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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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Autorità, le quali volevano rilasciargli attestati dei suoi filantropici sensi» 541 . Dalla descrizione del Malgeri<br />

appare un Del Balzo per niente insuperbito del suo alto rango, amico del popolo, sempre col popolo e inviso,<br />

per questo motivo, alla casta aristocratica, «cui il vostro difeso appartiene - riferendosi all’Amaduri -, che<br />

non ancora s’è convinta che la ragion del sangue è la più assurda per chi nobilmente e rettamente pensa» 542 .<br />

Malgeri prese anche le difese di Gaetano Fragomeni e di Gaetano Spadaro, i cui comportamenti al<br />

tempo dei moti del ’47 erano stati impeccabili. Avvertiti da Gaetano Ruffo dell’azione intrapresa, assieme ad<br />

altri armati, si erano posizionati «in punto eminente del paese in aspettazione della banda redentrice ad<br />

agevolarle l’entrata, con idea di fulminare i tristi alle spalle, ove se ne fossero attentati d’impedirle<br />

l’ingresso» 543 . Malgeri ammira il vero spirito patriottico dello Spadaro manifestatosi nel ricevere l’Aracri e<br />

sebbene padre di famiglia numerosa, agì sempre con fermezza degna della sua condizione di artigiano. E a<br />

certificare questo assoluto amore per la libertà vale l’attestazione dello stesso Amaduri 544 . Nel certificato<br />

viene detto che lo Spadaro «nel 1848 soffrì persecuzioni e prigionia perché accusato di cospirazione» 545 , ed<br />

arruolò assieme ai Del Balzo i giovani garibaldini.<br />

La difesa si estende anche al medico Vincenzo Panetta, uomo erudito, amico del Betti, dell’Arcovito<br />

e di Domenico Spanò-Bolani. Malgeri elenca alcune situazioni in cui uno dei firmatari della Protesta, il<br />

medico Domenico Bruzzese, “smarrì” la propria preparazione medica «in Grotteria, ove, per falsa diagnosi,<br />

stavi uccidendo l’egregio artista signor Giuseppe Cavaleri» 546 . Malgeri si rivolge ancora una volta ai detrattori<br />

del Fragomeni, rammentando le persecuzioni subite dal sacerdote, «ardente caldeggiatore del nobile<br />

principio nazionale italiano sin dal 44 con la parola e con le opere. E senza dire come al 48 egli premiero<br />

ebbe il coraggio civile, mentre si stava sotto il ferreo giogo del vescovo Perrone d’innalzare la voce ad<br />

onorare con un’arringa al popolo i cinque martiri geracesi; senza dire come duopo quell’epoca subì prigionia<br />

e persecuzioni dal governo e del suo superiore, il quale non volle ordinarlo a messa, ond’ebbe a sostenere<br />

dolori e miseria» 547 .<br />

In riferimento all’accusa fatta al Fragomeni di aver sottratto delle somme, Malgeri asserì che<br />

evidentemente si dovesse trattare dei 12 ducati che erano stati raccolti fra i liberali geracesi per sopperire alle<br />

spese dei corrieri e consegnati addirittura nelle mani di uno dei suoi delatori firmatari della Protesta ,<br />

Carmelo Lamanna, nel luglio del 1860. Fragomeni molte volte assieme ai suoi tre fratelli, Pasquale,<br />

Giuseppe e Felice, «oltre i pericoli corsi per le spesse missioni segrete a loro affidate, ne spesero sul loro<br />

cottimo» 548 . Poi redarguisce con fermezza l’impudenza e la contraddizione dei firmatari quando tralasciano le<br />

vessazioni, le sventure, le privazioni e le detenzioni subite dal Fragomeni.<br />

Su questa figura un po’ trascurata dalla storiografia ufficiale, che nel 1860 in casa Del Balzo<br />

parteciperà, assieme ad una folta schiera di liberali geracesi, ad un solenne giuramento, si sofferma ancora il<br />

Malgeri quando menziona il carcere di S. Francesco di Gerace, dove i condannati per reato comune venivano<br />

istigati a scannare i detenuti politici. I pugnali in carcere erano stati introdotti per consiglio di Vincenzo<br />

Cuzzocrea e Raffaele Travia di Reggio «per patriottico scopo» 549 al fine di difendersi dalle congiure dei<br />

«camorristi» 550 . Fragomeni ebbe la sola colpa, afferma Malgeri, «nell’intolleranza che mostrò sempre contro<br />

quei liberali, che s’incarnarono codardamente coi comuni tormentatori e con tutta la schiuma borbonica<br />

geracese» 551 .<br />

Malgeri rievoca la storia del padre del diacono Fragomeni, Antonio, «per i fatti del 20. Caduta in<br />

quell’epoca la rivoluzione, l’immoralissimo governo dei Borboni fece capo, come sempre, dei riverendi sacerdoti»<br />

552 per controllare il territorio. In quel periodo venne nominato inquisitore a Gerace «il famigerato<br />

teologo Correale da Siderno di esacrata memoria» 553 al quale, durante il ministero segreto della confessione,<br />

Fortunata Frascà «rivelò di trovarsi in sua casa certo incartamento carbonaresco spettante al suo defunto<br />

figlio Felice Audino; ma che ignorava dove si fosse, perché era stato nascostamente murato da un certo<br />

Antonio Fragomeni» 554 . Il cospiratore, dopo aver informato i compagni liberali 555 , fu costretto dal teologo a<br />

disseppellire le carte. In queste vennero bruciate le parti dove erano allistati i nomi dei componenti la setta<br />

che operava a Gerace. I documenti rimaneggiati furono consegnati alla Frascà che, minacciata di scomunica,<br />

le consegnò al Correale.<br />

Il Malgeri termina lo scritto dicendo che si limita solo a censurare la condotta politica dei firmatari<br />

della Protesta - diversamente dal loro comportamento prodigo di far conoscere a tutti delle inutili fedi di<br />

perquisizione di cui anzi i liberali andavano fieri -; e che, volendo, poteva «far estrarre di tali fedi da farne<br />

arrossire più d’uno dei diciotto paladini, che venne imputato di furto, di stupro, di tentato aborto e simili» 556 .<br />

Vengono inoltre riprodotte 557 le attestazioni di buona condotta di Felice Fragomeni, sergente dei bersaglieri,<br />

distintosi per onestà e successo nelle azioni militari, e Giuseppe Fragomeni, arrestato l’otto dicembre 1849<br />

«per lo reato di cospirazione ed attentato ad oggetto di distruggere il Real Governo nel 1848» 558 , ambedue<br />

fratelli del sacerdote Gaetano; e di Francesco Malgeri che soffrì «per causa politica perquisizioni e carcere

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