cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica
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2. Benedetto Musolino e “I Figliuoli della Giovane Italia”<br />
Proveniente da una famiglia di patrioti distintisi fin dal 1799 contro le bande del cardinale Ruffo,<br />
Benedetto Musolino dimostrò «di nutrire completa sfiducia nel costituzionalismo borghese, considerato<br />
perfino peggiore dell’assolutismo perché, col dominio delle classi possidenti e del denaro, gli appare più<br />
profondamente corruttore della <strong>società</strong> (...). Il suo ideale è (...) la repubblica democratica, tendenzialmente egualitaria» 6 .<br />
L’intento di Musolino era quello di reclutare gli elementi validi della nazione, mediante una <strong>società</strong><br />
segreta organizzata militarmente a compartimenti stagni. Fondata tra il 1832 ed il ‘34, la setta era un<br />
organismo indipendente e differente da quella mazziniana «per divergenze da quelle di Mazzini di alcune<br />
delle sue vedute, più avanzate sul piano sociale e poco sensibili al pathos romantico» 7 . Al Musolino, di<br />
mentalità illuministica e positivista, differentemente dal Genovese, col quale ebbe in comune solo la lotta per<br />
l’unità e l’indipendenza dell’Italia, stava profondamente a cuore una repubblica impegnata primariamente<br />
sulle grandi questioni sociali e l’organizzazione di uno Stato sotto il punto di vista educativo-economico e<br />
politico-amministrativo che garantisse un relativo equilibrio. Musolino «era convinto che il programma<br />
rivoluzionario non poteva e non doveva limitarsi alla liberazione della penisola dalla dominazione straniera,<br />
e neppure alla formazione di uno Stato unitario e repubblicano, ma doveva puntare a un profondo<br />
rinnovamento delle basi stesse e della struttura della <strong>società</strong>» 8 , trovandosi in perfetta armonia con il Pisacane.<br />
L’Unità non era fine a se stessa, ma conditio sine qua non per realizzare un rinnovamento della <strong>società</strong> italiana,<br />
le cui problematiche erano profondamente conosciute dal Musolino. Eletto deputato nel ‘48, fu uno dei<br />
64 firmatari della protesta per i fatti del 15 maggio e in seguito ai disordini fu uno dei cinque membri del<br />
Governo provvisorio di Cosenza assieme al Ricciardi.<br />
L’opera di Benedetto Musolino si rileva essere di fondamentale importanza per capire i movimenti di<br />
quegli anni, gli obiettivi ai quali si puntava: indipendenza dallo straniero; Unità nazionale con capitale Roma<br />
e l’Italia divisa in 24 grandi province autonome sotto il profilo amministrativo, finanziario, giudiziario ed<br />
educativo; «il mezzo delle elezioni mediante il suffragio universale e maggioranza relativa dei voti» 9 . Ma per<br />
il popolo rimaneva prioritaria l’aspirazione alla libertà ed alla giustizia. Il moto ebbe inizio, dice Musolino,<br />
con il grido di Viva Pio IX e Viva l’Italia. Il Papa era il capo ritenuto più idoneo «in mezzo a tanti altri<br />
uomini, regnanti o privati, puro di ogni sinistro o dubbio antecedente politico (...); e perché per la doppia<br />
qualità del suo grado nessun altro più di lui offriva maggiori prestigi di riuscita, non tanto per unificare<br />
l’Italia, quanto più di tutto a conciliare le più larghe garentie politiche. Il nome di Pio IX, nelle prevenzioni<br />
universali, personificava la libertà. Viva L’Italia - accennava la nazionalità unitaria ed indivisibile» 10 . Egli,<br />
sottolinea Musolino, era invocato non per la sua qualità di principe, essendo militarmente debole, «ma per<br />
quelle di uomo, cui le comuni illusioni attribuivano le più sperticate tendenze liberali, e che per<br />
la sua condizione di principe ecclesiastico, cioè senza legami di eredità ed elettivo, faceva travedere la<br />
possibilità di una democrazia pura» 11 .<br />
L’Unità era intesa come volontà di eliminare ogni forma di demarcazione politica interna «per<br />
sottrarsi a qualunque predominio esterno; unità perenne di vincoli, per acquistare quella omogeneità di<br />
sviluppo e di interessi, e quella forza compatta, che sole possono assicurare in perpetuo la prosperità al di<br />
dentro, e l’indipendenza al di fuori. L’Italia intendeva essere nazione, e non più espressione geografica (...).<br />
Questo grido quindi (...) indicava la riforma che si voleva (...) prima libertà (...); e poi unità ed indipendenzaossia<br />
nazionalità» 12 .<br />
Musolino allarga la sua tesi sull’importanza di porre come condizione primaria la libertà<br />
all’indipendenza, laddove la prima «è bene effettivo da cui scaturiscono tutt’i possibili vantaggi, laddove la<br />
sola indipendenza per se stessa non è assolutamente sorgente di felicità nazionale» 13 . E ammonendo afferma<br />
con lucidità: «Qual bene sarebbe per esempio per l’Italia essere e dirsi nazione indipendente dallo straniero<br />
se dovesse poi essere abbandonata ad un governo nazionale dispotico?» 14 . Musolino ripone nella repubblica<br />
«l’unico mezzo atto a risolvere il gran problema italiano; e perché è dessa la forma di reggimento più atta a<br />
tradurre in pratica la eguaglianza teorica, è perché è dessa la più consentanea alle antiche tradizioni<br />
d’Italia» 15 ; ed anche perché rappresentava la forma più idonea in quel frangente a risolvere le divergenze<br />
dinastiche.<br />
Le idee di Benedetto Musolino non ebbero grande fortuna anche se furono seguite da grandi uomini:<br />
«chiamate il capo principe, re, imperatore, autocrata, papa o Dio se pur vi piace; ma restringete i suoi poteri<br />
in modo da renderne affatto innocua l’autorità; ed il regime sarà sempre democratico. Era questo che il<br />
popolo intendeva di avere quando invocava Pio IX. La repubblica di fatto, se non di nome dunque era nelle<br />
aspirazioni universali» 16 . Il pensiero politico del Musolino è molto avanzato. Al centro si colloca la guida