cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica
cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica
cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
l’istesso testimone a discarico Sig. D. Giambattista Teotino sinodalmente si consacra a’ principi medesimi sostenuti da<br />
una discussione pubblica.<br />
Le stesse cose di debbono rassegnare per D. Felice, e D. Nicola Scaglione, che la pubblica discussione l’ha<br />
presentato per giovani maggiorenti, e che sono stati sempre ben diretti dal Fratello D. Pasquale, che con animo<br />
superiore si è distinto in saggezza, come in dignità, sempre si è distinto per moderazione, contegno, ed attaccamento.<br />
Di vantaggio l’insieme degli atti nemmeno presentano carico alcuno per D. Pietro Migliaccio, figlio del degno<br />
Padre Sig. D. Ettore, che unitamente a’ buoni, colla divisa di Sindaco ha fatto tanto per non installarsi qui una bandiera<br />
straniera.<br />
Anche la discussione pubblica non conosce delle reità addeb(b)ita a D. Pasquale Capogreco, ma gli atti non ci<br />
dettano di pronunziare sul di costui conto l’innocenza assoluta.<br />
È vero che il discarico da D. Pasquale Capogreco tenderebbe a principio siffatto, ma esso non presenta tutti gli<br />
estremi voluti per la dichiarazione di costa che non.<br />
In verità il Testimo ne D. Rocco Arena assicurando che nell’atto della briga del 23 Luglio 1848 il Capogreco si<br />
è incam[m]inato per la volta della rispettiva casa, non assicura se il Capogreco stesso è ritornato in piazza e s’è<br />
mischiato nella briga.<br />
D’altronde le altre Testimonianze prodotte a nome Carmela Caruso, e Teresa Bombardiere, non convincono<br />
per costa che non, mentre l’una è nutrice della Famiglia, e l’altra vicina, a prescindere che desse non assodano quando<br />
D. Pasquale Capogreco fece ritorno in Casa, potendo stare che rientrò in Famiglia, dopo di aver preso parte nella briga,<br />
per la quale l’imputazione a rispettivo danno.<br />
D. Giovanni Capogreco nemmeno la pubblica discussione lo presenta reo, e se Accorinti ha esposto l’opposto<br />
ha mentito fino al momento, però il Capogreco medesimo non merita la dichiarazione di costa che non, mentre i<br />
Testimoni prodotti a discarico Rocca, De Napoli, e Frascà non affiancano dichiarazione siffatta colle disposizioni, colle<br />
quali dissero non aver veduto il Capogreco: può darsi che in quella calca di gente non si accorsero.<br />
Nulla deve dirsi per D. Pietro Capogreco perché estinta l’azione penale colla morte sopravvenuta.<br />
Dell’insieme degli atti discussi, nemmeno si ha il carico addebitato dal Sig. Accorinti a D. Michele Tucci, però<br />
il processo non si stringe a ritenerlo assolutamente innocente.<br />
Senza andare alle lunghe, la pubblica discussione nemmeno favorisce il carico prodotto dall’Accorinti per D.<br />
Giovanni Spanò, D. Francesco Prestinaci, D. Gaetano Sansalone, D. Domenico Spanò, Nicola Melia, Giuseppe Melia,<br />
Bruno Stefanelli, Francesco Aglirà, Giuseppe Aglirà, Pietro Sansalone di D[omeni]co, Antonio Melia di Giam[battist]a,<br />
D. Domenico e D. Nicola Prestinaci, D. Vincenzo, D. Pasquale Sansalone.<br />
Però nemmeno il discarico prodotto, ed esaminato, affiancano gl’individui non ha guari marcati per la libertà<br />
assoluta: Marianna Autino, e D. Pasquale Carneri co’ loro detti, non definiscono senza replica quale parte avessero<br />
potuto prendere ne’ fatti del 23 Luglio 1848 gli individui non ha guari espressati.<br />
Qui è marcabile che la discussione pubblica presenta D. Vincenzo Sansalone, come quegli che si attrovava in<br />
casa del Sig. Marchese Avitabile nell’atto la Guardia del Borgo salita sopra si attaccava a parole colle Guardie della<br />
Città; ma l’istessa discussione pubblica presenta, che il Sansalone alle voci accorse, e s’ignora quali parole avesse<br />
potuto prendere in quella congiuntura accorrendo.<br />
È utile infine manifestare che quanto si è raccolto in pubblica discussione tende a definire i fatti successi nella<br />
notte del 23 Luglio 1848 per vie di fatto non prevedute fra misfatti, e delitti, coperte anche per mancanza di punizione,<br />
dal silenzio delle parti.<br />
Considerando inoltre, che l’assieme della pubblica discussione, e che i discarichi prodotti non mena<br />
conchiudere autori D. Placido Scaglione, Giuseppe Ameduri, e Giuseppe Pancallo, di strappamento di coccarda rossa ad<br />
un pagano, e nemmeno gli elementi raccolti fanno ritenere il carico addeb(b)itato come dagli atti in ordine alla<br />
iscrizione, alla illuminazione, ed affissione, di cui si tenne discorso anche nella discussione di invio della Gran Corte<br />
Criminale della Provincia.<br />
Saverio Napoli, Vincenzo Ursino addimostrano l’assenza di Francesco La Rosa in quella sera in cui si è trovato<br />
illuminato l’esterno della sua bottega in gioia della disfatta delle Truppe del Re /N.S./ lungo l’Angitola.<br />
Domenico Scoleri, D. Giambattista Spadolisano colle loro deposizioni favoriscano l’imputato D. Placido<br />
Scaglione per dichiarare il non costa sul carico addossatogli, ma non menano alla dichiarazione di una innocenza<br />
assoluta, mentre Scoleri, e Spadolisano assicurano che veduti da Scaglione colla coccarda rossa, egli nulla gli disse, ma<br />
niente altro suggeriscono alla Giustizia.<br />
Considerando, che cogli atti si accusano di notturna cantilene, offensive del potere Regio, sarcasmi, e parole<br />
provocatrici contro la gente onesta, e moderata, Giuseppe Pancallo, Felice La Rosa, Bruno Stefanelli, Francesco<br />
Timpano alias Pipirosso, Giuseppe Fragomeni, Gennaro Cesare, D. Giuseppe Antico, Giuseppe Ameduri, Domenico<br />
Triunveri, Gaetano La Rosa, Michele Pedullà, Alfonso Ameduri, Vincenzo Meligrana, e Carmelo Ameduri, e carico<br />
siffato e sostentuto da tutta la Giustizia.<br />
In verità i Testimoni M.ro Giuseppe Lombardo, Francesco Lombardo, Clemente Vita, D. Vincenzo Rippa,<br />
Marchese D. Gennaro Avitabile, il Canonico D. Pasquale Carneri, Mastro Pietro Oppedisano ed il Cavaliere D. Ettore<br />
Migliaccio francamente depongono il carico per le cantilene e gli autori delle stesse nelle persone di sopra marcate,