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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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vedremo più avanti, si ribellavano compiendo rimostranze sotto i palazzi comunali per il mancato pagamento<br />

di quanto promesso. La situazione era divenuta molto grave a causa di una forte crisi dovuta all’inclemenza<br />

della stagione che aveva determinato la mancanza di raccolti e di provvigioni. A ciò si aggiunga un forte<br />

stato di pauperismo onnipresente nelle classi popolari. Il carcere non basta. Le donne “dissolute”, come<br />

venivano definite dal Cammarota, erano costrette a ritornare sui loro passi: o il Distretto era diventato una<br />

neo Gomorra, e lo escludiamo, oppure, molto più probabilmente, erano le condizioni di marcata povertà a<br />

fomentare uno stato sociale così miserevole. Per «reprimere questa invecchiata immoralità» 13 , scartata<br />

l’ipotesi assurda dell’infanticidio, non rimaneva al Sottintendente che obbligare le levatrici a dichiarare i loro<br />

interventi e responsabilizzare le donne che esponevano i fanciulli.<br />

Ma gli scandali continuavano. Cammarota denunciava la presenza di molteplici «tresche<br />

scandalose» 14 , che si verificavano nei comuni del Distretto, nella seduzione di «vergini giovinette» 15 . Il<br />

Sottintendente tentò di arginare questo modo di vivere diffuso, facendo «compiere il matrimonio ed in caso<br />

negativo [assoggettando] all’arresto i ritrosi» 16 ; oppure ancora obbligando i “donnaioli” a forme di<br />

transazioni pecuniarie. L’immoralità continuò specie a cavallo del ‘40 e del ‘50 a regnare ancora nel<br />

Distretto 17 . A dare preoccupazione erano anche gli ecclesiastici, avvezzi a malsane abitudini e a cui soltanto<br />

la mano del defunto vescovo Perrone, affermava il Cammarota, poteva porre freno. Un Prela to sul quale le<br />

istituzioni avevano posto grande fiducia, del resto ricambiata nel denunciare prontamente i movimenti di<br />

insurrezione del Distretto. Ne esce fuori una figura osannata, idilliaca, compianta. Dalle parole del<br />

Sottintendente è facile intuire che il Vescovo geracese era un preciso punto di riferimento per la salvaguardia<br />

della sicurezza e che i suoi metodi producevano l’effetto voluto.<br />

Sul versante politico, il Cammarota evidenziava le voci sediziose circa una presunta dichiarazione di<br />

guerra fatta da re Ferdinando all’Inghilterra per il dominio di Malta.<br />

Inizia adesso una constatazione, che durerà per parecchi anni, sul comportamento dei turbolenti che<br />

venivano fatti apparire come uomini tranquilli, lungi dal coltivare idee rivoluzionarie che si occupano,<br />

invece, dei propri affari senza dare alcun sospetto.<br />

Da evidenziare la nota n. 15, dove il funzionario illustrava un’aggressione, avvenuta alle pendici del<br />

monte S. Jejunio e precisamente nel luogo chiamato «Stempata e quattro Raggi» 18 , subìta da alcuni viandanti.<br />

Furti soliti ad avvenire a causa della lontananza dei centri abitati.<br />

Ritorniamo all’Ufficio di Sottintendenza. Il Cammarota dipinge un affresco che chiarisce la<br />

situazione dei sorvegliati politici, le relazioni con le autorità e il rapporto, non privo di tensioni, almeno da<br />

come ci viene descritto dal Cammarota 19 , fra gli stessi perseguitati politici. Nel Distretto, affermava il<br />

funzionario, gli uomini turbolenti, sovversivi, che presero parte e si compromisero nelle «passate vicende<br />

politiche» 20 , alludendo certamente al ‘47, erano controllati dalla polizia e tenuti a bada da una barriera<br />

garantita, ci dice Cammarota, costituita da chiare inimicizie tra le famiglie, supportate da considerevoli<br />

interessi privati. Probabilmente la terra. Questa notizia ci porta a sottolineare con vigore, dunque, che la<br />

partita si giocava sul campo dell’interesse. Tornaconti e dissapori erano stati forse, o anche, la causa<br />

dell’efferata uccisione dei Giovani del Distretto.<br />

L’area, lontana dai centri commerciali del Tirreno, priva di porti e di strade favorevoli al commercio,<br />

come ci viene descritta, mal sopportava il grave peso della miseria e, soprattutto la mancanza di spazi<br />

economici e sociali per i quali la piccola e media borghesia lottava. Vi era una classe di proprietari 21 che dava<br />

alla povera gente un lavoro, comunque insufficiente a soddisfare le esigenze materiali a causa degli scarsi<br />

raccolti 22 .<br />

Lo stato culturale del Distretto lasciava a desiderare. Le uniche scuole di un certo rilievo erano i<br />

Licei di Reggio o Catanzaro. A Gerace, come a Palmi, Oppido o altri centri dove c’era il Seminario,<br />

l’istruzione era demandata principalmente ai sacerdoti. Dall’analisi emerge una gioventù che si dà<br />

prevalentemente all’ozio e che rifugge lo studio delle lettere e della scienza 23 . Da notare la risposta caustica<br />

del direttore di polizia di Napoli 24 che non concede nessuna pausa al Cammarota e lo esorta a prendere i<br />

necessari provvedimenti per non far soffrire la fame alla popolazione. Lo Stato si preoccupava soprattutto<br />

per non creare disordini e malcontento fra i sudditi. La fame poteva dire rivolta e caos. «In realtà, negli anni<br />

che vanno dal 1849 al 1859 la linea economica seguita dal governo borbonico fu ispirata (...), da ragioni<br />

esclusivamente politiche e mirò al mantenimento dello status quo, senza preoccuparsi in nessun modo del<br />

costante aumento del dislivello economico già esistente tra il Mezzogiorno e le altre parti d’Italia» 25 .<br />

Alcuni dati 26 offrono uno spaccato dello stato della giustizia nella metà del secolo. Nel mese di<br />

gennaio, nel Distretto di Gerace i reati maggiori furono le percosse e le ingiurie, oltre a 2 omicidi ed un infanticidio.<br />

L’intendente in questo rapporto commenta lo stato politico e sociale della Provincia. L’analisi<br />

parte dalla constatazione di alcuni errori commessi nel passato (l’allusione sarà stata certamente rivolta ai

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