1611b, p. 35). La quiescenza<br />

temporanea <strong>del</strong>le garanzie trascendentali, precedenti il razionalismo<br />

impetuoso che ribadisce le proprie pretese sull’universo a<br />

nome <strong>del</strong>l’umanità, consente di riconoscere la piena autonomia<br />

<strong>del</strong>le rappresentazioni, la cui unica ragione è insita in esse stesse.<br />

Ricaduti sulla terra, il linguaggio, le immagini e i segni “assordantemente<br />

uniti al nulla” non possono rispondere che al proprio<br />

passaggio e alla propria presenza in queste spoglie mortali (Hélène<br />

Cixous, con allusione a Shakespeare, in Cixous, Clément 1987,<br />

p. 98). Riconoscere l’immagine <strong>del</strong>la costruzione temporale <strong>del</strong>l’artificio,<br />

<strong>del</strong> simulacro, in e per se stessa, “implica la chiusura<br />

<strong>del</strong>la metafisica e l’accettazione piena <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> storico” (Perniola<br />

1983b, p. 122). Eppure questo trova alimento, invece che<br />

1 Il riferimento è a Tutte le mattine <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> di Pascal Quignard (1992) e alla successiva<br />

realizzazione filmica <strong>del</strong>lo stesso, su sceneggiatura di Quignard, di Alain Courneau,<br />

1992. <strong>Sulla</strong> “triste voluttuosità”, si veda Kristeva 1987.<br />

2 Si tratta <strong>del</strong>la chiesa di Santa Maria <strong>del</strong>le Anime <strong>del</strong> Purgatorio (1604), a Napoli, in<br />

via dei Tribunali. I fiori vengono cambiati ogni giorno.

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