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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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La pubblica discussione offre una perenne riunione di rubricati in Casa Balzo nell’atto Aracri tentava il grave<br />

misfatto di cui si è tenuto più fiate parole. D’altronde chi delinque non ferma scrittura.<br />

La rubrica, e gli autori di fatti, per i quali l’Aracri si è portato in questa residenza viene rettamente sostenuta da<br />

un rapporto del Sotto-Intendente di questo Distretto, che letto, e discusso in pubblica discussione, come documento, non<br />

è stato mica dalla difesa attaccato: la voce dell’autorità costituita d’altronde merita piena credenza.<br />

Il dubitare del merito di un Funzionario Regio (...); il cospirare contro gli Uffiziali del Re (...), in altri tempi<br />

erano misfatti di Lesa Maestà.<br />

Dalle dichiarazioni del Canonico Sollazzo emerge, che i provocati accorrevano in Casa Balzo, ove si<br />

concertava naturalmente sulla faccenda del Governo prov[v]isorio, ma si concerta con chi va’ non co’ lontani: il<br />

concerto deve presupporsi anche perché Aracri attorniato da’ rubricati, cercava insinuarsi nell’animo del Sindaco ch’era<br />

un estraneo: se loro che avvicinavano Aracri non lo speranzavano, Aracri non si fermava in Gerace per ben tre giorni<br />

(...).<br />

Nemmeno per ombra i rubricati denunziarono il sedicente Aracri, e qui cade acconcio ricordare quanto la<br />

prima autorità della Provincia, in cui no so’ s’è maggiore la scienza, o la chiarezza, ricordava al pubblico.<br />

Ne’ reati di stato risiede ad ognuno l’obbligo di arrestare nella flagranza i colpevoli: il tentennare de’<br />

funzionari (...) mentre rivela in essi qualche cosa di colpevole, è un favore largito alla colpa, è uno opportuno soccorso<br />

alla impunità dei rei, è un allarme gittato nel seno del pubblico: la omissione dell’arresto pronto od istantaneo de’<br />

colpevoli, ne può assicurare la libertà avvenire, può armare il braccio a reati novelli, e forse anco più gravi, e può<br />

incorare i tristi a delinquere nella fiducia che la dappocaggine, o la debolezza assicuri ancora ad essi la speme sedicente<br />

della impunità, o di cena tarda, e perciò di menché esemplare punizione.<br />

Alla forza di tanta concatenata indiziaria accoppiasi la dichiarazione di D. Vincenzo Rippa, che afferma gli<br />

autori del carico in discorso, ed i costui detti giurati altra fiuta, e ripetuti innanzi ad altra autorità sono stati letti in<br />

pubblica discussione, e non mica sono stati eccezionati; la testimonianza del Sig. Rippa è stata spontanea, senza dire, e<br />

non prodotta da esitazione, di ricerche stentate, di disaccordo, di varietà, e divergenze, di contraddizioni, di corruzioni<br />

successive mal giustificate.<br />

Affianca il detto di Rippa la dichiarazione scritta del Sig. Domenicantonio Briglia, cui sebbene in pubblica<br />

discussione varia i detti con un si dice, pure il processo scritto è ben spesso più delle orali apprezzabile (...).<br />

Il discarico poi prodotto per abbattere i fatti iniziati, generosamente parlano del Sig. Aracri, non sfianca il<br />

carico.<br />

I detti di Girolamo Alfarone, e di Francesco Crisafi a nulla giovano; ammesso che dessi incontrarono sulla<br />

montagna Aracri, e che generosamente senza pravo fine gli trovarono alloggio, bisogna stare a’ fatti, e ricordarsi<br />

ognuno che non s’ignorava in Gerace la venuta di un soggetto per i[n]stallare un governo prov[v]isorio: Aracri si è<br />

manifestato ne’ suoi disegni, e dimorò a Gerace per tre giorni.<br />

Le stesse osservazioni valgono a non fermarci a’ detti di D. Carmelo Fragomeni, ed a quelli troppo estesi di D.<br />

Bruno Malafarina.<br />

Il deposto di D. Nicolino Carpentieri, di D. Domenico Lo Schiavo, di D. Nunziato Polimeni nulla dice, e la<br />

bilancia delle pruove pesa più dal lato opposto: D’altronde anche quando alla presenza di Testimoni gl’individui de’<br />

loro nominati si opponevano a’ voleri di Aracri, ciò non esclude l’idea di un sentire, ed oprare diverso nella stanza<br />

dell’amicizia.<br />

Considerando che non è imputabile un’azione senza il concorso simultaneo della cognizione, volontà, e libertà:<br />

il fatto esposto dà in risultato la concorrenza di tutti, e tra gli elementi in parola.<br />

Considerando, che ritenuto il carico, pel quale la venuta del Sig. Aracri in Gerace, il fatto mena al tentativo di<br />

spargere il malcontento contro il Governo, e la Gran Corte ha aperta la strada coll’invio dell’accusa al Correzionale.<br />

Però per D. Giuseppe Arcano rubricato come dagli atti, delle dichiarazioni il non costa: D. Vincenzo De<br />

Bartolis, Francesco Condò, Domenico Sorbara, e D. Bruno Corrado lo definiscono ammalato in quel tempo della<br />

dimena di Aracri in Gerace, ed il Testimone D. Carmelo Fragomeni soggiunge ch’è stato spedito d’Arcano in Casa<br />

Balzo, perché non fosse allistato fra coloro che Aracri intendeva annotare pel Governo prov[v]isorio.<br />

Intanto Testimoni prodotti non favoriscono la dichiarazione di costa che non rimandata colla difesa: la malattia<br />

del Sig. Arcano disposta da’ Testimoni poteva agevolarlo di uscire di Casa, e portarsi segretamente a concertare articolo<br />

Governo prov[v]isorio.<br />

L’istessa dichiarazione di non costa deve farsi a favore di Tom[m]aso Commisso pel carico di atti, ed opere<br />

iniziati dal sedicente Aracri: l’insieme della discussione pubblica non documenta l’accusa.<br />

In fine per l’istesso carico addebitato a Commisso, di cui non ha guari si è parlato, deve dirsi il non costa per<br />

D. Giuseppe del Balzo, che ha presentato in discarico documenti di elogio per i portamenti suoi in quelle emergenze: il<br />

carico poi lo presenta ambiguo, e fece i palpiti di un avanzato timore; il discarico per altro se no lo presenta<br />

assolutamente innocente, offre de’ dub[b]i il favore del suo. D’altronde dalle dichiarazioni del Sig. Teotino, e Notar<br />

Fragomeni emerge, che il Sig. Giuseppe del Balzo avea dato loro colla divisa di Capitano della Guardia Nazionale<br />

ordine ad impedire l’affissione di proclami incendiari<br />

(...)

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