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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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guardie doganali, requisire armi, abbattere le postazioni telegrafiche. L’attività insurrezionale fu a Bagnara,<br />

da come si evince dalle carte processuali, molto consistente e vi presero parte numerose persone.<br />

Da Messina Domenico Piraino incoraggiò l’iniziativa del Comitato di S. Eufemia con la promessa di<br />

inviare armi e uomini. Faceva da contraltare l’ambiente di Reggio, dove non vi era unità d’intenti nell’azione<br />

da intraprendere. Dopo un reclutamento avviato nei paesi della Provincia, il Governo provvisorio di S.<br />

Eufemia fu sciolto il 4 luglio 1848, in quanto il campo dei Piani della Corona si trovava tra due fuochi: da<br />

una parte la pressione delle truppe regie al comando del Nunziante proveniente da Pizzo e Monteleone, e<br />

dall’altra quelle di Reggio e delle navi borboniche. Non avendo più fiducia nel re Ferdinando, l’unica<br />

speranza rimaneva soltanto Carlo Alberto. Ma «il ritiro delle truppe napoletane dalla Lombardia, la fuga di<br />

Pio IX, la sconfitta definitiva di Carlo Alberto e la conseguente caduta della Repubblica romana, tolsero<br />

definitivamente ogni speranza ai liberali calabresi. I componenti il Comitato di Reggio, da Messina andranno<br />

definitivamente in esilio» 150 .<br />

Il 13 luglio 1848 in un rapporto fatto dal Comando superiore della truppa riunita nella Provincia di<br />

Reggio al Capo di Stato Maggiore dell’esercito in Napoli, veniva comunicata la cattura della «r[eale] nave<br />

“Stromboli” lungo la Marina di Gerace di un brigantino e di un trabaccolo, sui quali erano imbarcati 620<br />

siciliani, fra cui trovasi il Longo, il Delli Franci, il Principe di Scalea, il Fardella, lo Stocco, il Landi» 151 .<br />

5. Le matrici insurrezionali<br />

Da quanto esaminato viene fuori un quadro abbastanza chiaro sulle caratteristiche politiche dei moti<br />

liberali. A Reggio il moto insurrezionale del ‘47 ebbe una matrice ideologica liberal-democratica e laicocostituzionale,<br />

con riferimenti ai programmi repubblicani; guidato da un Comitato Provvisorio organizzato,<br />

secondo criteri paramilitari ben definiti 152 e che sarà sconfitto dalla preponderanza dell’esercito borbonico.<br />

Dall’altra parte della provincia, nel Distretto di Gerace, seppure in stretta adesione al programma<br />

rivoluzionario reggino, che agiva sotto la direzione del medesimo Comitato Provvisorio, il movimento insiste<br />

maggiormente, in un primo momento, sulla soluzione di origine neoguelfa con Ferdinando considerato<br />

principe dell’Unione Confederata Italiana. Esso mirava al conseguimento di un obiettivo strategico<br />

immediato e ben definito. Il proclama, infatti, si rifaceva a delle esigenze sociali molto sentite allora, come<br />

l’abolizione della privativa sulle acque marine, il dimezzamento del prezzo del sale 153 e del tabacco,<br />

l’abolizione del dazio. La borghesia, come sottolineato più volte, stava guardinga anche nei confronti di un<br />

popolo sempre più attratto dall’idea di “comunismo” e che poteva minacciare il proprio potere 154 .<br />

Il fallimento dei moti del ‘47 del ‘48 determinerà una conversione unitaria da parte dei liberali di<br />

varia estrazione al monarchismo costituzionale sabaudo. Il Piemonte accolse tutti i rifugiati politici d’Italia,<br />

in gran parte provenienti dal Regno delle Due Sicilie. Non tutti erano convinti assertori di questo progetto,<br />

tra cui Carlo Pisacane rimasto repubblicano.<br />

6. Attività di controllo della polizia borbonica<br />

I rapporti di Polizia ci consentono di verificare lo stato effettivo ed il contributo che i cosiddetti rivoluzionari locali diedero<br />

alla causa unitaria.<br />

L’attività di controllo del governo continuava incessante. Al minimo sospetto, immediatamente<br />

scattava la macchina preventiva e repressiva borbonica. Nel giugno 1849 viene denunciato «Giuseppe<br />

Luverà, Giudice R.° in Gioiosa, come quegli che fu la causa de’ disordini politici avvenuti in Geraci nel<br />

1847 allorché era Giudice R.° in Siderno. Egli un anno addietro, alla testa di facinorosi gridava viva l’Italia,<br />

viva la libertà, viva Michele Bello, soggetto anco attendibile in fatto di politica, dal suddetto Luverà<br />

corrotto» 155 . Dall’atto emerge, dunque, che il Bello fu affiancato da questo nuovo personaggio finora rimasto<br />

ai margini degli avvenimenti rivoluzionari del tempo. Sul bordo destro del foglio, il ministro annotava: «24<br />

giugno 1849 all’Intendente affinché indaghi e riferisca» 156 . E su un altro documento: «Con ricorso anonimo<br />

si accusa l’Avvocato D. Salvatore Migliorini, di Reggio, perché è un accanito Repubblicano, e si chiede che<br />

venisse imprigionato» 157 . Lo stesso 24 giugno il ministro interessava del caso l’intendente 158 . Il seme della<br />

repubblica era molto diffuso: «Rocco M. Cancellieri, Giudice ritirato in Calanna/ Reggio/ ricorre contro<br />

talune famiglie del suo paese effervescenti repubblicane, e con specialità quelle di Cimino e de Cicco» 159 ;<br />

mentre Nicola Mazzara «di Palmi /Reggio/ dimanda lo arresto del rivoluzionario D. Francesco Cordopatri,<br />

come colui che si batté con le regie truppe, disarmò i gendarmi, e che al presente riunisce gente per una<br />

rivolta» 160 . L’Intendente di Reggio, dopo aver approfondito il caso, rispose al Ministro che in «effetti esso<br />

Cordopatri nelle passate emergenze politiche figurò da esaltato, e non sia vero d’aver disarmato i detti

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