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indagine conoscitiva - Corriere delle comunicazioni

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la presenza di un’articolazione dei prodotti quotidiani particolarmente vasta caratterizzata anche<br />

dalla presenza, accanto ai quotidiani cd. di qualità, di prodotti editoriali con una vocazione più<br />

popolare (tabloid) che dipendono maggiormente dalla pubblicità (e meno dai ricavi lato utente). Il<br />

fenomeno della stampa quotidiana popolare che contribuisce nei paesi europei sopra indicati ad<br />

incrementare la quota complessiva dell’advertising dei quotidiani rispetto agli altri mezzi è, invece,<br />

del tutto assente nel contesto nazionale 147 .<br />

Osservando le quote di raccolta pubblicitaria realizzata dalla stampa quotidiana rispetto al 2005, in<br />

tutti i paesi esaminati, si è verificata una significativa contrazione del peso di tale mezzo sul totale<br />

sebbene con proporzioni più o meno significative a seconda dei diversi contesti economici.<br />

Nello stesso periodo di riferimento, invece, la spesa pubblicitaria assorbita da internet è cresciuta in<br />

modo considerevole sebbene a ritmi differenti fra uno Stato e l’altro. Con riferimento alla raccolta<br />

on line, si è registrato infatti un incremento della quota sul totale investito più rilevante per<br />

Germania (10%), Regno Unito (16,8%) e Francia (10,1%) rispetto al valore osservato negli altri<br />

paesi (circa del 9% per Spagna e Giappone e del 7% per l’Italia e Stati Uniti). Dall’analisi<br />

comparata emerge pertanto come, nonostante la rapida crescita degli ultimi anni, la pubblicità on<br />

line appaia comunque sottostimata rispetto a quanto avviene negli altri Paesi: in Italia infatti la<br />

quota di internet era nel 2009 inferiore al 10%, dato ancora assai minore rispetto a quanto avviene<br />

altrove.<br />

Dalle valutazioni che precedono emerge quindi come il differenziale fra la raccolta pubblicitaria<br />

televisiva e quella realizzata sugli altri mezzi risulti essere significativamente maggiore nel nostro<br />

Paese rispetto agli altri contesti esaminati. Inoltre, rispetto al 2005, la distanza fra le risorse<br />

pubblicitarie assorbite dalla televisione e quelle realizzate in complesso dagli altri media in Italia è<br />

ulteriormente cresciuta.<br />

In base alle osservazioni raccolte attraverso gli operatori che hanno preso parte all’<strong>indagine</strong>,<br />

l’importanza della quota del settore televisivo sul totale degli investimenti in pubblicità rispetto a<br />

quella realizzata negli altri mezzi sarebbe, in parte, riconducibile alle caratteristiche che<br />

contraddistinguono la domanda di pubblicità in Italia e, in particolare, sia alla specializzazione<br />

settoriale, sia alla dimensione degli inserzionisti pubblicitari che investono nel nostro Paese 148 .<br />

L’esame della distribuzione della domanda di pubblicità per settori economici a livello<br />

internazionale sembra, tuttavia, fornire <strong>delle</strong> indicazioni che non consentono di confermare la tesi<br />

sopra indicata (cfr. Tabella 3.11). In altri termini, dall’<strong>indagine</strong> comparativa circa l’articolazione<br />

della domanda per settori di attività emergono alcune caratteristiche distintive del nostro Paese che<br />

non risultano, tuttavia, idonee ad attestare l’esistenza di un rapporto di correlazione fra la<br />

specializzazione merceologica o dimensionale della domanda di inserzioni a livello nazionale e<br />

un’articolazione della spesa pubblicitaria così sbilanciata a favore del mezzo televisivo.<br />

un’età non giovanile. Emergono, tuttavia, alcune differenze, con riferimento alla diversa segmentazione per genere<br />

(maschile i quotidiani, femminile i periodici), oltre che una relativamente maggiore copertura dei quotidiani presso le<br />

fasce meno abbienti. Cfr. Allegato A. alla delibera n. 555/10/CONS. p. 152 e ss.<br />

147 Cfr. verbale di audizione di Aegis del 9 marzo 2011.<br />

148 “La prima evidente differenza rispetto agli altri paesi con caratteristiche comparabili riguarda il più limitato<br />

numero di investitori pubblicitari e la maggiore dimensione media degli stessi. Anche in mercati meno sviluppati, come<br />

ad esempio quello spagnolo, gli investitori attivi sono circa il doppio di quelli presenti nel contesto italiano. […]<br />

Un’altra peculiarità del settore pubblicitario nazionale concerne l’articolazione degli investimenti per categorie<br />

merceologiche. Al primo posto, per volumi di investimento in pubblicità in Italia si riscontrano i beni di consumo ad<br />

acquisto ripetuto; prevalentemente, quelli del settore alimentare, con una quota di spesa pari a circa [25 – 55]%, pari<br />

al doppio della corrispondente quota di investimenti nei principali paesi europei”; cfr. verbale di audizione di WPP del<br />

10 marzo 2011. “Tale fenomeno è riconducibile principalmente alla caratteristiche di fruizione dei mezzi di<br />

comunicazione da parte degli utenti, che, nel nostro Paese, per ragioni storiche – economiche, sociali e culturali-, è<br />

particolarmente concentrata sulla televisione”, cfr. verbale di audizione di FCP del 30 settembre 2010.<br />

Allegato A alla Delibera n. 551/12/CONS 102

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