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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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A Stilo il supplente Nicola Crea «si è mostrato attacatissimo al Real Governo, prendendo le armi per<br />

la difesa del Trono con tutti gli altri della Città di Stilo» 431 . E così fecero il cancelliere Saverio Ruffo, il<br />

cancelliere sostituto Vincenzo Coniglio, gli uscieri Francesco Argirò, Domenico Avenoso e Filippo Pirozzi.<br />

Ad Ardore il supplente Domenicantonio Grillo «implicato nelle ultime emergenze trovasi in arresto.<br />

Venne pertanto destituito, e rimpiazzato da D. Pasquale Rianò» 432 . Contrariamente, parte importante l’ebbe il<br />

cancelliere Gregorio Cimino che «prese le armi come gli altri di Ardore nel disegno di fare resistenza ai<br />

rivoltosi, ma entrati i ribelli in quel Comune si chiuse in casa. Obbligato ad uscire dai rivoltosi per consegnar<br />

loro le carte di polizia, che il Cancelliere preventivamente aveva avuto l’accortezza di nascondere, diede solo<br />

un fascicolo di carte vecchie, ed inutili, che i ribelli senza leggere bruciarono. Insinuato il Sig. Cimino<br />

dall’ex supplente a mettersi come lui la coccarda tricolore vi si è ricusato» 433 . Nelle vicende politiche non<br />

furono in alcun modo coinvolti il cancelliere sostituto Giuseppe Loschiavo, il commesso giurato Raffaele<br />

Frascà. Gli uscieri Giuseppe De Marco, Domenico Galati e Rocco Francone, ricusarono di mettersi la<br />

coccarda.<br />

A Bianco, il supplente Vincenzo Medici faceva parte dell’elenco stilato del Bonafede dei rivoltosi e<br />

indicato come «connivente» 434 , anche se il suo comportamento non era degenerato durante gli avvenimenti.<br />

Infatti, «la sua condotta fu regolare» 435 . Il motivo della sua segnalazione era dovuto al sospetto maturato dal<br />

Bonafede. «Questa osservazione ha potuto derivare dalla circostanza di essere il Sig. Medici stato in<br />

Roccella nei giorni precedenti alla rivolta, e di essersi restituito in Bianco quando la banda rivoluzionaria<br />

avvicinavasi a Roccella senza avvertirne il suo Regio Giudice, la qual circostanza unita all’altra di trovarsi il<br />

Sig. Medici legato in parentela con le famiglie che figurarono in quel trambusto han fatto supporre al Sotto-<br />

Intendente Sig. Bonafede che il Sig. Medici esser dovea in conoscenza di tutto» 436 . Atteggiamento regolare<br />

osservò l’anziano cancelliere Bono Pachì. Il cancelliere sostituto Pasquale Femia durante i moti si rifugiò col<br />

regio giudice nel comune di S. Luca, e così anche il commesso giurato Domenico Ruffo. Prese parte alla<br />

rivolta l’usciere Domenico Rossi che, giudicato complice di secondo grado, fu costretto al domicilio forzoso<br />

a S. Luca. Non rimase compromesso, invece, l’altro usciere Ferdinando Tropea.<br />

A Staiti il Supplente Domenico Musitano si trovava in arresto per aver preso parte attiva alla rivolta.<br />

Per essere stati costretti a portare per qualche momento la coccarda tricolore al cappello, furono considerati<br />

“vittime” Ferdinando Picone e Gabriele Zappia, rispettivamente cancelliere e sostituto cancelliere. In stato di<br />

arresto per aver partecipato alla rivolta si trovava, invece, il commesso giurato Tommaso Leocani, mentre gli<br />

uscieri Domenicantonio Zappia e Vincenzo Gliozzi, furono costretti a “subire” di portare la coccarda al<br />

cappello. Il terzo usciere, Domenico Manglaviti, per aver preso parte alla rivolta, considerato complice di<br />

secondo grado, fu relegato nel Comune di Bruzzano e domiciliò coatto.<br />

19. Spese del comune di Gerace<br />

per la truppa durante il moto<br />

In occasione della permanenza delle Truppe Reali nel Capoluogo, fu necessario coprire le spese di<br />

vitto e alloggio per un importo complessivo, secondo quanto riportato nel rapporto del consigliere<br />

d’Intendenza ff. da sottintendente Giuseppe De Nava, di 1157.93 ducati. Il danaro era stato speso per:<br />

trasporto acqua, letti per i soldati ammalati, l’acquisto di alcuni tini; l’evacuazione di luoghi «destinati per<br />

quartiere 437 . Alla lettera vengono acclusi i relativi statini certificanti le somme utilizzate: «Stato di spese<br />

occorse per evacuare numero ventiquattro Botteghe, cinque abitazioni, nonché un magazzino, ed una<br />

Baracca piena di oggetti appartenenti ai diretti Padroni, alfine di ridurli per uso di quartieri necessari alla<br />

sede della Truppa che si trovò in Geraci in colonna mobile» 438 . Nelle somme erano anche inserite le spese<br />

necessarie per rimettere nuovamente gli oggetti nelle loro abitazioni e per «accomodi accorsi» 439 . In quei<br />

giorni, oltre alla requisizione delle 24 botteghe di commercianti e di «artefici» 440 , furono evacuate cinque<br />

abitazioni, un magazzino, un baracca; «accomodato un luogo immondo delle abitazioni, cioè di quella di<br />

pertinenza della V[edov]a Gi[u]rleo, che si aprì in quel tempo che vi erano talune Compagnie della Truppa,<br />

le quali non poteano soffrire il puzzore (...). Per accomodo di un Tetto, e di talune chiusure occorsi negli altri<br />

abitazioni» 441 .<br />

Per la stessa truppa erano stati predisposti dal Decurionato 184 cantaja di paglia a carico dei Fondi<br />

Provinciali 442 . Precedentemente, il colonnello Rosaroll aveva rilasciato una ricevuta datata 9 settembre per la<br />

paglia utilizzata da 691 soldati 443 . Un’altra dichiarazione viene rilasciata dal medesimo comandante che, il 24<br />

settembre seguente, riceve «la paglia a terra di ricambio a tenore dei regolamenti» 444 . Insomma, per il<br />

casermaggio della colonna mobile di stanza a Gerace, nel settembre 1847 vengono spesi totalmente 304,95<br />

ducati 445 .

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