indagine conoscitiva - Corriere delle comunicazioni
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concorrenza intra-gruppo (ossia tra agenzie di uno stesso gruppo), che erano rimaste successivamente<br />
al consolidamento dei centri media in grandi gruppi conglomerali 96 .<br />
Il minor livello di competizione dovuto all’insieme di tali fattori non può che avere ripercussioni<br />
negative sul benessere sociale. In particolare, appaiono evidenti gli effetti, diretti ed indiretti, sui<br />
clienti di tali servizi (gli inserzionisti pubblicitari).<br />
A tale riguardo, occorre evidenziare, in via preliminare, come, dai dati acquisiti nel corso<br />
dell’<strong>indagine</strong>, emerge che circa tre quarti degli investimenti pubblicitari nazionali sono intermediati<br />
dai centri media 97 . La Tabella 2.7 illustra, per il 2009, la quota di spesa pubblicitaria amministrata dai<br />
centri media nei mezzi di informazione classici e in internet (display) sull’investimento pubblicitario<br />
nazionale complessivo realizzato: circa il 72% degli investimenti complessivi è intermediato dai<br />
centri media, mentre la restante parte è oggetto di negoziazione diretta fra clienti e concessionarie di<br />
pubblicità. A livello più disaggregato, la televisione, che è il primo mezzo per investimenti<br />
pubblicitari, registra una quota intermediata superiore al 76%. Anche i mezzi meno importanti in<br />
termini spesa in pubblicità sono caratterizzati da livelli di intermediazione pubblicitaria assai elevati<br />
(la radio 77%; Internet display 95%). Per i periodici e i quotidiani, invece, il ricorso alla negoziazione<br />
diretta da parte degli inserzionisti di pubblicità è invece relativamente più frequente: in questo caso,<br />
infatti, la quota di investimento gestita dai centri media scende rispettivamente al 53,3% e 41,2%; ciò<br />
in virtù del carattere più locale e specialistico di molte testate quotidiane e periodiche.<br />
Tabella 2.7 – Quota degli investimenti pubblicitari nazionali intermediati dai centri media<br />
(2009, %)<br />
Allegato A alla Delibera n. 551/12/CONS 64<br />
Mezzi Quota amministrato dai centri media (%)<br />
Televisione 76,4%<br />
Radio 77,5%<br />
Quotidiani 53,3%<br />
Periodici 41,2%<br />
Internet Display 95,8%<br />
Totale investimenti pubblicitari nazionali 71,8%<br />
Fonte: elaborazioni Agcom su dati aziendali ed Ad Ex Nielsen<br />
Se si eccettua quindi una fisiologica piccola parte (un quarto) di investimenti pubblicitari nazionali<br />
gestiti direttamente dai clienti – prevalentemente legati a spese pubblicitarie su mezzi più locali e<br />
specialistici, ovvero ad investimenti di minori entità non rientranti nell’ambito di una complessiva<br />
programmazione pubblicitaria – l’intermediazione rappresenta un passaggio (quasi) obbligato per la<br />
definizione di una campagna pubblicitaria e per l’acquisto dei relativi spazi dalle concessionarie.<br />
Nonostante i centri media auditi hanno evidenziato il forte potere di contrasto dei loro clienti (oltre<br />
che <strong>delle</strong> concessionarie), esistono elementi che inducono a ritenere tali valutazioni non suffragate<br />
dai fatti e comunque limitate al più ad una specifica frangia di clienti. Infatti, ove esistente, il potere<br />
di contrasto appare confinato alle società multinazionali. Tali clienti appaiono, almeno<br />
potenzialmente, gli unici - per dimensioni, presenza su più mercati, possibilità di benchmarking,<br />
96<br />
Al riguardo, si evidenzia come, per i grandi gruppi internazionali, negli ultimi anni si è assistito ad un processo di<br />
integrazione <strong>delle</strong> attività strategiche (quali la contrattazione <strong>delle</strong> overcommission), oltre che di alcuni centri di costo<br />
(amministrazione, acquisti, ecc.), a livello di holding capo-gruppo (v. § 2.3.2).<br />
97<br />
Tale dato è stato anche confermato dagli operatori nel corso dell’<strong>indagine</strong>; cfr. ad esempio verbale di audizione Aegis<br />
del 9 marzo 2011.