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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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ciò era principalmente da attribuirsi alle manovre di una «potente famiglia di Gioiosa, che co’ suoi seguaci e<br />

proseliti perturba l’indole di quelle ignoranti popolazioni, facili ancora a venir sedotte (...) nelle idee di<br />

comunismo e sovversione, per trarle poi malvagiamente ai loro fini, di discreditare e poi distruggere l’attuale<br />

libero Governo» 317 . L’accusa di debolezza era stata lanciata nei confronti del Sottintendente di Gerace,<br />

timido e debole «che non può reggere all’altezza dei tempi» 318 . Il Bolani lanciava pesanti strali nei confronti<br />

del funzionario di stanza a Gerace, il quale «in ogni avvenimento in quel Distretto, invece di saper conciliare<br />

co’ mezzi civili e di ben regolata politica gli animi ed i partiti, egli è preso dallo spavento, ed attribuir vuole<br />

il carattere di dimostrazioni rivoluzionarie ad ogni libera manifestazione della nuova vita politica alla quale<br />

egli non può e non sa adattarsi» 319 . A conclusione della lunga lettera, il Bolani chiedeva al ministro la<br />

sostituzione con un altro sottintendente «forte, leale e di libero animo, qual vien richiesto dall’indole del<br />

tempo, cioè capace a rassicurare e dirigere l’opinione pubblica, e neutralizzare l’azione degli avversi politici»<br />

320 . Da tali informazioni si evince che la politica borbonica cercava di contrastare le idee di rinnovamento<br />

con idee di pseudo rinnovamento. La strategia politica adottata si configurava, però, ormai inadatta ai tempi.<br />

Il regio giudice, il sindaco e il capitano della Guardia nazionale di Gerace confermavano la debolezza del<br />

funzionario. Ma a chiarire questa situazione subentra anche una lunga lettera del sindaco di Roccella Giuseppe<br />

M. Cappelleri, il quale in data 4 agosto 1860 scriveva all’Intendente di Reggio che la calma regnava,<br />

contrariamente a quanto asserito dal Sottintendente, in tutto il Distretto, «se ne eccettui un qualche vano conato di<br />

reazione comunista, provocato da coloro che, gente essendosi di perduta morale, sognerebbero il ritorno dei tristissimi<br />

tempi di pria, e che a comprimerli è pur sufficiente la solerzia della Guardia nazionale; onde si ha non dubbio esempio ne’ fatti di<br />

Riace e Gerace avveratisi nel 29 or decorso luglio, e su’ quali venne uffizialmente informata l’Autorità di Lei» 321 .<br />

Il Sindaco di Roccella non mancò di avanzare forti riserve sul comportamento del Sottintendente. A<br />

tal riguardo, riportava alcuni dati per convincere l’Intendente della situazione:<br />

1. La pubblica voce, la quale accenna all’esistenza di una così detta Camerilla reazionaria che hassi per convegno il<br />

Convento de’ Minori Osservanti riformati di Gerace, ove solevano quotidianamente accedere le notabilità reazionarie del paese, e gli<br />

agenti della vecchia polizia; i quali da qualche giorno in qua se ne sono allontanati, perché da quivi espulsi dalla indignazione<br />

pubblica e dal contegno risoluto del Vicario di quel convento, padre Agostino da Palmi, interprete del pubblico corruccio. In questo<br />

convento stanzava da più mesi il Segretario della Sottointendenza, ed il Sottointendente stesso spesso vi accedeva!<br />

2. Il vedere diffuse le teoriche comuniste nel paese da un tal Nicola Mirarchi, basso agente di polizia della Sottointendenza,<br />

e da un certo Pietro Danna, spazzatore di esso locale.<br />

3. Essersi dinegata essa Autorità ad adottare contro i sopraddetti individui delle misure preventive, non ostante che<br />

un’eletta e distinta deputazione siasi all’uopo presentata la sera del criminoso attruppamento del 29 or decorso luglio.<br />

4. La lentissima e mal volenterosa attuazione degli ordini governativi (...) e dall’aver ritenuto per più giorni in sospeso la<br />

nomina del novello Sindaco di Gerace, signor Vitale, sul pretesto che ei sia stato un attendibile politico (...).<br />

Per siffatte cagioni, ingeneratasi e cresciuta la diffidenza tra essa Autorità e gli amministrati, poco mancò (e avvenuto<br />

sarebbe di certo ove i buoni non si fossero adoperati) che la popolazione del Capoluogo non ne avesse ad esternare tumultuosamente<br />

il suo rincrescimento» 322 .<br />

Le ragioni di tale diffidenza e contrasto verso il Sottintendente, chiamato anche reazionario, potrebbe<br />

riscontrarsi nei sentimenti di tolleranza verso le organizzazioni liberali operanti a Gerace 323 .<br />

Intanto, il sottintendente ff. di Gerace Giuseppe Zigarelli, ignaro forse di quanto si tramava alle sue<br />

spalle, il 5 agosto 1860 scriveva all’Intendente di Reggio per informarlo che il controloro dei Dazi indiretti<br />

della Marina di Siderno, Antonio De Pucci, rapportava che «Ieri, se non fosse stata l’operosità della famiglia<br />

Falletti, sarebbe uscita per il paese una bandiera di nazione Piemontese, diretta da don Donato Cupìdo<br />

apostata, D. Pasquale Scorsafave (sic) disturbatore dell’ordine pubblico, D. Antonio Scorsafave apostata, e<br />

Francesco Galluzzo alias Moro, con altri o dieci disperati, per gridare Viva Vittorio Emanuele e<br />

Garibaldi» 324 . Risalta ancora maggiormente l’azione propagandistica, in termini di spicciola politica unitaria,<br />

che ebbe luogo nel Distretto di Gerace, il quale non risultava per niente affatto immune da “conati<br />

reazionari”, come amava definirli il sindaco di Roccella Cappelleri, ma nel quale territorio dai vertici in giù<br />

anche nella polizia vi era stata la contaminazione della nuova idea di “italianità”.<br />

Le disposizioni governative non si fecero attendere nei confronti del Sottintendente ff. di Gerace<br />

Zigarelli. Il direttore dell’Interno M. Giacchi, in data 10 agosto, autorizzò l’Intendente della Provincia di<br />

Reggio a rimuovere lo Zigarelli dal suo incarico, provvedendo «al rimpiazzo provvisorio del detto<br />

funzionario, scegliendo un individuo di tutta sua piena fiducia» 325 , per cui venne nominato Vincenzo<br />

Amaduri.<br />

5. La difficile situazione dopo l’«Unità»<br />

Con l’Unità d’Italia, a vigilare sulla tranquillità pubblica, alla polizia ed alla gendarmeria borbonica<br />

si sostituì il Corpo dei Carabinieri e la milizia nazionale. Ed inizia un altro triste periodo di brigantaggio 326 .

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