20.05.2013 Views

cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Per avere un quadro completo dei disordini avvenuti a Gerace il 23 luglio, riportiamo le altre<br />

composite testimonianze rese al giudice Falletti l’11 settembre 1848. Il canonico della Cattedrale Domenico<br />

Carneri, di anni 38, confermava che l’Accorinti, accompagnato da Gaetano Spadaro, secondo la pubblica<br />

opinione, era andato a S. Eufemia ed era ritornato con l’ordine di impiantarvi anche a Gerace un Governo<br />

provvisorio 356 ; di aver visto le illuminazioni e l’affissione del manifesto inneggiante all’Italia ed alla libertà<br />

dopo la voce che circolò circa la disfatta dell’Angitola e la presunta uccisione del generale Nunziante. In<br />

ordine alla “briga” successa in piazza del Tocco, conferiva ai fratelli Scaglione il rabbonimento degli animi<br />

esacerbati. Non gli risultava che si avesse gridato Abbasso la Costituzione ma, invece, aveva inteso Abbasso<br />

i Realisti; mentre ignorava l’addebito fatto a Carmine Bufalo e quello ai fratelli Capogreco. Anche per lui era<br />

«un sogno l’asserto di aver D. Felice Scaglione rimproverato al Bufalo perché si tolse la coccarda rossa (...);<br />

è una favola l’asserto che in quell’avvenimento D. Nicola, D. Felice Scaglione e D. Pietro Migliaccio dissero<br />

sparate a Commisso» 357 . Il canonico non aveva mai sentito che i fratelli Aglirà avessero fatto mostra di<br />

pugnali nei fatti del 23 luglio. Depone il trentasettenne Carmine Oppedisano 358 , barbiere, il quale fornì una<br />

versione dei fatti identica a quella del canonico Carneri. E così anche Giuseppe Lombardo, anni 48, «serviente<br />

comunale di Gerace» 359 .<br />

Giovambattista Argirò, abitante nel Borgo, di anni 70, contabile della locale Ricevitoria Distrettuale,<br />

affermava di non conoscere nulla «in ordine alla verifica della cassa di questa Ricevitoria» 360 , in quanto non<br />

si trovava in casa dell’Arcano ma nel burò della stessa Ricevitoria.<br />

Il notaio Carmelo Fragomeni, di anni 35, segretario della Ricevitoria, ribadiva, come gli altri<br />

testimoni evidenziati, la vicenda dell’Accorinti e il contatto con il ricevitore Arcano andato a vuoto.<br />

Francesco Muscari Tomajoli, alle domande del giudice istruttore, molto succintamente rispose di non<br />

sapere nulla circa l’esposizione che riguardava i fatti del 23 luglio. In merito all’Accorinti, si soffermava sul<br />

Governo provvisorio e sull’episodio legato alla richiesta del danaro all’Arcano 361 .<br />

Il 13 settembre venne sentito il tesoriere della Cattedrale di Gerace, can. Giuseppe Sollazzo di anni<br />

74, il quale sosteneva che l’Aracri era stato appoggiato a Gerace dall’Accorinti, da Vincenzo Panetta e da<br />

altri. Nel corso della deposizione affermò di aver sentito dire che il 23 luglio Francesco Cesare era sceso al<br />

Borgo per convincere «quella popolazione a salire sopra e brigarsi con la forza della Città, solamente posso<br />

dirci che da sopra S. Domenico si gridò, non so da chi, di correr i borghesi in difesa de’ fratelli che venivano<br />

minacciati e vilipesi da’ Realisti» 362 . Quando Aracri era a Gerace, continuava, nella spezieria di Giuseppe<br />

Panetta, Gaetano Gallucci ebbe a dire nei confronti del sindaco Migliaccio: «Chi si credi su Sindachellu del<br />

cazzo di burlarci (...), basterei io solo prenderlo dal petto e farlo venire d’Aracri per combinare all’ordine<br />

del Comitato che si teneva, come si disse pubblicamente in casa di Balzo: nessuno ha potuto sentire questo<br />

discorso, perché io solo mi trovava nella farmacia, e restai silenzioso» 363 .<br />

Nulla di preciso raccontava Smiraldo Fragomeni di anni 29 proprietario, e Luigi Rippa 60 anni,<br />

caffettiere 364 , che basano le loro testimonianze sul “sentito dire”.<br />

Pantaleone Napoli di anni 21, pittore, depose che, essendo stato di guardia al Borgo come capo<br />

sezione, «verso le ore tre della notte trovandomi coricato sul tavolato del posto di guardia che dormiva, venni<br />

destato e vidi D. Francesco Cesare, e D. Placido Scaglione i quali volevano suonare il tamburo che si trovava<br />

in quel posto di guardia per riunire gente, e dissero che sopra la Città avevano ucciso due borghesi, cioè<br />

Benedetto Alfarone, e Vincenzo Spataro» 365 . Ma il tamburo non venne consegnato e i due si allontanarono<br />

per riunire più gente possibile.<br />

Per Carmelo Ratois, canonico della Cattedrale, anni 46, la frase Curriti fratelli borghesi perché qui si<br />

stanno pazziando era stata intenzionalmente pronunciata «per far decidere i borghesi a salir sopra ad<br />

abbattere i Realisti» 366 .<br />

Secondo Bruno Malafarina, 56 anni, cancelliere del Comune, i “vagabondi” Accorinti, Panetta e<br />

Cesare volevano installare un «Comitato di pubblica sicurezza, ma i buoni si opposero» 367 . Il 23 luglio si<br />

trovava al Borgo quando da S. Domenico anche lui sentì pronunciare voci allarmanti: «Currite borghesi ca<br />

sopra ammazzano tutti i borghesani» 368 .<br />

Nella sua lunga deposizione, il marchese Gennaro Avitabile, 60 anni, proprietario, narrava i fatti<br />

riguardanti l’Accorinti e lo Spadaro: dal ritorno da S. Eufemia a Gerace con il desiderio di installarvi un<br />

Comitato Provvisorio; al tentativo di finanziare il progetto con i soldi delle Ricevitorie, ai due cannoncini di<br />

Roccella: esperimenti che «sono stati oggetti più di desideri che di speranza» 369 . Si soffermava, poi, sull<br />

venuta di Aracri, facendo i nomi di alcuni liberali geracesi che si erano avvicinati per appoggiarlo 370 e<br />

sull’affissione dei manifesti “incendiari” per opera di Giuseppe Pancallo. Ed ancora: l’illuminazione del<br />

posto di guardia quando si sparse la falsa notizia dell’uccisione del Nunziante all’Angitola e l’affissione del<br />

manifesto inneggiante «Alla vittoria delle Tre Ca labrie. Viva Carlo Alberto e quantunque ignoro chi avesse

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!