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indagine conoscitiva - Corriere delle comunicazioni

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Occorre pertanto verificare se l’attuale configurazione dell’assetto negoziale del mercato<br />

dell’intermediazione sia idonea ad allineare gli obiettivi dei centri media a quelli dei propri clienti.<br />

Da quanto emerso nei paragrafi precedenti appare tuttavia già evidente come la struttura triangolare –<br />

inserzionisti, centri media, concessionarie – non soddisfi criteri di efficienza né di corretto<br />

funzionamento del mercato (v. § 2.2).<br />

Da un lato, la relazione centri media-inserzionisti (v. § 2.2.1) presenta forme di remunerazione che, a<br />

parità di altre condizioni, possono spingere i centri media ad allineare i propri obiettivi a quelli dei<br />

clienti: come visto, esistono, infatti, oltre a fee fisse anche componenti variabili legate ai risultati<br />

della campagna pubblicitaria in rapporto agli obiettivi definiti dall’inserzionista. Per quanto possa<br />

essere complicato tecnicamente definire contrattualmente queste forme di incentivazione e poi<br />

monitorarne effetti e risultati – infatti alle volte i contraenti preferiscono semplicemente stipulare<br />

contratti con fee fisse –, la possibilità del ricorso a forme più incentivanti lascia al cliente la facoltà di<br />

scegliere tra un discreto “menù” di forme contrattuali. Inoltre, la previsione di durate contrattuali<br />

limitate nel tempo ed il dispiegarsi del processo concorrenziale potrebbero disciplinare<br />

dinamicamente il comportamento degli attori, ed in particolare quello dei centri media. Tuttavia,<br />

come ampiamente illustrato nel paragrafo precedente, l’attuale fase competitiva lascia, già a questo<br />

livello, dei seri dubbi circa il corretto funzionamento di un processo che faccia tendere il sistema<br />

all’allineamento degli obiettivi.<br />

Dall’altro lato, gli accordi contrattuali esistenti tra centri media e concessionarie introducono ulteriori<br />

possibili distorsioni che si potrebbero riversare negativamente sull’efficienza del sistema. In primo<br />

luogo, è già stato evidenziato come i centri media sottoscrivano pattuizioni che li dovrebbero<br />

incentivare ad ottimizzare il fatturato <strong>delle</strong> concessionarie (v. § 2.2.2), nonché a tutelare gli interessi<br />

degli inserzionisti (v. § 2.2.1). Stante la natura confliggente degli interessi rappresentati da domanda<br />

e offerta di pubblicità, tale configurazione appare già, prima facie, inefficiente e distorsiva.<br />

In secondo luogo, come emerso nel corso dell’<strong>indagine</strong> e confermato dagli stessi operatori nonché<br />

dagli auditor, l’attuale configurazione <strong>delle</strong> relazioni di mercato appare caratterizzata da un elevato<br />

livello di opacità 100 . Ciò in virtù della complessità tecnica e economica <strong>delle</strong> relazioni medesime,<br />

dell’assenza, o comunque della mancanza di reale valenza, in Italia di listini pubblicitari, nonché<br />

della diffusa pratica della discriminazione di prezzo (ossia di strategie di prezzo e/o di sconti definite<br />

per singolo cliente) 101 .<br />

In tale contesto non appare possibile un efficiente monitoraggio dei comportamenti dei vari attori (v.<br />

§ 2.2.3), tanto meno dei centri media da parte dei clienti; né, come detto, l’attuale configurazione del<br />

mercato favorisce l’instaurarsi di forze che lo spingano naturalmente verso un equilibrio efficiente.<br />

Al riguardo appare esemplare il caso <strong>delle</strong> cd. overcommission o premi di fine anno. Come illustrato<br />

in precedenza, accanto al corrispettivo ricevuto dagli inserzionisti di pubblicità, il centro media riceve<br />

una remunerazione da parte di ogni concessionaria di pubblicità, in proporzione agli investimenti<br />

annui complessivamente amministrati dal primo e veicolati sui mezzi offerti dalla seconda.<br />

100 La relazione tra concentrazione dei mercati e poca trasparenza <strong>delle</strong> transazioni è stata sottolineata dagli utenti di<br />

pubblicità che hanno evidenziato come “Lo stesso livello di concentrazione può essere riscontrato nel settore dei servizi<br />

di intermediazione, dove sono presenti 3-4 gruppi internazionali, che attraverso molteplici divisioni, filiali o aziende<br />

attive sul territorio nazionale amministrano circa il 90% degli investimenti pubblicitari complessivi. Anche l’offerta di<br />

spazi pubblicitari sui diversi mezzi presenta livelli di concentrazione altrettanto importanti. Questa struttura di mercato<br />

non favorisce la trasparenza nelle transazioni economiche con il risultato di produrre una estrema variabilità dei prezzi<br />

applicati dalle concessionarie/mezzi alla clientela.” (cfr. verbale UPA del 7 ottobre 2010, p. 4; sottolineatura aggiunta).<br />

101 In tal senso, tra gli altri, “Publicis sottolinea, infine, una tendenza di carattere generale riscontrabile su tutti i mezzi,<br />

secondo cui, il processo di formazione dei prezzi è strettamente correlato al singolo cliente, potendosi verificare <strong>delle</strong><br />

oscillazioni anche significative fra un soggetto ed un altro.” (cfr. verbale di audizione di Publicis del 16 marzo 2011,<br />

sottolineatura aggiunta).<br />

Allegato A alla Delibera n. 551/12/CONS 66

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