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indagine conoscitiva - Corriere delle comunicazioni

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di Sky) hanno raggiunto nel 2010 una quota del 9,9%, superando, nel primo trimestre del 2011,<br />

l’audience media <strong>delle</strong> altre emittenti terrestri 202 .<br />

Questi rilievi non appaiono tuttavia ancora indicativi dell’affermarsi di una maggiore concorrenza<br />

nel settore, posto che, come rilevato anche nella Relazione annuale dell’Autorità del 2011<br />

“L’analisi dinamica dei dati di audience […] confermano il quadro di sostanziale stabilità, finora<br />

delineatosi in capo agli operatori storici […] sul versante dell’offerta, con riguardo agli assetti<br />

degli operatori, emerge una sostanziale invarianza, in termini di risorse e di ascolti”.<br />

Come confermato anche dalle informazioni acquisite nella presente <strong>indagine</strong>, permangono infatti,<br />

tuttora, alcune problematiche che, storicamente, hanno interessato il mercato della raccolta<br />

pubblicitaria televisiva.<br />

La questione maggiormente avvertita attiene, come visto, alla struttura particolarmente concentrata<br />

del mercato, che influisce sui margini di profittabilità degli altri operatori pubblicitari e sulla loro<br />

capacità di offrire nuovi prodotti ed incidere sulle scelte dei clienti. Come già osservato, i dati<br />

disponibili confermano infatti la presenza di un’impresa in posizione dominante 203<br />

(Fininvest/Mediaset), accanto ad un secondo operatore (Rai) che, in ragione della propria missione<br />

di servizio pubblico, soggiace, comunque a vincoli legislativi più restrittivi in materia di<br />

affollamento pubblicitario, che ne condizionano inevitabilmente la capacità competitiva. Infatti,<br />

nonostante una sostanziale equivalenza in termini di quota di mercato calcolata sulle audience fra<br />

Rai e Mediaset (ed anzi nel 2010 a fronte del 41% di Rai, Mediaset deteneva il 37%, per un<br />

audience complessiva di quasi l’80%) è possibile osservare una sproporzione sempre maggiore dei<br />

ricavi da raccolta pubblicitaria fra i due operatori, con Fininvest/Mediaset che realizza circa il 62%<br />

della quota complessiva (57% se si considerano anche le locali) e Rai solo il 24% (22%) 204 .<br />

Tale circostanza, unitamente alla scarsa differenziazione, in termini di contenuti, fra le emittenti Rai<br />

e Mediaset, che appare permanere anche a seguito dell’introduzione di nuovi canali in digitale<br />

terrestre, risulta passibile di perpetrare la situazione di duopolio stabile, dal lato dell’offerta di<br />

contenuti, tradizionalmente rinvenuta nel settore 205 , vanificando l’occasione, creata a seguito della<br />

moltiplicazione dei canali come conseguenza del passaggio al digitale, di accrescere le potenzialità<br />

competitive del secondo operatore del mercato.<br />

Da un punto di vista dinamico, se si opera un confronto con i dati dell’<strong>indagine</strong> <strong>conoscitiva</strong><br />

dell’Agcm del 2003 relativi al solo ambito nazionale televisivo, emerge chiaramente come<br />

nonostante una leggera riduzione del tasso di concentrazione, questo rimanga stabilmente assai<br />

elevato (e superiore a quello degli altri mercati internazionali, v. infra). In pratica, nonostante il<br />

processo di liberalizzazione in atto, la concentrazione è scesa soltanto di 500 punti in più di 5 anni,<br />

rimanendo largamente al di sopra della soglia di 2.500 punti oltre la quale un mercato viene<br />

considerato strutturalmente concentrato.<br />

202 Autorità, Relazione annuale 2011, p. 121 e ss.<br />

203 “Secondo una giurisprudenza consolidata quote di mercato molto grandi — 50 % o superiori — possono costituire<br />

di per sé la prova dell'esistenza di una posizione di mercato dominante”. Cfr. Orientamenti relativi alla valutazione<br />

<strong>delle</strong> concentrazioni orizzontali a norma del regolamento del Consiglio relativo al controllo <strong>delle</strong> concentrazioni tra<br />

imprese (2004/C 31/03), §17.<br />

204 Tale potere di mercato offrirebbe a Mediaset la possibilità di attuare pratiche asseritatamente anticompetitive, come<br />

ad esempio i comportamenti ostruzionistici lamentati dai concorrenti e posti in essere nei confronti di Sky, con<br />

particolare riguardo alla negata possibilità di acquisire spazi pubblicitari sui canali analogici di Mediaset. Altro<br />

comportamento anticompetitivo sarebbe stato posto in essere da Mediaset e Rai che hanno predisposto l’oscuramento<br />

dei propri canali sulla piattaforma satellitare di Sky in maniera coordinata, e con picchi nelle fasi di progressivo switchoff<br />

verso il digitale terrestre ed in concomitanza con il lancio della piattaforma satellitare Tivù Sat, partecipata da Rai e<br />

Mediaset. Cfr. verbale di audizione di Sky del 17 dicembre 2010.<br />

205 Si veda sul punto IC23, cit., pp. 88 e ss.<br />

Allegato A alla Delibera n. 551/12/CONS 137

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