cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica
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dal 49 al 52, patendo anche gravi danni nelle sostanze» 559 . Malgeri afferma che Amaduri, sempre con<br />
l’obiettivo di denigrare Gerace, attraverso un sottile stratagemma, impedì al sindaco Vitale di partecipare<br />
all’adunanza politica sui Forestali d’Aspromonte. E per capire ancora meglio la dinamica che probabilmente<br />
aveva portato i liberali geracesi ad accusare l’Amaduri, ci portiamo nel 1860, quando egli era sottintendente<br />
ff. di Gerace prima, e vice-governatore dopo. Durante la prima fase, la paura di uno sbarco garibaldino sulla<br />
costa jonica meridionale avevano allertato i borbonici che disponevano il pattugliamento del litorale. Il 20<br />
agosto 1860 a Siderno fu segnalata dal sindaco la presenza di un vapore carico di 1200 soldati delle Reali<br />
truppe 560 . Il maresciallo Vial, il 18 agosto ordinava all’Amaduri di attestarsi a Gerace per «sorvegliare le<br />
adiacenze» 561 , svolgendo fedelmente il suo compito. Questo modo di fare irritò evidentemente i liberali<br />
geracesi più radicali e chi aveva sofferto le persecuzioni, in disaccordo con gli atteggiamenti accomodanti<br />
dell’Amaduri.<br />
Dopo l’affresco un poco pungente offerto dalla disamina del Malgeri, cerchiamo di capire meglio la<br />
personalità di questo personaggio di primo piano del Risorgimento calabrese. Vincenzo Amaduri,<br />
appartenente ad una delle famiglie più liberali di Gioiosa, in aperto ed acceso contrasto con altre potenti<br />
famiglie locali di tendenza reazionaria, spesso si recava a Napoli in qualità di amministratore dei beni dei<br />
Carafa 562 , dove vantava solide e influenti amicizie 563 . Dopo l’amnistia rientrò a Gioiosa e, in seguito alla<br />
concessione della Costituzione, venne nominato capitano della Guardia nazionale della sua città.<br />
L’intendente di Reggio Domenico Muratori lo incaricò «di metter ordine in quel di Castelvetere (...), dove<br />
era scoppiata una rivoluzione a carattere repubblicano e comunista come allora fu detto. In verità si trattò di<br />
terre demaniali e di una spartizione sommaria di esse (...). Fenomeno (...) che durò parecchi mesi ed un<br />
processo per comunismo fu fatto nel 1852, per i fatti rivoluzionari del 1848-49» 564 . L’incarico, sollecitato<br />
anche dal sottintendente ff. di Gerace Oliva, venne espletato dall’Amaduri, il quale si era guadagnato la<br />
fiducia delle autorità borboniche.<br />
I contadini cercavano in ogni modo di rivendicare il diritto di coltivare la terra, anche con la forza.<br />
Trova, perciò, piena rispondenza il movimento di occupazione delle terre, fomentato anche dalla piccola<br />
borghesia, «la quale nel conseguimento di una maggiore e migliore partecipazione alla vita politica,<br />
economica ed intellettuale» 565 , dava il suo assenso. A Castelvetere il 14 maggio 1848 i contadini invadevano<br />
molti beni ecclesiastici e fondi privati incolti. Il popolo deponeva il sindaco, a cui si attribuiva il ritardo della<br />
divisione dei beni demaniali, e tutto il Decurionato, installandovi un nuovo governo. Gran parte della<br />
Guardia nazionale si era unita agli insorti. Singolare è l’intrepido Ilario Scuteri «di fama demagogo, elevato<br />
al posto di sergente della Guardia Nazionale di Castelvetere» 566 il quale, messosi a capo del movimento,<br />
rivolgendosi alla figura del re diceva: «la sua potestà è finita. Il popolo è sovrano» 567 ; affermazione che<br />
costerà al capopopolo 24 anni di condanna ai ferri, alla malleveria di 100 ducati per tre anni ed alle spese di<br />
giudizio. Scuteri durante l’occupazione del Municipio aveva dato ordine, tramite il banditore<br />
Domenicantonio Sotira, di salvaguardare l’archivio del Comune, probabilmente perché non si<br />
manomettessero documenti riguardanti le terre demaniali.<br />
Ma, oltre all’intervento dell’Amaduri, occorsero per sedare la rivolta anche altre forze. Durante una<br />
riunione fatta tra il tenente colonnello Latour, comandante militare della Provincia, assieme al Procuratore<br />
Generale ff. Giuseppe Cardone e ad altri, viene stabilito «di provvedere a’ disordini positivi manifestati nel<br />
comune di Castelvetere, in danno della quiete e del reg(g)ime costituzionale. E primeriamente fu proscritto di<br />
aggiungersi alle disposizioni prese dal Consiglio di Pubblica Sicurezza di Gerace, le altre, vuol dire, di<br />
spedirsi per Castelvetere per mezzo di un Vapore due compagnie di Truppa Regia e della Guardia Nazionale<br />
di questo Capoluogo di Provincia sotto il comando del Colonnello della Guardia Nazionale D. Agostino<br />
Plutino si approvò la disposizione data dal Consiglio di Gerace colla quale si era detto che si pagassero le<br />
Guardie Nazionali mobilizzate per la repristinazione dell’ordine sul fondo destinato per la strada di S. Jejunio»<br />
568 . Dopo l’invio delle truppe, la rivolta il 17 giugno era sedata 569 .<br />
Qualche mese prima si erano avuti degli incidenti, a causa di una presunta malfida divisione delle<br />
terre, affidata ad notaio Taranto. «Corse voce ch’egli avesse nascosti ed alterati i documenti favorevoli ai<br />
popolani, onde costoro si levarono armati, ed il notaio scampò la vita fuggendo di notte» 570 . Il popolo,<br />
capitanato da padre Girolamo da Cardinale e da Ilario Oppedisano, Giuseppe Colloridi e Francesco Scuteri, il<br />
19 marzo occupò il castello, il convento dei Domenicani e villa Campisi, rispolverando un vecchio cannone.<br />
La scelta dell’Amaduri fu motivata in quanto ritenuta «persona ben vista e benemerita all’attuale<br />
regime costituzionale» 571 per risolvere la difficile situazione. Molto frequente era il contrasto tra la parte<br />
liberale e la fazione reazionaria per l’elezione dei componenti la Guardia nazionale 572 . Questo gesto è<br />
sintomatico di una nuova situazione delineatasi nello scenario rivoluzionario quarattontesco: «La borghesia,<br />
accontentatasi facilmente delle concessioni borboniche, non solo non fece più causa comune con il popolo,