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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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Gendarmi, che ora egli si è confinato in propria casa in Monteleone sua patria senza rendersi nemmeno vidibile<br />

(sic), il quale viene attentamente sorvegliato» 161 . Interessantissima è la denuncia fatta dal medesimo Mazzara. Il<br />

Mazzara menzionava il Cordopatri, ribelle carbonaro e compagno di battaglia del barone Stocco<br />

all’Angitola, come il sobillatore di tutta la provincia; e ne auspicava l’arresto «per gli attentati commessi» 162 . Il livore<br />

manifestato dal denunciante per evidenti motivi di antagonismo personale, era mitigato dall’intendente di<br />

Catanzaro Salvatore Ferrari il quale, dopo le opportune indagini, scriveva al ministro segretario di Stato<br />

dell’Interno che il Cordopatri non «ha dato fin qui motivo al menomo sospetto sulla Sua condotta, vivendo<br />

affatto isolato, senza farsi quasi mai vedere in pubblico» 163 .<br />

7. I Palermo e l’attività cospirativa a Grotteria<br />

La famiglia Palermo da Grotteria visse in prima persona il lungo travaglio cospirativo che li vide<br />

protagonisti durante le persecuzioni borboniche del 1799 e, successivamente, sia nel Distretto di<br />

appartenenza, che a Napoli durante le barricate del 15 maggio, dove alcuni componenti subirono un<br />

durissimo carcere. Culturalmente molto dotato, Nicodemo Palermo si fece promotore a Grotteria, assieme al<br />

fratello Nicola, di iniziative rivoluzionarie. Verso la fine del giungo 1848, mentre infuriava la repressione del<br />

Nunziante sull’Angitola e sui Piani della Corona, narra la cronaca, «una mano di demagoghi, sguinzagliati ad<br />

ogni eccedenza, nel Comune di Grotteria» 164 e cioè i fratelli Palermo coadiuvati dal proprio padre<br />

Giovambattista 165 , che era capitano della guardia nazionale, dall’arciprete Giuseppantonio De Lupis e dal<br />

sindaco Fedele Maria De Lupis, aprirono una coscrizione per armare volontari da inviare all’Angitola. Gli<br />

uomini venivano incoraggiati a partire con l’assegnazione anche della paga di tre carlini al giorno 166 . Molti<br />

furono i reclutati.<br />

La cronaca giudiziaria continua ancora descrivendo l’eccitamento provocato nella popolazione dal<br />

sindaco e dai Palermo che pubblicamente, il primo luglio 1848, gridavano abbasso il giudice regio,<br />

«annunziando che tali erano gli ordini del Governo provvisorio di S. Eufemia. E molta gente di ogni ceto,<br />

che cantava, e di tempo in tempo gridava viva la libertà, vedeasi in quella Piazza riunita» 167 all’opera.<br />

L’arciprete ad alta voce ripeteva: «Ora è il momento di menare a basso tutti gl’impiegati che sono tante<br />

spine, assassini e svergognati» 168 . Nello stesso tempo venivano affisse alcune stampe in cui il Nunziante si<br />

dava per morto 169 ; si promuoveva l’installazione di un Governo Provvisorio come in S. Eufemia «e quei folli<br />

giubilavano progettando la esecuzione a quanto veniva ordinato» 170 , e solo per la dura opposizione del clero e<br />

dei gentiluomini il progetto non ebbe seguito.<br />

Dopo aver ascoltato i testimoni e la difesa, la GCC condanna a pieni voti Nicola Palermo alla pena di<br />

morte, per il reato di «cospirazione ed attentato ad oggetto di distruggere e cambiare la forma del Governo, e<br />

di eccitare i sudditi e gli abitanti del Regno ad armarsi contra l’Autorità Reale» 171 ; mentre al fratello veniva<br />

riconosciuta la complicità e condannato a 19 anni di ferri. Pene che con decreto reale del 7 giugno 1851<br />

verranno commutate rispettivamente a 30 e 15 anni di carcere.<br />

Dopo anni di supplizio, all’indomani della proclamazione dell’Unità del Regno d’Italia, Nicodemo<br />

«vien nominato Ricevitore Esattoriale del Distretto di Gerace in sostituzione di Michele Sergio, esonerato<br />

dalla carica» 172 , stabilendosi a Gerace.<br />

8. Preparativi insurrezionali a Gioiosa<br />

dopo il 15 maggio 1848<br />

Il 18 maggio 1852 la GCC di Catanzaro istruì un processo a carico di 20 imputati di Gioiosa per il<br />

reato «di cospirazione ed attentati per distruggere il Real Governo» 173 . La GCC di Catanzaro presie duta da<br />

Scipione Parisio, con l’intervento del Procuratore Generale del Re Leonardo Morelli, accusava 174 , infatti,<br />

Vincenzo Amaduri di anni 42, proprietario; Luigi Pellicano-Castagna di anni 69 proprietario; Beneamino<br />

Bruzzese di anni 22, studente; Beneamino Domenico Totino, di anni 31, legale; Raffaele Logozzo, di anni<br />

28, proprietario; Francesco Lopresti, di anni 35, sacerdote; Antonio Palermo, di anni 31, proprietario;<br />

Raffaele Parise, di anni 39, musicante; Vincenzo Lucà, di anni 23, proprietario; Francesco Sorbara, di anni<br />

33, studente; Vincenzo Taverniti, di anni 55, diacono; Vincenzo Carné, di anni 37, farmacista; Nicola Alì,<br />

sacerdote; Francesco D’Agostino di anni 26; Giuseppe Mantegna, di anni 39, farmacista; Francesco Tropea,<br />

di anni 21, sarto; Francesco Gerace, di anni 28, negoziante; Michele Fazzalari di anni 32, calzolaio;<br />

Vincenzo Logozzo di anni 23, farmacista e Giuseppe Salerno, di anni 37, muratore di Serra, di «Discorsi<br />

tenuti in luoghi pubblici provocanti direttamente i sudditi del Regno ad armarsi contro l’autorità Reale. (...)<br />

Di discorsi a fatti pubblici aventi per oggetto di spargere il malcontento contro il Governo; non che d’ingiuria

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