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indagine conoscitiva - Corriere delle comunicazioni

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visualizzato dai consumatori interessati. Pertanto, migliore è la selezione del pubblico cui è diretto il<br />

messaggio pubblicitario, maggiore sarà la probabilità che si raggiunga il consumatore interessato. In<br />

ogni caso, finché il prezzo è calcolato in funzione della mera “esposizione” (CPM), chi vende lo<br />

spazio pubblicitario potrà valutare questa e non i risultati. Quando invece, l’inserzionista paga in<br />

funzione dei risultati dell’inserzione (CPC o CPA), il meccanismo di vendita ed il prezzo<br />

sottostante dipenderà non tanto dall’esposizione quanto piuttosto da una misura di efficacia del<br />

messaggio pubblicitario. Le modalità di definizione dei prezzi si ripercuotono pertanto sugli<br />

incentivi sottostanti le decisioni di inserzionisti ed editori, e quindi sull’equilibrio complessivo del<br />

mercato. In tal senso, essendo il search venduto a performance e il display prevalentemente ad<br />

impressione, la summenzionata segmentazione troverebbe ulteriore conferma.<br />

Nonostante tali argomentazioni ed a dispetto del fatto che molti operatori della comunicazione on<br />

line, soprattutto dal lato dell’offerta 378 , sostengano l’individuazione di due ambiti di mercato tuttora<br />

distinti, deve riconoscersi altresì la presenza di elementi, soprattutto di ordine dinamico, che vanno<br />

nella direzione opposta 379 .<br />

In via preliminare, come rilevato da IAB, “la stessa tripartizione del mercato secondo i segmenti<br />

display, search, affiliation, crea distorsioni informative. Più in generale, il mercato di internet<br />

presenta un livello di complessità che non sembra diminuire nel medio-lungo periodo, anche alla<br />

luce di un’oggettiva difficoltà di standardizzazione <strong>delle</strong> forme evolutive e di misurazione” 380 .<br />

Da un punto di vista più sostanziale, si rileva come negli ultimi tempi gli stessi elementi che hanno<br />

“storicamente” distinto i due ambiti (uso di meccanismi d’aste, CPM vs. CPA; ecc.) appaiono,<br />

almeno parzialmente, venir meno, per l’estensione di molti meccanismi search anche al segmento<br />

non search. Emblematico è il caso di Facebook che pur vendendo prevalentemente pubblicità di<br />

tipo display utilizza meccanismi di vendita, valorizzazione e misurazione dell’efficacia tipici del<br />

segmento search.<br />

In ogni caso, in questa sede, considerati gli obiettivi della presente <strong>indagine</strong> ed in linea con gli<br />

attuali orientamenti della Commissione europea, non appare necessario pervenire ad una esatta<br />

definizione del mercato, lasciando impregiudicata la possibilità di pervenire ad una segmentazione<br />

della pubblicità on line tra search e non search.<br />

5.4.2 Le risorse economiche<br />

In Italia, il mercato della pubblicità on line ha largamente superato, in valore, il miliardo di euro (v.<br />

Tabella 5.4), rappresentando al momento il quarto mezzo pubblicitario, dopo televisione, quotidiani<br />

e periodici. Ciò che lo distingue è però il diverso sentiero evolutivo: nel 2010 il mercato italiano è<br />

cresciuto di oltre il 40%, tasso di crescita inimmaginabile per tutti gli altri mercati pubblicitari. Si<br />

conferma un tasso di crescita a due cifre (oltre il 30%) anche con riferimento al 2011.<br />

Al fine di procedere ad una puntuale ed esaustiva valorizzazione del mercato, sono stati utilizzati, in<br />

particolare, i dati della Federazione Concessionarie Pubblicità (FCP-AssoInternet) e di IAB,<br />

eventualmente integrati (e/o modificati) sulla base <strong>delle</strong> informazioni specifiche richieste alle<br />

singole società 381 . La stima riportata in Tabella 5.4 rappresenta al momento il dato più accurato ed<br />

esaustivo sul valore del mercato on line in Italia.<br />

378<br />

Nell’audizione del 4 febbraio 2011, con riferimento al definizione del mercato di riferimento, Microsoft “sottolinea<br />

le differenze esistenti fra il segmento del search advertising dominato da Google, rispetto al display caratterizzato da<br />

un maggiore livello di concorrenza. In ragione di queste differenze tali segmenti appaiono rappresentare due ambiti di<br />

mercato distinti.” In tal senso anche Yahoo!, v. supra.<br />

379<br />

In tal senso, RATLIFF J.D. e RUBINFELD D. L., cit.<br />

380<br />

Cfr. verbale di audizione di IAB.<br />

381<br />

Le società che operano come concessionarie e che hanno contribuito alla valorizzazione sono: AdLink hi Media;<br />

Arcus; Banzai; Buongiorno; ClassPubblicità; Dada; Ed. Condé Nast; Facebook; Finelco; Google; Hachette Rusconi;<br />

Leonardo ADV; Manzoni; Matrix; Mediamond; Microsoft MSN.IT; Publikompass; Publitalia; Rcs; Reed Business;<br />

Allegato A alla Delibera n. 551/12/CONS 209

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