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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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la fiamma rivoluzionaria era tenuta in vita sempre dai Verduci 37 , ed era stata spedita probabilmente, da come<br />

si evince dal rapporto, in seguito agli avvenimenti del 15 maggio 1848 e custodita per tanti anni.<br />

Gli interventi polizieschi erano così capillari nel territorio da appurare cosa si diceva persino nelle<br />

celle dei monaci. Il 28 aprile il sottintendente di Gerace aveva comandato al supplente giudiziario di<br />

Bovalino di eseguire le visite domiciliari nei confronti di Pasquale Foti 38 , Francesco Calfapietra e Pasquale<br />

Zappia che, soliti a spargere voci allarmanti contro il governo, diverse volte si erano riuniti «nella stanza del<br />

monaco Riformato Padre Antonio che è in questo Convento» 39 . Il primo maggio successivo venivano<br />

convocati i frati. Frà Ludovico da Cardinale 40 , guardiano del convento, asseriva di aver osservato delle<br />

frequenti riunioni degli imputati «senza che io conoscessi la causa. Intanto 15 giorni dietro costoro mi<br />

faceano delle premure perché avessi loro permesso si ricoverassero colà, essendo colpiti da mandato di<br />

arresto per affari politici» 41 . Incuranti del diniego avuto dal padre guardiano di riunirsi in convento,<br />

approfittando della sua assenza, nonostante le sue disposizioni, i liberali venivano fatti entrare da padre<br />

Antonio Della Torre 42 nella propria stanza. Foti diceva al calzolaio Girolamo Clemente: «Tu i vidisti i<br />

francesi e si no li ricordi verrà ora quell’epoca» 43 . Il convento rimaneva, nella logica dei liberali, un luogo<br />

dove era possibile sfuggire potenzialmente ai severi controlli della polizia. Ma non era così. Interrogato,<br />

anche fra’ Bonaventura da Satriano 44 affermò di aver visto penetrare in cucina il Foti il quale discorreva<br />

«sopra affari politici» 45 . Foti chiese, infatti, al vecchio frate se ricordasse i francesi. Alla risposta affermativa<br />

il cospiratore replicò: «Non passeranno altri otto giorni, e li torni a vidiri» 46 . Foti riprese il discorso<br />

asserendo che l’imperatore d’Austria era stato fucilato e quanto prima la stessa sorte sarebbe toccata anche<br />

«al Re di Napoli, e che se non è morto l’ajuta il Diavolo» 47 . Alle esecrande parole il vecchio frate rispose che<br />

il re è un uomo, invece, religiosissimo, «tanto che ai Relig(g)iosi somministrò Sale; e Tabacco (...). Dicea<br />

[Foti] inoltre che l’altra Italia era Repubblica» 48 . Anche questo frate notò la riunione dei liberali, otto giorni<br />

dopo, nella stanza di frate Antonio. Interrogato, questi rispose che la compagnia si riuniva nella sua stanza<br />

per giocare a carte e che nessuna affare politico veniva trattato.<br />

Per misure di polizia, dopo le perquisizioni operate dal supplente di Bovalino Agostino Agostini 49 , il<br />

sottintendente spiccava mandato d’arresto per Foti e Zappia 50 ed, in seguito, anche per Calfapietra e padre<br />

Della Torre.<br />

Interessante in questo periodo è anche la testimonianza sul prezzo dei generi annonari, che era<br />

subordinato a quello delle Puglie, e sul tiepido commercio relativo al passaggio di qualche nave che<br />

attraccava nel porticciolo di Siderno. La penuria dei generi, dovuta al cattivo raccolto, veniva compensata<br />

dall’immissione di prodotti provenienti da altre zone. In questo periodo è presente nel Distretto l’inglese<br />

Trafford in cerca di materiale metallifero 51 .<br />

In una delle tante risposte che venivano indirizzate al sottintendente, il direttore di polizia di Napoli<br />

invitava il suo dipendente periferico a controllare e vigilare sugli attendibili politici 52 . Da questo anno in poi<br />

si nota un certo scollamento nella burocrazia borbonica: spesso mancavano i giudici di Circondario,<br />

addirittura uomini di polizia e cancellieri 53 . Una situazione che progressivamente andrà precipitando finché,<br />

come vedremo con il Sottintendente nei rapporti successivi, non verranno più citati i punti relativi alle voci<br />

sul governo ed alla condotta degli uomini turbolenti. Una distensione dovuta sicuramente, da come si<br />

arguisce dai rapporti e dal libro pubblicato dal Calenda in seguito, ai forti sentimenti liberali propri di questo<br />

funzionario.<br />

Classi anche sospette erano quelle degli impiegati e dei militari in congedo, nei quali era insita, per il<br />

Cammarota, la falsità ed una certa insofferenza; atteggiamenti dovuti, probabilmente, alle condizioni non<br />

molto felici in cui questi ex dipendenti dello Stato vivevano 54 . Il Sottintendente illustra, attraverso i suoi<br />

rapporti, anche lo stato economico della Provincia: la zona più agiata era quella Tirrenica, commercialmente<br />

più sviluppata; poi quella ruotante intorno al Distretto di Palmi, la cui ricchezza dipendeva dal raccolto e dal<br />

commercio di prodotti vari; infine il Distretto di Gerace che traeva sostentamento dalle buone annate.<br />

Le relazioni del Cammarota ci consentono di tracciare un significativo quadro di come ancora oggi<br />

l’ex Distretto di Gerace conservi alcune caratteristiche di mancato sviluppo economico legato a fattori, oltre<br />

che sociali, anche territoriali. Per ciò che riguarda gli studenti della Provincia, in questa fase storica li<br />

troviamo guidati a Reggio dai padri Gesuiti.<br />

Un protocollo di intesa veniva stilato tra il vescovo di Gerace e la Sottintendenza per cercare di<br />

combattere «con mezzi energici» 55 l’immoralità, costituita dalla mollezza dei costumi dettata dalla seduzione<br />

delle ragazze. Il Cammarota comunicava al suo diretto superiore di Reggio un certo freno, dovuto all’azione<br />

di polizia per mezzo di severe ammonizioni, “obbliganze”, allontanamenti, e finanche arresti; misure<br />

preventive che contribuivano, anche se in misura limitata, a ridurre il grave fenomeno dovuto principalmente<br />

all’ignoranza ed alla povertà; un binomio che purtroppo aveva ampia diffusione nel Distretto. Una denuncia

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