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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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s’indicano con specialità da’ testimoni Giuseppe Attanasio, Lombardo, Vita, Rippa, Avitabile, Migliaccio, Oppedisano,<br />

e Briglia.<br />

Tutti depongono i detti de’ rubricati, i quali di notte tempo si fermavano sotto i palazzi di gente onesta, delle<br />

autorità costituite, e del degno Vescovo Sig. Perrone vero Angelo della Pace, colle voci allarmanti, Viva Carlo Alberto<br />

Viva Pio IX, Viva la Libertà, Viva i Fratelli siciliani, Ab[b]asso i Tiranni, che anzi, secondo i detti del Testimone Sig.<br />

Canonico Sollazzi, nel trambusto delle cantelene sorgeva spesso l’iniqua ingiuria al Re /N.S./ Marianazzo.<br />

Il fatto esposto, ed i correspondenti autori, viene anco affermato d’alcuni rubricati, ed altri lo convalidano<br />

coll’ampia negativa, che ben spesso si traduce ad affermativa.<br />

È da riflettersi di vantaggio, che anche quando i rubricati nelle cantelene avessero profferito tali voci, di cui fa<br />

parola nella sua dichiarazione rea in pubblica discussione D. Rocco Arena, voci siffatte ben si definiscono per parole<br />

offensive ne’ sensi come appresso.<br />

Considerando, che le voci non ha guari marcate, e per la forza del termine, e per l’indole delle persone, e per la<br />

circostanza del tempo, tendevano tutte a spargere il mal contento contro il Governo, perché tendevano a scemare la<br />

forza del Governo stesso, ad oscurare la sua gloria, a diminuire la stima del pubblico, ed il rispetto del suddito, e verità<br />

siffatta non ha bisogno d’illustrazione, anche perché la giurisprudenza della Gran Corte Criminale della provincia è<br />

costante a definire le cantelene come sopra negli stretti sensi dell’art. 162 Leggi penali.<br />

Considerando, che si pruova molto all’assertiva della difesa nelle cantelene come sopra non essersi inserita<br />

ingiuria al Re; non essersi concesso dolo malo, e volontà punibile.<br />

Considerando, che la rubrica addebitata al Sig. D. Francesco del Balzo, ed allo stuolo di quella gente solita a<br />

corteggiare la casa Balzo, è sostenuta dal processo, e da una catena d’indizi legati in modo da definire la verità anche<br />

con un convincimento morale, risultato dagli elementi raccolti nella pubblica discussione.<br />

In effetti il processo offre i seguenti dati.<br />

Un certo Aracri di Stalettì nel giorno primo Luglio 1848 si è portato in questo Capoluogo per installare un<br />

Governo provvisorio, asserendosi inviato da quel sedicente Governo in S. Eufemia piantato: lo depone il testimone Sig.<br />

Migliaccio con documenti esibiti, e la difesa non seppe contrariare fatto consimile.<br />

Aracri si è fermato per ben tre giorni in casa Balzo, ed ogni tentativo spiegato colla difesa per dare a tanto<br />

albergo intelligenza diversa dalla comune, non merita nemmeno computazione: il discarico sulla faccenda non<br />

convince, ed addimostra quella prevenzione, che il verbale di pubblica discussione l’offre ad ogni occhio indifferente, e<br />

senza prevenzione.<br />

Per mezzo di D. Francesco Balzo Aracri ha invitato il Sindaco in allora Sig. Migliaccio per portars’in casa<br />

Balzo a concertare sulla facienda, ma Migliaccio da forte resisté alle voglie di uno sciagurato, i di cui i tentativi non si<br />

doveano ignorare da D. Francesco Balzo, che non poteva non conoscere i progetti dello Aracri, che già erano<br />

addiventati di pubblica ragione, e l’istesso discarico prodotto da qualche rubricato dà fede a ritenere, che non s’ignorava<br />

il desiderio di Aracri manifestato sin dal principio del suo arrivo in questa residenza: leggasi con attenzione il discarico<br />

prodotto dal Sig. D. Giuseppe Arcano.<br />

Aracri dopo l’imbasciata del Sig. Migliaccio, resagli per mezzo di D. Francesco Balzo, salì personalmente in<br />

Città seguito da molta gente del Borgo, per persuadere il Sindaco sulla i[n]stallazione del Governo provvisorio, e già ne<br />

avea della alte premure perché queste erano le istruzioni ricevute dal sedicente Governo in S. Eufemia: intanto riusciti<br />

vani i disegni dello Aracri, dopo tre giorni di trambusto, abbandonò questa sede.<br />

Il Sig. Migliaccio adunque resisté a’ voleri di Aracri insieme alla gente moderata, giusta i detti della<br />

discussione pubblica: dunque il partito de’ voluti liberali non ha coadiuvato il Sindaco Migliaccio, e perché i rubricati<br />

appartengono alla classe, la conseguenza si riattacca al principio.<br />

I fatti son pubblici, asseverano vari testimoni intes’in dibattimento, e la voce del popolo è quella di Dio.<br />

Dall’esposto del Cavaliere Migliaccio, e della altre dichiarazioni emerge l’andata di Gaetano Spataro, di<br />

Benedetto Alfarone, e del Sig. Accorinti nel sedicente Governo in S. Eufemia, per Spadaro adunque prodotte a<br />

discarico, legando le dichiarazioni, può invocarsi la massima, falsum in unum, falsum in omnibus.<br />

Quando Aracri salì in Città per persuadere il Sindaco Migliaccio, era accompagnato da molti del Borgo, e<br />

Borghesi sono i rubricati.<br />

A’ sensi de’ detti del testimone Sig. Briglia, Aracri affiancato da Mastri andava girando pel Borgo: dunque<br />

cercava insinuarsi nel popolo, ed i borghesi silenziosi a tanto attentato: ne’ reati di stato specialmente il silenzio<br />

significa annuenza.<br />

Dalla dichiarazione del Can[oni]co Sig. Sollazzi risulta la premura di D. Francesco Balzo per i[n]stallarsi il<br />

Governo prov[v]isorio, e soggiunge il testimone, che il Governo prov[v]isorio in Gerace non si è installato perché il<br />

Sindaco si era negato, ma Sollazzi dice il Sindaco essersi denegato, e non i rubricati.<br />

Il Sig. Accorinti ritornato da S. Eufemia disse al Marchese Avitabile, che doveva portarsi a Gerace un soggetto<br />

per i[n]stallare un governo prov[v]isorio: si conosceva adunque tanto progetto primo dell’avvenimento, ed intanto si<br />

alberga Aracri presso Balzo, la gente continuava a corteggiare quell’uomo, e Famiglia, che s’impegnava ad abbattere lo<br />

statuto in vigore; bisogna dire che si cospirava; che i sentimenti erano identici, che si combinavano su principi, e nelle<br />

idee, altrimenti durante la dimora di Aracri in Gerace, non si riuniva per ogni sera la gente, di cui si parla negli atti, in<br />

Casa Balzo.

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