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archeometria 2002.pdf - pagina di avviso

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specie, sempre me<strong>di</strong>terranee, come ulivo, leccio, coccifera non presentano a viste <strong>di</strong>fferenziazioni annuali<br />

nelle sezioni dei loro tronchi.<br />

Il problema ritorna in Plinio (I secolo d.C.) che anche in questo caso si rivela più un compilatore <strong>di</strong><br />

conoscenze scientifiche che un ricercatore originale. Plinio vive a Roma, ma proviene dall’Italia<br />

settentrionale conosce l’abete rosso e l’abete bianco e forse il larice (usato dai Romani nei pontili dei<br />

porti <strong>di</strong> Ostia e Fiumicino); anzi accenna perfino a settori più chiari e più scuri delle cerchie (zone<br />

primaticcie e zone tar<strong>di</strong>ve), tuttavia non avverte la cadenza annuale dell’accrescimento. Per Plinio le<br />

piante arboree cresciute in quota hanno prestazioni tecnologiche superiori a quelle ra<strong>di</strong>cate in pianura. È<br />

pertanto una notazione a sé stante, senza collegamenti specifici con i caratteri istologici, con l’età,<br />

densità ed estensione delle zone tar<strong>di</strong>ve anulari, ecc. Di legno parla Vitruvio, <strong>di</strong> piante arboree Columella<br />

e qualche altro georgico minore, ma il concetto d’accrescimento annuo ra<strong>di</strong>ale resta confuso per parecchi<br />

secoli ancora. Un accenno agli anelli annuali sembra che si possa riconoscere in un episo<strong>di</strong>o che riguarda<br />

il califfo Motewekkil, che nel 850 d.C. taglia un cipresso che avrebbe mostrato 1450 anelli <strong>di</strong><br />

accrescimento.<br />

Per sommi capi e trascurando qualche notazione <strong>di</strong> S. Alberto Magno e <strong>di</strong> Pietro de’ Crescenzi (secolo<br />

XIII) soltanto con Leonardo da Vinci (1452-1519) si arriva a parlare chiaramente <strong>di</strong> anelli annuali, scrive<br />

infatti nel Trattato <strong>di</strong> Pittura ....Li circuli delli rami degli alberi segati mostrano il numero delli anni e quali<br />

furono più secchi secondo la maggiore o minore loro grossezza. E così mostrano gli aspetti del mondo<br />

dov’essi erano volti; perché più grossi sono a settentrione che a meri<strong>di</strong>o....<br />

CURVE DENDROCRONOLOGICHE<br />

Le curve dendrocronologiche saranno più lunghe quanto più longeve sono le piante da cui derivano.<br />

Potranno essere <strong>di</strong> 200 e 300 anni per abete rosso e bianco, ma potranno salire a parecchie centinaia <strong>di</strong><br />

anni per il larice <strong>di</strong> alcune stazioni alpine e per le querce caducifoglie del Meri<strong>di</strong>one o a oltre mille anni<br />

per i tassi del Gargano e dei Sibillini.<br />

Oggi peraltro esistono tecniche che permettono <strong>di</strong> costruire curve plurisecolari, prolungando a<br />

ritroso nel tempo le curve ricavate da piante tuttora viventi o appena abbattute, me<strong>di</strong>ante collegamenti a<br />

piante con curve tratte da reperti via via più antichi.<br />

In America, dove il materiale longevo abbonda, con le serie <strong>di</strong> sequoie, pini ponderosi e douglasie, si<br />

sono elaborate curve che abbracciano i millenni giungendo, nel caso del pino aristato (Pinus aristato<br />

Engelm.), a oltre 9000 anni dal presente.<br />

Poiché le piante appartengono a una stessa specie arborea, entro determinati ambiti geografici seguono<br />

la norma uno stesso modello <strong>di</strong> accrescimento è possibile, attraverso appropriati proce<strong>di</strong>menti biologico-<br />

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