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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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dall’avvicinamento di una nave da guerra borbonica. Alcuni dei capi trovarono scampo nella fuga, altri meno<br />

fortunati vennero assassinati, come nel caso di Pietro Mileti e Stefano Carducci.<br />

In un primo momento nella battaglia di Maida, comandati da Francesco Stocco gli insorti ebbero la<br />

meglio 100 . La guerriglia era stata aspra e spietata: il 22 giugno a Spezzano Albanese gli insorti riportano<br />

un’incoraggiante vittoria ed anche il 27 presso il fiume Angitola al comando dello Stocco. Nello stesso<br />

giorno le truppe borboniche saccheggiano brutalmente Filadelfia e il 28 tocca a Pizzo dove uccidono il<br />

fratello e l’inerme padre di Benedetto Musolino. Mentre i gruppi rivoluzionari indietreggiavano subendo<br />

perdite ovunque, il 7 luglio i siciliani rientravano nella loro terra.<br />

Intanto, dalle consultazioni elettorali del 15 giugno 1848 (l’affluenza alle urne era stata mediocre),<br />

venivano eletti gli stessi deputati che avevano fatto parte del Parlamento sciolto il 15 maggio. Ferdinando il<br />

1° luglio, come aveva stabilito con un decreto il 24 maggio precedente, col quale aveva richiamato in vigore<br />

la legge elettorale del 29 febbraio, abrogando quella contenuta nel programma del 3 aprile - atto che premiava<br />

i censi più alti penalizzando chi aveva le capacità per governare - riaprì il Parlamento riaffermando la costituzione del<br />

10 febbraio. Ormai per la cittadinanza, risultavano incomprensibili questi repentini, quanto dolorosi,<br />

mutamenti. Al Parlamento intervenne per il Re un suo delegato che lesse il discorso di maniera della corona.<br />

A ciò risposero qualche giorno dopo i deputati chiedendo all’unanimità il «cambiamento di ministero, guerra<br />

per l’indipendenza italiana, leale esecuzione dello statuto» 101 . Ferdinando per tutta risposta non volle ricevere<br />

i dodici deputati inviati per far approvare le richieste, vietando ai ministri di intervenire alle tornate<br />

parlamentari. Il Re, come è evidente, disattese i contenuti programmatici del 3 aprile riprendendo a svolgere<br />

un’azione governativa in senso assolutistico. Il processo di restaurazione era avviato. Lo stesso Sovrano con<br />

il decreto del 28 novembre, convinto anche dagli eventi che si erano intanto verificati in Toscana e a Roma,<br />

inviò al primo febbraio 1849 la riapertura del Parlamento. Ma ormai la strada intrapresa dal Re e dai suoi<br />

ministri era quella della rottura con un’Assemblea formata maggiormente da liberali. Il 12 marzo 1849, senza<br />

abrogare formalmente la costituzione del 10 febbraio 1848, il Monarca firmava un decreto che sospendeva i<br />

lavori del Parlamento che non saranno più ripresi. I liberali del Regno compresero che il breve periodo<br />

costituzionale si era negativamente concluso e bisognava riorganizzarsi: ripartire per attivare una più<br />

concreta lotta politica.<br />

I piemontesi venivano sconfitti a Custoza il 27 luglio, per cui firmavano l’armistizio con l’Austria il<br />

9 agosto a Salasco. «Il fallimento della rivoluzione del 1848 inferse profonde ferite al tessuto sociale con la<br />

ripresa reazionaria, coi processi della Gran Corte Criminale, e con condanne, persecuzioni ed esilii. La rottura tra<br />

monarchia e liberali divenne insanabile e costituì l’epilogo del processo iniziatosi negli anni travagliati del<br />

1799 (...); le vicende del 1848 confermarono l’incapacità dei Borboni a recepire le istanze di un più moderno<br />

ordinamento politico, ma anche l’immaturità politica, le contraddizioni di gran parte della borghesia,<br />

l’indifferenza delle plebi rurali (...). Nel flusso della rivoluzione ebbero una parte notevole le invasioni di<br />

terre e la “paura del comunismo”, cioè il timore che le rivendicazioni democratiche, nelle quali affioravano<br />

correnti socialiste e repubblicane, potessero mettere in pericolo il principio della proprietà privata e<br />

dell’ordine sociale» 102 . Parte della borghesia, per conservare e consolidare il potere, affiancò i conservatori.<br />

«Negli ultimi dieci anni del Regno di Ferdinando II l’assolutismo borbonico divenne quindi<br />

definitivamente un dispotismo personale retrivo, ottuso e inevitabilmente corruttore» 103 . La sua potenza, in<br />

realtà, era data dalla divisione tra contadini e borghesi e dall’appoggio indiretto che veniva (...) dai moti<br />

contadini, quando essi si volgevano decisamente contro i galantuomini» 104 . Dopo il 15 maggio 1848 il<br />

Parlamento era stato, in definitiva, costretto a posizionarsi sulla difensiva e la stessa incolumità dei deputati<br />

era minacciata. Il calabrese Faccioli nel novembre di quell’anno fu malmenato e imprigionato; il 14 aprile<br />

del ‘49 un’irruzione viene fatta in casa del ministro Carlo Troya. Il Parlamento registrò l’11 luglio 1848 un<br />

animato dibattito tra la posizione della maggioranza dei deputati (liberali moderati e radicali) e i ministri,<br />

sulle due tematiche di fondo: i moti contadini e l’insurrezione in Calabria. Il Faccioli cercò di dare al<br />

movimento «un significato legalitario, affermando che esso aveva mirato soltanto alla difesa della<br />

Costituzione» 105 . Il Parlamento, del resto, era limitato a tal punto da non riuscire a dare risposte concrete ai<br />

bisogni della Nazione; incapacità soprattutto dovuta all’abitudine di porre l’attività parlamentare sul piano<br />

strettamente ideologico.<br />

4. L’avvenimento del 15 maggio nella Provincia reggina e l’assembramento ai Piani della Corona<br />

«L’Intendente della Provincia di Salerno D. Giovanni Andrea Romeo alle ore 14 del giorno 15<br />

segnalava da quella residenza a tutte le Calabrie così.

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