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archeometria 2002.pdf - pagina di avviso

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Un altro modo per rappresentare queste presentazioni è quello <strong>di</strong> utilizzare un elaboratore elettronico.<br />

Per visualizzare oggetti a tre <strong>di</strong>mensioni, compresi i campi <strong>di</strong> dati, si usano da alcuni secoli le vedute<br />

prospettiche. Durante una ricognizione la procedura <strong>di</strong> misurazione stessa può produrre facilmente una<br />

veduta pseudo-prospettica. Le letture del rivelatore forniscono valori verticali, l’asse delle ascisse è posto<br />

orizzontalmente e l’asse delle or<strong>di</strong>nate obliquamente “nel <strong>di</strong>agramma”. Se sono state misurate tracce<br />

parallele all’asse delle x, la nostra “montagna” apparirà sud<strong>di</strong>visa in sezioni. Per maggior chiarezza<br />

l’elaboratore elettronico può cancellare le tracce nascoste <strong>di</strong>etro i crinali o picchi presenti in primo piano.<br />

Sebbene il metodo sia applicato frequentemente in matematica, in <strong>archeometria</strong> non ha avuto invece<br />

molto successo perché se il <strong>di</strong>agramma isometrico deve mostrare in ogni caso qualcosa, i dati devono<br />

essere sfrondati. Le figure geometriche semplici appaiono in volumi plastici che sono <strong>di</strong>fficili da<br />

interpretare.<br />

Le seguenti tecniche <strong>di</strong> presentazione <strong>di</strong> dati sono basate su una <strong>di</strong>versa filosofia. Esse visualizzano la<br />

terza <strong>di</strong>mensione con <strong>di</strong>versi toni <strong>di</strong> grigio all’interno <strong>di</strong> qualsiasi schermo. In una prima e semplice<br />

versione vari simboli <strong>di</strong> una macchina da scrivere erano applicati a <strong>di</strong>verse letture <strong>di</strong> rivelatori, punti o<br />

altri simboli che annerivano una piccola zona per rappresentare valori bassi, e simboli gran<strong>di</strong>, per esempio<br />

“II”, per rappresentare valori alti. I <strong>di</strong>segni ottenuti con questi simboli producevano già una rozza scala <strong>di</strong><br />

grigi.<br />

Uno sviluppo <strong>di</strong> questo metodo sono i <strong>di</strong>segni a densità <strong>di</strong> punti, i quali l’elaboratore elettronico<br />

<strong>di</strong>segna, nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze del punto misurato, una serie <strong>di</strong> punti neri, localizzati a caso attorno<br />

alla posizione propria: il numero <strong>di</strong> questi punti è determinato dal risultato fornito dal magnetometro o da<br />

un altro strumento <strong>di</strong> ricognizione. Le anomalie positive <strong>di</strong>ventano quasi nere, mentre quelle negative<br />

risultano quasi bianche, l’altezza della lettura determina il grado <strong>di</strong> nero e bianco. Questa tecnica è<br />

largamente utilizzata a causa della nitidezza della rappresentazione che ne scaturisce, specialmente se<br />

vista a <strong>di</strong>stanza, appare qualcosa <strong>di</strong> simile ad un immagine a toni <strong>di</strong> grigio ad alto contrasto, come si vede<br />

dalla fotografia.<br />

Grazie all’avvento, meno <strong>di</strong> una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> anni fa, delle apparecchiature per il trattamento ad alta<br />

qualità delle immagini è possibile intraprendere la costruzione <strong>di</strong> reali immagini a toni <strong>di</strong> grigio, cioè<br />

immagini nelle quali le gradazioni <strong>di</strong> grigio cambiano apparentemente senza interruzione. Il risultato<br />

appare come in figura.<br />

Finora abbiamo descritto immagini in bianco e nero, ma ora sono a <strong>di</strong>sposizione, grazie agli schermi e<br />

stampanti a colori, le immagini a colore.<br />

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