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indagine conoscitiva - Corriere delle comunicazioni

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In particolare, dall’analisi dei dati riportati nella Tabella 3.11, emerge un ranking dei settori<br />

economici in cui si articola la raccolta pubblicitaria piuttosto differente da un paese ad un altro.<br />

Ciononostante è possibile effettuare alcune considerazioni comparative rispetto all’Italia.<br />

Una prima osservazione concerne il peso degli investimenti pubblicitari del comparto dei beni di<br />

largo consumo. La macrocategoria FMCG che raggruppa diverse tipologie di settori economici, fra<br />

cui, alimentari, cura della persona, toiletterie, bevande, oggetti personali, nel 2010, ha speso in<br />

pubblicità oltre il 30% degli investimenti della comunicazione pubblicitaria complessiva a livello<br />

nazionale. Nei restanti paesi esaminati gli inserzionisti appartenenti a tale categoria merceologica -<br />

comunque al primo posto della graduatoria dei settori economici in termini di investimento<br />

pubblicitario – nel medesimo anno rappresentano in media il 20% del totale della pubblicità. Negli<br />

Stati Uniti il peso dei beni di largo consumo - secondo settore per investimento in pubblicità sui<br />

mezzi classici - è stato solamente del 14,7%. Ciò nonostante gli Stati Uniti presentano un elevato<br />

peso della televisione rispetto agli altri mezzi.<br />

Diversamente, i settori <strong>delle</strong> tele<strong>comunicazioni</strong> e della finanza, particolarmente interessanti in<br />

termini di capacità di spesa potenziale, appaino sottodimensionati in Italia rispetto a quanto<br />

osservato negli altri paesi europei. Nel corso dell’<strong>indagine</strong> è emerso, inoltre, che storicamente nel<br />

nostro Paese le imprese appartenenti a queste categorie merceologiche sembrano prediligere<br />

l’impiego di strumenti di comunicazione (quotidiani locali, pubblicità esterna) in grado di assicurare<br />

una diffusione su base locale del messaggio pubblicitario 149 .<br />

Altra caratteristica distintiva della domanda nazionale di pubblicità concerne il peso del comparto<br />

“abbigliamento e accessori” la cui spesa in pubblicità è decisamente superiore a quella rilevata negli<br />

altri Paesi ove tale categoria si colloca nelle ultime posizioni nell’ambito del ranking dei settori che<br />

più investono nel settore. Come illustrato dalla Tabella 3.11, tale area merceologica rappresenta il<br />

7% della spesa complessiva pari a circa il doppio della quota osservata negli altri paesi. Il peso del<br />

settore dell’abbigliamento e in particolare nel comparto “moda” potrebbe spiegare l’importanza per<br />

l’Italia dell’editoria periodica; soprattutto di quella specializzata che rappresenta lo strumento di<br />

comunicazione cui si rivolge più frequentemente tale comparto.<br />

Come noto, gli inserzionisti dei beni di largo consumo tendono a privilegiare i mezzi di<br />

comunicazione in grado di raggiungere un target più ampio possibile. Pertanto, storicamente tale<br />

settore economico destina una quota rilevante del proprio budget pubblicitario complessivo alla<br />

televisione che consente di raggiungere con elevati livelli di penetrazione un pubblico molto vasto<br />

con caratteristiche molto diversificate per preferenze, stili di vita, classi di reddito e di istruzione.<br />

149 “Un’altra caratteristica del comparto pubblicitario nazionale è il sottodimensionamento dei settori finanziario e<br />

retail (la GDO in particolare) che nel resto d’Europa investono quote considerevoli in pubblicità. Storicamente nel<br />

nostro Paese entrambi i reparti sopraindicati prediligono l’utilizzo di strumenti di comunicazione con una maggiore<br />

caratterizzazione locale, come la pubblicità esterna e i quotidiani locali”; cfr. verbale di audizione di WPP del 10<br />

marzo 2011.<br />

Allegato A alla Delibera n. 551/12/CONS 103

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