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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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598 Ibidem. Lettera che ha per oggetto la Nomina del Comitato d’onore per l’erezione di un monumento ai Cinque Martiri Calabresi.<br />

599 Essa recita:<br />

RIPETANO I SECOLI<br />

CHE QUI<br />

VENNERO FUCILATI<br />

A 2 OTTOBRE 1847<br />

BELLO MICHELE DA SIDERNO<br />

MAZZONE PIETRO DA ROCCELLA<br />

RUFFO GAETANO DA BOVALINO<br />

SALVADORI DOMENICO DA BIANCONOVO<br />

VERDUCI ROCCO DA CARAFFA<br />

PRECURSORI DI LIBERTÀ<br />

ANNO 1931<br />

Sul travaglio che portò a compimento di quest’opera cfr. V. CATALDO, Lo scultore Vincenzo Jerace e il monumento ai Cinqure Martiri di<br />

Gerace, Ardore M., Arti Grafiche Edizioni, di prossima pubblicazione.<br />

600 Su cui poi sono state costruite le Scuole Medie e gli impianti sportivi.<br />

601 AS NA, Carte Nunziante, Parte I, f. 6, inc. II, Intorno alle operazioni...<br />

Capitolo V<br />

1. Le conseguenze del moto negli anni successivi<br />

Il moto del Distretto di Gerace diede una notevole spinta alle rivendicazioni costituzionali. Nel corso<br />

di questo capitolo verranno esaminati alcuni episodi, verificatisi nel territorio in relazione alle tendenze<br />

rivoluzionarie che avvenivano nel Regno, prendendo spunto dalla corrispondenza tra l’ufficio di<br />

Sottintendenza, l’Intendenza, la GCC e i vari ministeri di Napoli.<br />

Bonafede, in esecuzione agli ordini impartiti dal Nunziante, dispose al giudice Parandelli di Gioiosa<br />

una perquisizione domiciliare a Caraffa in casa di Rocco Verduci. L’azione era stata decisa per via di una<br />

chiave che il capo rivoluzionario aveva lasciato al suo confessore. Si sospettava che in qualche cassa vi<br />

fossero oggetti e carte utili per le indagini. In esecuzione al mandato di perquisizione, nell’abitazione del<br />

Verduci non venne ritrovato alcun documento compromettente; né la chiave corrispondeva alle toppe degli<br />

armadi e dei cassettoni presenti in casa. Interrogati, la madre la zia ed il fratello del defunto asserirono «che<br />

la chiave suddetta riguardava due Casse rimaste in Reggio nell’abitazione in cui a causa di studi dimorava il<br />

Verduci, e che la chiave di quella cassa (sic) trovasi presso il medico D. Paolo Tripodi colà domiciliato» 1 . Il<br />

Sottintendente premurò della cosa l’intendente di Reggio, il quale, però, non rispose, tanto che il Bonafede<br />

riformulava il mandato.<br />

Alla vigilia del 1848 la situazione europea era abbastanza effervescente e prossima ad assumere<br />

drammaticamente i toni di una rivoluzione a 360 gradi che avrebbe coinvolto molti popoli. L’intendente di<br />

Reggio l’11 dicembre 1847 aveva ricevuto dal regio giudice di Oppido una segnalazione circa «un articolo<br />

della rivista dell’ultimo fascicolo di Civiltà cattolica, che tratta delle notizie d’Inghilterra, che ha prodotto<br />

una certa indignazione nei buoni contro lo spirito del Governo inglese e una certa peritanza sull’avvenire» 2 .<br />

L’intendente tranquillizzava «che oggi più che mai il nostro Governo è forte e rispettato, e che le aggressioni<br />

dei nemici dell’ordine non sono che impotenti conati» 3 . Su questa falsa riga, il 18 dicembre dello stesso anno<br />

«l’Ispettore di Monteleone assicura che avendo pubblicati con entusiasmo gli avvenimenti di Francia, tutti<br />

hanno dimostrato il massimo convincimento, per la certezza di veder consolidato l’ordine e la tranquillità in<br />

Europa» 4 .<br />

I prodromi rivoluzionari del ‘47 e le concessioni degli statuti a Napoli, Firenze, Torino e Roma,<br />

alimentate successivamente anche dalla rivoluzione parigina e viennese, aprirono le speranze di vedere i<br />

territori italiani redenti dai governi assolutistici. Il programma politico della borghesia meridionale di<br />

tendenza liberale si articolava sui due tronchi di moderatismo e radicalismo; diversi, ma rispondenti<br />

analogamente agli stessi obiettivi. Il primo si posizionò maggiormente su concezioni municipalistiche,<br />

mentre il secondo manifestò decisamente orientamenti unitari. Per questo motivo, in materia di politica<br />

interna, vi furono delle divergenze: i moderati erano essenzialmente contenti della Costituzione ottenuta e<br />

miravano ad una sua piena attuazione; i radicali mirarono, invece, ad avere una maggiore rappresentanza<br />

popolare ed a gestire direttamente il potere. «Ma sul piano interno non era poi questo il problema di maggior<br />

peso. Assai più importante (...) era quello riguardante l’atteggiamento da prendere verso le masse contadine,<br />

e a proposito di esso non vi furono tra radicali e moderati delle divergenze di rilievo» 5 . La borghesia, in quel<br />

contesto, rifiutò di cooptare le masse contadine, che rivendicavano il loro diritto sulla terra, potenziali<br />

protagoniste di una decisiva spinta rivoluzionaria.

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