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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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aggiungeva il rapporto di un personaggio geracese (che svolgeva mansioni di funzionario) spia dei<br />

sottintendenti, il quale scriveva a Napoli al cavaliere Sergio, falsamente, che Del Balzo, Panetta, Fragomeni<br />

e Spadaro «avevano ordinato a taluni discoli di far man bassa sopra tutti i galantuomini del paese» 524 . Ma il<br />

Sergio oculatamente non dava ascolto a queste accuse. In un’altra occasione, asserisce il Malgeri, Del Balzo<br />

frenò l’impeto del popolo geracese, offeso perché Amaduri aveva introdotto e posto in assedio il Capoluogo<br />

con Guardie nazionali di altri paesi, rilevando dal posto di guardia la locale forza. Il governatore della<br />

Provincia Cassitto inviò a Gerace il capitano Girolamo Spagnolo per rimettere le cose a posto.<br />

Il Sottintendente avrebbe fatto anche naufragare «il caldo desiderio dei liberali borghesi, espresso per<br />

apposita domanda, ad ergere a loro spese un mezzo busto» 525 a Vittorio Emanuele II. Su questo argomento<br />

esiste un carteggio che chiarisce la dinamica di fatti. Alcuni cittadini 526 del Borgo Maggiore, nell’ottobre del<br />

1861 ricordavano al Sottintendente «come sin dal 15 novembre dell’ultimo valico anno 1860, s’aveano<br />

ottenuto dall’egregio Governatore della Provincia Sig. Plutino l’assenso di erigere a proprie spese» 527 , il<br />

mezzo busto in marmo nella zona chiamata Ripa (dove domina palazzo Del Balzo, attuale via 5 Martiri).<br />

Gli scriventi notavano, con sorpresa, «stagnarsi il loro patriottico disegno» 528 . Nonostante tutto si<br />

rivolgevano ancora con molto tatto all’Amaduri, che evidentemente aveva “archiviato” la richiesta, affinché<br />

«ben interpretando il patriottico desiderio dei prefati liberali cittadini, desse quelle disposizioni acconce al<br />

compimento e all’attuazione del mezzo busto in parola» 529 . L’Amministrazione comunale di Gerace<br />

trasmetteva all’Amaduri il voto favorevole della Giunta per la richiesta dei cittadini liberali. Alle pretese del<br />

Sottintendente di vedere l’elenco delle offerte volontarie, Giuseppe Del Balzo seccamente rispondeva: «Né<br />

io, né gli altri liberali di questo Borgo Maggiore vi abbiamo lo Statuario qui sopra il luogo per poterle riferire<br />

il contratto e il prezzo del lavoro. Inoltre noi abbiamo chiesto alla Signoria Sua (...) la permissione di erigere<br />

il mezzo Busto in parola, e l’autorizzazione del luogo da noi designato acconcio; nel che com’Ella crede non<br />

entra per nulla l’elenco di rata e di offerta, perché i principii precedono le conseguenze, e le cause gli effetti;<br />

e perciò dopo il permesso e la sua sanzione, è di spettanza esclusiva de’ liberali potenti l’attuazione a loro<br />

spese; senza che fusse necessità sostanziale di doverle significare anticipatamente la quota individua» 530 .<br />

Senza mezzi termini, Carmelo Malgeri sentenzia che Amaduri «è un liberale a suo comodo e modo;<br />

è un liberale al costume dei noti briosi possidenti» 531 , riferendo altri «scandalosi esempi di codarda<br />

vendetta» 532 operati dallo stesso, e sulla sua metamorfosi 533 . Secondo il parere del Malgeri, non a caso nella<br />

Protesta, assecondando anche il desiderio dei reazionari geracesi, Francesco Del Balzo era stato preso di<br />

mira poiché tra la classe dei possidenti, era «questa la sola famiglia cotanto politicamente perseguitata, che<br />

dolorò con noi nel carcere, che stette salda ne’ suoi patriottici principi, che faticò e spese per la santa<br />

causa» 534 . I Del Balzo furono oggetto continuo di calunnia e di trame ordite a loro danno che nonostante<br />

tutto, riuscirono sempre ad attutire e smentire.<br />

Riguardo all’offensiva scagliata contro i due fratelli liberali nella Protesta per moti del ’47, Malgeri<br />

afferma che «quando, nel settembre di quell’anno, scoppiava la rivoluzione sul nostro suolo, il sig. Giuseppe<br />

Del Balzo» 535 si trovava ad Ischia per motivi di salute; mentre il fratello Francesco si era armato, in quanto<br />

guardia d’onore, «senza recar nocumento di sorta a chicchessia» 536 , poiché gli era stato fatto credere che si<br />

trattava di un atto di brigantaggio. In quel periodo, osserva Malgeri, Vincenzo Amaduri «rompendo la fede<br />

data per quell’azione, un mese innanzi se la svignava per Napoli. E sul proposito, Gaetano Fragomeni ha<br />

sempre ripetuto le parole di quel nostro caro martire Gaetano Ruffo, il quale nello agosto di quell’anno<br />

venuto in Geraci per la politica bisogna, appena il vide, quasi scorato gli disse: sai, Gaetano, che Vincenzo<br />

Amaduri andossene in Napoli! E poi incrociate le mani al petto e alzati gli occhi al cielo e scrollando<br />

dolorosamente il capo, esclamò: chi sa quanti e quanti altri in quel giorno di prova solenne non si<br />

dilungheranno da noi!» 537 .<br />

Né corrispondevamo al vero le presunte onorificenze assegnate al Del Balzo, poiché «il governo<br />

borbonico dal suo fine odorato, in prezzo orrendo di sangue e d’infamia, su di altri petti facea piovere le sue<br />

cavalleresche croci, quando invece al Del Balzo poco tempo dopo in pubblico veniva strappata la spallina 538<br />

dal borbonico Generale De Flugj, ed indi veniva trascinato in carcere insieme al suo germano Giuseppe ed<br />

altri 25 patrioti geracesi per imputazione d’aver armato il paese in difesa della libertà» 539 .<br />

E furono i fratelli Del Balzo che nel ’48 accolsero e ospitarono l’emissario Aracri; furono loro che<br />

inviarono a S. Eufemia Gaetano Spadaro e Tommaso Commisso per concertare il da farsi per il governo<br />

provvisorio; e furono loro che ricusarono di firmare la petizione a Ferdinando II per l’abolizione dello<br />

Statuto; mentre invece Amaduri si rifiutava di formalizzare il suddetto Governo. I Del Balzo erano dei<br />

capitalisti che offrivano contratti che «non dissanguano» 540 e che per la causa rivoluzionaria avevano speso<br />

oltre 1200 ducati. Essi avevano usato la massima generosità verso i compagni detenuti indigenti ed erogate<br />

somme per la costruzione di strade a beneficio di tutti; disponibili «ad imprestiti graziosi, e fin verso le

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