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indagine conoscitiva - Corriere delle comunicazioni

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3.6 La pubblicità classica (above the line): il confronto internazionale<br />

Nonostante la complessità di un’analisi di benchmark internazionale 141 , si osserva che anche<br />

utilizzando un approccio metodologico diverso da quello presentato in questo paragrafo, le<br />

considerazioni e le valutazioni di seguito esposte non appaiono suscettibili di significativi<br />

cambiamenti.<br />

Tabella. 3.7 - Confronto internazionale: la pubblicità sui mezzi di comunicazione (*)<br />

Investimenti<br />

(Mln di €)<br />

Allegato A alla Delibera n. 551/12/CONS 98<br />

∆ sul PIL pro capite<br />

2010 2009/2010 (%) (%) (€)<br />

Giappone 33.091 1,3% 0,8% 233<br />

USA 83.386 5,6% 0,8% 271<br />

Germania 26.375 9,0% 1,0% 322<br />

Regno Unito 10.805 11,6% 0,7% 174<br />

Francia 12.082 10,7% 0,6% 189<br />

Italia (**) 9.873 6,3% 0,5% 145<br />

Spagna 5.437 0,4% 0,5% 118<br />

(*) La tabella riporta, per i diversi paesi, i dati di investimento netto in pubblicità sui mezzi classici (televisione, radio, quotidiani,<br />

periodici, cinema, pubblicità esterna, internet con la sola eccezione della Germania e Giappone per i quali si ha disponibilità<br />

esclusivamente del dato lordo.<br />

(**)<br />

In modo da rendere omogeno il confronto con gli altri Paesi, per l’Italia sono stati utilizzati i ricavi in pubblicità realizzati nel<br />

2010 sui mezzi classici (escludendo l’editoria annuaristica).<br />

Fonte: Elaborazioni Agcom su dati aziendali e fonti varie<br />

Esaminando i principali indicatori che consentono di comparare la dimensione del settore<br />

pubblicitario nelle diverse economie (cfr. Tabella 3.7), si osserva sempre il medesimo<br />

posizionamento del nostro Paese. Nel dettaglio, se consideriamo il valore assoluto degli<br />

investimenti in pubblicità, l’Italia presenta un livello della raccolta pubblicitaria sui mezzi classici<br />

(con l’esclusione dell’annuaristica) corrispondente a 9,2 miliardi di euro nel 2010; valore<br />

decisamente inferiore a quello rilevato negli altri paesi, con la sola eccezione della Spagna che nel<br />

medesimo periodo ha realizzato investimenti pubblicitari per 5.437 milioni di euro. La debolezza<br />

sotto il profilo dimensionale del settore pubblicitario italiano appena evidenziata è ulteriormente<br />

confermata laddove si tenesse conto della sola pubblicità nazionale, escludendo pertanto dal<br />

conteggio gli investimenti pubblicitari con una diffusione più limitata corrispondente ad un ambito<br />

locale.<br />

141 Una prima difficoltà di comparazione a livello internazionale dei dati di investimento pubblicitari deriva dell’utilizzo<br />

di metodologie (composizione dei mezzi di informazione, criteri di rilevazione, metodi di stima) con caratteristiche<br />

diverse da un paese ad un altro. Ad esempio, mentre per alcuni paesi è disponibile solamente il dato di investimento<br />

lordo, ossia il valore della raccolta pubblicitaria al lordo degli sconti di agenzia e <strong>delle</strong> commissioni di vendita<br />

(Giappone, Germania) in altri contesti è possibile fornire direttamente i dati di investimento netti. Anche all’interno del<br />

medesimo paese, inoltre, i dati della raccolta pubblicitaria presentano <strong>delle</strong> differenze a seconda della fonte di<br />

informazione consultata e, quindi, della società che ha effettuato la rilevazione. Nonostante il diverso approccio<br />

metodologico, è possibile procedere comunque ad una comparazione a livello internazionale del settore pubblicitario<br />

senza pregiudicare la solidità <strong>delle</strong> valutazioni e dei risultati ottenuti. Infatti, dall’esame dei dati e <strong>delle</strong> informazioni<br />

acquisite è stato possibile appurare che i rapporti di forza e/o le differenze fra i paesi oggetto del benchmark non<br />

cambiano anche considerando approcci metodologici o fonti di informazione diverse.

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