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cospirazioni, economia e società - biblioteca telematica

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moti del ‘47 che scoppiarono sia a Reggio che a Gerace). E per questi errori, afferma il funzionario, ne sono<br />

derivate conseguenze indefinibili. È quasi una premonizione di quello che andrà a succedere di lì a qualche<br />

anno. L’intendente non esita un attimo nel dire che bisogna “raddrizzare” quelle persone che sperano in un<br />

cambiamento del Governo per soddisfare interessi propri. E sentiamo di dover confermare la presenza di<br />

individui non del tutto convinti della bontà del progetto Italia come ideale, quanto piuttosto persuasi da<br />

nuove frontiere che si aprivano a vantaggio delle proprie tasche. Erano, come affermato in precedenza,<br />

alcuni rappresentanti della borghesia terriera vissuti nei tempi passati all’ombra dei vecchi latifondisti e che<br />

poco alla volta, supportati dalle leggi eversive della feudalità e dalle leggi borboniche, erano riusciti da<br />

massari a guadagnarsi un grande appezzamento dove costruire un piccolo impero. E nel cambiamento della<br />

politica, che certamente prometteva di dare spazio a questo nuovo ceto, vedevano anche il potenziamento<br />

delle loro operazioni. Saranno questi che volteranno le spalle al Borbone per cavalcare l’onda che li condurrà<br />

alla conquista di altri pezzi dello Stato. Il massaro, nella fattispecie proprietario di bestie e/o terreni 27 riusciva<br />

autonomamente a mandare avanti la sua piccola azienda 28 . La differenza col grosso proprietario era che il<br />

massaro non aveva, in genere, dipendenti da cui esigere le rendite. Alcuni di loro discenderanno a livello dei<br />

bracciali; altri, invece, più intraprendenti, si porteranno ad accostarsi e concorrere con la storica aristocrazia<br />

terriera; e attraverso la loro strategia ad ampliare le proprietà, rilevando le terre vendute per bisogno dai<br />

poveri contadini o da alcune frange di borghesia disinteressata alla terra o vittima dello sperpero e dello<br />

strozzinaggio. Generalmente ai figli dei massari era data la possibilità di studiare, diventare impiegati,<br />

professionisti o intraprendere il sacerdozio.<br />

Inutili erano le reiterate richieste del Cammarota di nuovi funzionari per sopperire alle lacune<br />

d’organico di cui molti centri del Distretto soffrivano; un lamento che si protrarrà per anni, sensibile<br />

preannuncio di un organismo che vacilla.<br />

Il sottintendente aveva l’obbligo di riferire ogni movimento degli attendibili. In uno dei suoi rapporti<br />

mensili, Cammarota notò un «insolito avvicendarsi ed un certo circolare» 29 degli indiziati politici. Le<br />

manovre denunciate erano riferite alle notizie che arrivavano, anche se con un po’ di ritardo, da Milano, dove<br />

il 6 febbraio 1853 alcune aggregazioni di popolani erano passate all’azione sotto l’indifferenza della<br />

borghesia, subendo, però, un drastico fallimento. Il tentativo suscitò l’ebbrezza della novità. Da rilevare che<br />

a Staiti, piccolo centro aspromontano, si era vociferato circa una sommossa scoppiata a Palermo. Parole<br />

equivoche e minacciose venivano profferite da alcuni attendibili. Il Sottintendente disponeva di spie<br />

all’interno di ogni paese, da come emerge chiaramente nei rapporti, laddove parla di persone di fiducia: tutto<br />

effetto, rapportava il funzionario «di mie private e fide corrispondenze» 30 e per «distorcerli dalle illusioni» 31<br />

faceva eseguire alcune visite domiciliari fra coloro che risultavano già sospetti. I moti del Distretto non si<br />

erano, dunque, spenti in quel fatidico 1847. Gli stessi insorti, sfuggiti alla cattura o scarcerati - altri se<br />

n’erano aggiunti -, continuavano la loro opera cospirativa. Cammarota esegue degli arresti. Tra essi<br />

figuravano anche parenti delle vittime del 1847: Antonio Verduci, i fratelli Ruffo e il sacerdote Scozzafave<br />

di Siderno. Il Sottintendente denunciò una certa «freddezza» 32 che regnava tra i giudici del Circondario,<br />

tutt’altro che solerti nel contribuire a debellare il “male”, lasciando trasparire fra le righe l’amara<br />

considerazione che tra loro allignava una certa indifferenza dovuta a delle probabili loro simpatie in pectore<br />

per la causa rivoluzionaria. Una nota di serenità veniva trasmessa per la «miracolosa salvezza<br />

dell’Imperatore d’Austria» 33 sfuggito ad un attentato.<br />

L’Intendente ff. di Reggio Calabria nel 1853 in una lettera profetica al direttore di polizia di Napoli 34 ,<br />

con piglio quasi giornalistico, presentava una situazione allarmante e nello stesso tempo prevedibile. Gli<br />

insorti, sfuggiti alla cattura o scarcerati; gli attendibili, o turbolenti come venivano chiamati, aspettavano il<br />

momento opportuno per sferrare l’attacco alle istituzioni. Questa situazione rientra nei parametri, asseriva il<br />

funzionario, come in tutte le rivoluzioni, dipingendo una situazione politica e sociale che si presentava<br />

sempre più chiara, ma impercettibilmente inafferrabile. Ogni giorno qualcuno si aggiungeva alle file dei<br />

rivoltosi; ogni giorno l’establishment sentiva vacillare il proprio potere. I sovversivi aspettavano.<br />

Attendevano che tempi più propizi venissero loro proposti. E nella lunga attesa durata anni, il funzionario<br />

parla dei condannati del ‘47 che negli anni successivi diventano eroi: un errore che i Borbone, nelle<br />

dinamiche conflittuali, pagheranno a caro prezzo: invece di ignorare, di far passare in secondo piano il tentativo di debordare<br />

Bonafede; anziché perdonare i Cinque “sconsigliati”, questi vengono uccisi alimentando,<br />

contemporaneamente, la fiamma dell’ideale di libertà.<br />

Cammarota ci trasmette 35 la classica testimonianza dei carbonari che usavano particolari<br />

accorgimenti nella corrispondenza. In casa di Stefano Gemelli di Bianco 36 , veniva trovata dalla polizia una<br />

lettera tagliata perpendicolarmente di cui mancava la metà. Le parole sono quelle di sempre: l’invito rivolto<br />

miete i consensi della gente con le parole chiave coraggio e costanza. La lettera proveniva da Caraffa, dove

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