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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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detenzione di armi vietate, coltello a molla ferma senza legale permesso, avvenuta a Gerace a 26 nov. 1849.<br />

La sud.a Regia Giustizia del Circondario di Gerace condanna l’arrestato D. Gaetano Fragomeni<br />

conseguentemente alle Conclusioni del P.M. alla confisca dell’arma (...), ed alle spese» 529 .<br />

Fragomeni lo ritroviamo in un’ennesima causa il 14 aprile 1853, essendo «imputato di detenzione del<br />

libro pernicioso intitolato il Principe e le lettere di Alfieri» 530 . Il Diacono venne condannato a pagare l’elevata<br />

ammenda di venti ducati e le spese di giudizio. Ma non tutto finiva qui. Più avanti, dopo la narrazione dei<br />

fatti avvenuti nella fase processuale, al povero Fragomeni sarà comminata una pena ancora maggiore:<br />

Nella sera del dieci Luglio 1852, si procedé ad una visita domiciliare in casa del diacono D. Gaetano Fragomeni, dal ff.<br />

Ispettore di Polizia per sospetti che il Fragomeni potesse conservare carte riguardanti politici affari, perché attendibile. Nulla si<br />

rinvenne di criminoso, meno un libro intitolato “Il Principe e le lettere di Alfieri”, che il Fragomeni in vedersi assaltato in casa,<br />

cercava nascondere sul tetto della sua casa, per dove tentava fuggire. Raccolto il libro si confiscò, ed il Fragomeni fu tratto negli<br />

arresti. Egli medesimo contestò il libro essere suo, ma che lo leggeva ignorando che era proibito.<br />

Con legale perizia assodata in Napoli da’ Regi Revisori deputati da quella G. C. Cle. risultò che il libro è seducente, è come tale fu<br />

proibito con decreto (...) della Santa Romana Sede.<br />

Stabilita quindi la detenzione del libro della sorpresa casa in casa dell’imputato, e della sua stessa confessione non avendo<br />

saputo negare che il libro stesso è sua proprietà. È stabilita dall’altra parte la natura, e l’indole perniciosa del medesimo, niun dubbio<br />

riamane sulla colpabilità dell’imputato Fragomeni 531 .<br />

Il giudice del Circondario di Gerace, Nicolantonio D’Agostino Condemi, intesi i fatti, dichiarò<br />

colpevole il Fragomeni per la detenzione del libro condannandolo alla multa di cento ducati, alla perdita del<br />

libro ed alle spese di giudizio.<br />

Chi vorrebbe vedere nel diacono Fragomeni un poco di buono, un calunniatore, un ladro,<br />

probabilmente si sbaglia. A parte le prime due accuse non dimostrabili, i ladri non perdono tempo a leggere testi di<br />

Vittorio Alfieri per farsi arrestare. E poi non dimentichiamo che successivamente - riteniamo dovuto alla sua morale<br />

e non certamente per altro -, riceverà l’abito talare da parte del vescovo Lucia. Per capire ancora meglio le idee<br />

professate dal Fragomeni, il quale era molto amico dei cospiratori geracesi e dei Martiri, è bene soffermarci<br />

brevemente sulla lettura dell’Alfieri. Lo scrittore, che visse nel periodo tra illuminismo e romanticismo,<br />

anche se di origini aristocratiche, era insofferente ad ogni forma di servitù, esaltando i sentimenti di<br />

indipendenza italiana, la libertà repubblicana e la personalità dell’uomo. Carattere solitario e melanconico, la<br />

sua formazione culturale era maturata sotto gli auspici degli enciclopedisti francesi. Il trattato “Del Principe e<br />

delle Lettere” nel quale dimostra come il dispotismo si dannoso alle lettere, costituisce assieme al “Della Tirannide” il<br />

suo testamento politico di profonda avversione alla prepotenza istituzionalizzata 532 . Sono questi gli ideali<br />

assorbiti dal Fragomeni.<br />

Il sacerdote geracese scrive nel 1885 la ricordata memoria sui Martiri di Gerace. Il lavoro è prefato<br />

da una lettera inviata al suo amico Nicodemo Palermo da Grotteria al quale scrive il 1° settembre 1890 che<br />

«il turbine reazionario dell’anno 1849 avendomi balestrato fra i primi nelle prigioni politiche, non mi<br />

consentì di far seguire a’ miei versi (...) relativamente alla tragica fine de’ nostri compagni di cospirazione, il<br />

racconto completo e verace di quel luttuoso avvenimento; in conformità di quella mesta missione suprema,<br />

affidatami da Gaetano Ruffo il dì anteriore all’esecuzione della capitale sentenza» 533 . Dunque il Ruffo,<br />

consapevole del proprio destino, aveva affidato al diacono la cura di tramandare ai posteri la vicenda. Ma il<br />

Fragomeni è impedito di tracciare i tristi avvenimenti perché «obbligato a stentare il pane quotidiano» 534 .<br />

L’occasione di redarre la vicenda è data al sacerdote da una richiesta da parte del Prefetto, di inviare<br />

«qualche reliquia relativa al movimento insurrezionale all’Esposizione Nazionale di Torino e non avendo<br />

nulla rinvenuto né fra gli archivi di polizia 535 , né presso le famiglie de’ cinque Martiri, affido alla mia povera<br />

persona, come uno de’ superstiti cooperatori di quella infelice impresa, l’arduo compito di tenere una<br />

dettagliata narrazione scritta» 536 . Il Fragomeni si rivolge all’amico di Grotteria per avere un imparziale<br />

giudizio sull’obiettività dei fatti narrati. Il Palermo, appartenente ad una famiglia di vecchi cospiratori,<br />

risponde, con lettera vergata il successivo 15, ammirando la fedele esposizione della cronaca manoscritta,<br />

che ha riportato la sua memoria ai tempi passati quando «neppure per sogno pensavamo ai tanti Girella<br />

dell’epoca nostra. Ora la medaglia è al suo rovescio, e chi è in alto, generalmente parlando, può vantarsi di<br />

essere stato pure in auge, quando la mala signoria faceva scempio di queste nostre disgraziatissime province.<br />

E noi non ce ne lagniamo per il semplice riflesso di aver veduta grande, indipendente ed una questa nostra<br />

cara Patria, che a noi è costata tante lagrime e tanti martiri» 537 . Palermo allude certamente ai trasformismi di<br />

ben noti personaggi, dimostratisi zelanti con il Borbone, rimasti al loro posto all’avvento dell’Unità.<br />

Il sacerdote, già inizialmente nella memoria dà vigore alla propria impostazione ideologica<br />

affermando il compiacimento dell’avvenuto «assorgimento d’Italia nazione indipendente, libera ed una» 538 .<br />

Per il raggiungimento di tale impresa si erano impegnati, prosegue, oltre ai Cinque fucilati, Nicodemo e

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